Michelina Di Cesare, il coraggio della libertà

Michelina Di Cesare, il coraggio della libertà

In questa fase di fine estate mi sono dedicato a conoscere ed approfondire la figura di Michelina Di Cesare, una donna coraggiosa protagonista del nostro Risorgimento. L’ho fatto attraverso la lettura di due libri a lei dedicati: il primo è stato scritto da Monica Mazzitelli, una scrittrice e regista che vive a Gotenborg in Svezia, dal titolo “Di morire libera”, Lorusso Editore, che abbiamo presentato nel bene comune di Parco degli Aranci nell’ambito delle attività per il progetto “Bibliotecabenecomune” (finanziato dalla Fondazione con il Sud). Il secondo è stato scritto da Nadia Verdile e si intitola proprio “Michelina Di Cesare”, inserito nella importante collana “Italiane” dell’editore Maria Pacini Fazzi.

Si tratta di due libri diversi, in quanto il primo racconta come in un romanzo la vita avventurosa e brigantesca di Michelina, mentre il secondo narra le sue vicende con un taglio più storico e biografico. Ma da entrambi viene fuori la figura di una donna particolare, di una vera e propria eroina della storia del nostro paese, anche se viene vista dalla parte dei vinti in quel movimento di rivolta che venne catalogato come brigantaggio. Nel romanzo di Mazzitelli vengono ricostruiti tanti momenti della vita e delle lotte di Michelina: l’autrice ricostruisce la storia epica e vera di una donna memorabile, con una narrazione incalzante,modernissima, che a tratti si rivela sanguinosa ed anche lurida, senza mai perdere di vista i tratti di donna combattiva ed assetata di giustizia sociale della protagonista. Emblematica è la foto (una delle poco ufficiali) che viene riportata in copertina del volume, non intera, in quanto per pudore è stata tagliata la parte dal seno in giù, di una donna massacrata dai gendarmi dei Savoia in modo barbaro, pur essendo incinta. A tratti la narrazione appare come un film western e cede alla inventiva romanzesca, sempre con grande empatia e appassionata partecipazione alle avventure e ai fatti ricostruiti in modo minuzioso.

A sua volta Nadia Verdile ha sintetizzato nel sottotitolo del suo libro la figura di Michelina: “Il coraggio della libertà”. Come ha sottolineato nella premessa: “…. E’ la storia di una donna che fece parte del brigantaggio meridionale postunitario, fenomeno multiforme, che era figlio di una lunga tradizione di protesta ma che aveva spinte fortemente legate ai nuovi tragici avvenimenti storici. Si sviluppò nell’ex regno delle due Sicilie all’indomani della nascita dell’Unità d’Italia e fu un moto di ribellione complesso che aveva in sé molte anime, in quanto c’erano i legittimisti, c’erano i disertori, c’erano i poveri”. In questo scenario le donne combatterono una guerra nella guerra, in quanto alcune scelsero di scendere in campo di propria volontà, altre furono costrette dalle vicende, altre ancora capitarono in quel ruolo senza una piena consapevolezza, per mera necessità. Non a caso vennero definite “drude”, spesso in senso spregiativo di amanti , o peggio prostitute.

Fra tutte Michelina  assume una dimensione di simbolo, nella banda di Francesco Guerra che divenne suo compagno (come viene ricostruito dai documenti dell’Archivio di Stato di Caserta). Nacque nel 1841 a Caspoli (un borgo di Mignano M.go), in una famiglia di contadini molto povera. Giovane vedova ebbe modo di conoscere Francesco Guerra, ex soldato borbonico, disertore verso l’esercito italiano, divenne capo di una delle bande di briganti tra le più agguerrite. Divenne la sua compagna e si distinse in tanti episodi atti di guerriglia, come una vera e propria capobanda. Con lui visse in clandestinità e condivise il comando della banda fino alla cattura e alla sua truce uccisione nel 1868, a solo 27 anni.

Pasquale Iorio, le Piazze del Sapere                                     Caserta, 14 settembre 2020

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