Castel Volturno. Diana: “No al Porto di Pinetamare a spese dei cittadini. Salviamo la città”


“Ormai lo scopo è chiaro, Coppola vuole costruire il porto di Pinetamare con i soldi dei cittadini del comune di Castel Volturno, per questo chiede 45 milioni di euro al comune, perché con questa somma può chiudere la transazione Stato-Coppola, terminare la villa, consegnare tutti i beni che ancora ad oggi non ha consegnato al demanio.” Questo quanto dichiarato da Cesare Diana, ex consigliere comunale di Castel Volturno, che continua in modo ironico e provocatorio: “Del resto oggi l’imprenditore può contare su un suo dipendente, primo cittadino con il pollice verde, e non solo. Gli scenari si sono ormai delineati da tempo, e mi auguro non si concretizzi la totale distruzione di Castel Volturno, che al massimo si potrà chiamare Porto di Pinetamare, perché eventualmente resterà solo quello.”
Diana spiega attraverso un excursus storico amministrativo i pezzi di un pericoloso puzzle per la città:  “La storia è abbastanza chiara, quando è nato il Consorzio Rinascita, con il papà di Francesco Coppola, Cristofaro Coppola, noto imprenditore insieme al fratello Vincenzo, l’obiettivo era quello di ridare lustro a questa città. Gi intenti sono notevoli, si inizia con la destra Volturno, con la realizzazione dei marciapiedi e della pubblica illuminazione, poi si passa alla domitiana fino ad Ischitella.
Siamo ai tempi del sindaco Scalzone, l’assessore Luise e il consigliere Giancotti, che insieme a tanti altri amministrano indisturbatamente per cinque anni la città. Pochi ricordano infatti, che quella amministrazione nacque dalla mancata presentazione della lista di Forza Italia dando al sindaco enormi poteri, mentre i consiglieri delle altre liste furono invogliati a formare il gruppo di Forza Italia, che andò ad esprimere un assessore di riferimento, ovvero Giancotti. Professionista che esplicò in modo esemplare l’assessorato all’ecologia, stessa cosa fece peraltro l’avvocato Sergio Luise per l’urbanistica, artefice dell’accordo di programma e della transazione, validissimo legale ed amministratore pubblico. Ce ne fossero stati altri di questo calibro avremmo avuto una storia politica amministrativa decisamente differente!
È mio dovere precisare però, che costoro  dimenticarono che a metterli li seduti sugli scranni di sindaco e assessori, furono prima i cittadini e poi i consiglieri comunali.”
“Questo rapporto tra sindaco e territorio –
spiega Diana – si ruppe per una serie innumerevoli di ragioni, dopo 5 anni l’amministrazione Scalzone si era fatta più nemici che amici e alle successive elezioni venne per questo eletto Nuzzo.
Nuzzo si presentò come la svolta per il territorio, con l’organizzazione politica dell’Udeur, che gli diede lustro con un incarico nazionale di prestigio nel Ministero di Grazia e Giustizia, come responsabile delle carceri a livello nazionale. Una giunta fatta da persone competenti ed esperte, non certo giovani alle prime armi! L’amministrazione Nuzzo, come prima cosa chiese al Consorzio Rinascita la rimodulazione dell’accordo di programma per ragioni essenzialmente politiche, ma come spesso accade la commistione del mondo imprenditoriale con quello politico genera una serie di storture. Il Consorzio Rinascita andò in crisi, alcune società fallirono ed altre uscirono per le più svariate ragioni. Dopo Nuzzo, che andò a casa prima della fine dell’ultimo mandato, perché non riuscì ad ottemperare agli obblighi di legge per la raccolta differenziata, arrivò il commissario.
Di quella amministrazione facevano parte diversi esponenti dell’amministrazione successiva, tra cui l’ex sindaco Dimitri Russo, che era consigliere comunale del Partito Democratico. Detto ciò, tutte le opere del Consorzio Rinascita si interruppero, le poche realizzate non furono nemmeno collaudate, la domitiana non passò in gestione totale al comune di Castel Volturno, il castello stava crollando, l’abbassamento della domitiana al centro storico per l’unione delle due parti del territorio non fu mai effettuata, la riqualificazione di Via Mezzagni non fu eseguita, e li c’è ancora lo sperpetuo dell’ex canale dismesso del Consorzio di Bonifica.
Arriviamo ai giorni nostri, dopo la prima fase commissariale arriva anche la seconda, perché viene sciolta con data retroattiva l’amministrazione Scalzone che è successiva a quella di Nuzzo, la quale resta in carica solo 18 mesi. Giungiamo così all’amministrazione di Luigi Umberto Petrella, noto per la sua attenzione al verde.
Il commissario prefettizio Contarini, che precede l’elezione di Dimitri Russo, fa un lavoraccio per l’accordo di programma per il Consorzio Rinascita. Si lavora per il collaudo delle opere, si fa stipulare una polizza di 10 milioni di euro a vantaggio dell’ente, nel caso il Consorzio non riesca ad ottemperare ai propri obblighi e si fanno una serie di passaggi anche in Regione Campania, dove viene istituito un ufficio ad hoc dedicato all’accordo di programma, presieduto nell’ultimo periodo dal consigliere regionale Fulvio Martusciello.

Finita la fase commissariale si va al voto, si contrappongono due candidati sindaci, il sottoscritto, sorretto dal centro destra, e Dimitri Russo, sostenuto dal PD e da altre liste civiche. Al primo turno non c’è storia il centro destra vince, mancano 28 voti per arrivare al 51%. Francesco Coppola presenta il proprio candidato a sindaco che è Emilio Alfano, sostenuto da Sergio Luise, da Tonino Scalzone, portando via al centro destra 1200 preferenze. Al ballottaggio vince così Dimitri Russo, ex consigliere comunale Pd con Nuzzo, perché il centro destra perde 2500 preferenze in modo del tutto anomalo. Nei 5 anni successivi succede tutto quello che poi è all’ordine del giorno, non si parla più di accordi di programma, né di transazioni.  Passa il tempo e le situazioni che si trovavano a ruolo, tipo le richieste faraoniche dei 45 milioni di risarcimento rimangono lì cristallizzate, mentre dal punto vista giuridico si blinda tutto. L’imprenditore si ritrova così con un’ancora di salvataggio per la realizzazione del Porto. Questa è la situazione sotto gli occhi di tutti e questi sono nel tempo tutti gli attori che hanno contribuito, volontariamente o involontariamente, a determinarla. 
Abbiamo avuto Dimitri Russo, consigliere comunale e poi sindaco di Castel Volturno, Sergio Luise, assessore di Scalzone e ‘sponsor’ di Alfano, Scalzone sindaco del periodo dell’accordo di programma e della transazione e ‘sponsor’ di Emilio Alfano, Mimmo Giancotti assessore all’ecologia con Scalzone, oggi commissario cittadino della Lega, che è riuscito a fare la stessa operazione che è stata fatta precedentemente con Forza Italia, ovvero ad accrescere i propri consiglieri, collegato peraltro ad Antonio Luise, nipote di Sergio Luise.
Infine c’è Petrella, dipendente ‘sospeso’ di Coppola, consigliere di Scalzone, firmatario della sfiducia a quest’ultimo.”
“Con questo vecchio repertorio –
conclude Diana – si sta andando avanti da 30 anni, ma oggi si rischia di affossare definitivamente Castel Volturno. Errori di questo tipo non ne  possiamo più sostenere, e per tale motivo noi castellani difenderemo il comune e i suoi residenti da scelte inappropriate, che rischiano di far sprofondare per sempre la città”.



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