SENECA: LE “CONSOLATIONES”

Le “Consolationes” erano dei trattati filosofici in cui l’autore (un filosofo) cercava di aiutare una persona a superare la sofferenza per la morte di un familiare, facendo capire che in realtà in questi casi non c’è motivo di soffrire perché la morte non è un male.

La prima scritta da Seneca è la “Consolatio ad Marciam”, la cui data di composizione è il 37, anno dell’inizio del principato di Caligola. Marzia, la destinataria di questa “Consolatio” era una donna nobile, e lo scopo dell’opera è consolarla per la morte del figlio. Il mezzo argomentativo scelto da Seneca è l’idea che la morte non è un male, specialmente per chi, come il figlio di Marzia, aveva vissuto con onore la propria vita, tanto da meritare forse una ricompensa nella vita ultraterrena.

La seconda è la “Consolatio ad Helviam matrem”, scritta intorno al 42, durante l’esilio. Il destinatario è la propria madre Elvia, che Seneca vuole consolare per la sofferenza derivante dalla sua lontananza e rassicurare sulla sua situazione. In realtà c’è anche un altro scopo: quello di mostrarsi come un uomo saggio che riesce a sopportare bene le situazioni difficili come appunto l’esilio. L’argomentazione che Seneca usa è che l’esilio non è un male, ma soltanto un cambiamento di luogo, non di stato interiore, e non può togliere il vero bene che è appunto la virtù interiore; inoltre il saggio è cittadino del mondo e quindi si trova bene in qualunque luogo.

La terza è la “Consolatio ad Polybium”, scritta anch’essa durante l’esilio. Il destinatario è Polibio, un potente liberto di Claudio e lo scopo sembrerebbe solo quello di consolarlo per la perdita del fratello, ma oltre a questo c’è l’intento di elogiare Polibio e anche Claudio, con l’obiettivo di ottenere il perdono dell’imperatore, la revoca dell’esilio e quindi poter tornare a Roma.

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