Capua – Caserma Oreste Salomone – CERIMONIA DI GIURAMENTO DEI VFP1 DEL 1° BLOCCO 2018 – 20 Luglio 2018

(Matilde Maisto) – Oggi Venerdì 20 Luglio 2018 alle ore 9,30, nel piazzale “Gerardo Antonucci” della caserma “Oreste Salomone” di Capua, sede del 17° reggimento “Acqui”, circa 1000 volontari in ferma prefissata di un anno, appartenenti al  1° blocco 2018,  sono entrati ufficialmente nella famiglia dell’Esercito, prestando giuramento di fedeltà alla Repubblica Italiana.

La gran parte dei Volontari provengono dalle Regioni del Sud (Sicilia, Campania, Sardegna, Puglia e Calabria a seguire Lazio e le restanti Regioni del Centro e del Nord).

Il Comandante del Centro Addestramento Volontari è il Generale Giuseppe Faraglia, Comandante del CAV, mentre il Comandante del 17° Reggimento Addestramento Volontari “ACQUI” – CAPUA è il Colonnello Nicola Cucinieri.

Il programma della cerimonia  si è svolto come da programma:

09,15 – Ingresso del Complesso Musicale; shieramento plotoni/compagnie; resa degli onori al Comandante del Reggimento; Ingresso dei Labari, dei Medaglieri e delle Associazioni Combattistiche e d’Arma; resa degli onori ai Gonfaloni.

09,35 – Resa degli Onori alla Badiera di Guerra del 17° RAV “acqui”, che si inserisce nello schieramento; resa degli Onori alla Massima Autorità e Rassegna; allocuzione del Comandante di Reggimento e lettura della formula di Giuramento; intervento della massima autorità; resa degli Onori alla Bandiera di guerra del 17° RAV “ACQUI” che lascia il luogo della cerimonia.

10,18 – Resa degli Onori finali.

10,25 – Termine Cerimonia

 

Mentore dell’evento è la Medaglia d’Oro: CARETTI FEDELE, di Santino e di Giovannina Lana, nacque ad Arbizzo di Varese il 19 luglio 1892 e morì in combattimento a Capo Sile il 20 maggio 1918.

Egli esercitava il mestiere di muratore allorché nel settembre 1912 fu cgiamato alle armi per il servizio di leva ed arruolato nel 9° reggimento bersaglieri. Partecipò alla campagna d Libia con l’11° reggimento bersaglieri e per le ripetute prove di ardimento fu proposto per una medaglia d’argento al valore. Rimpatriato e tornato al 9° reggimento, fu poi trattenuto alle armi e si distinse nell’opera prestata in soccorso della popolazione colpita dal terremoto che sconvolse la zona di Avezzano, meritando un attestato di benemerenza. Alla dichiarazione di guerra dell’Austria, col reggimento mobilitato, il 30 maggio 1915 raggiunse la zona di operazioni e combattè sull’alto Isonzo, nella Conca di Plezzo e sul medio Isonzo, a Lucinico. Colto da congelamento agli arti inferiori e ricoverato in opedale, appena guarito riprese il suo posto di combattimento nel settembre 1916, assegnato prima al 7° reggimento bersaglieri e poi al 13° regolamento. Il 18 maggio 1918, proveniente dal battaglione complementare, fu assegnato alla 2° compagnia nella zona di Capo Sile. Durante la notte sul 20 maggio, dopo un’ardita azione compiuta dalla brigata “Arezzo” e dal 13° bersaglieri all’estremità nord e sud della testa di ponte di Capo Sile, la 2° compagnia dislocata a nord del canale del Consorzio venne sottoposta a violento fuoco da parte di artiglierie e bombarde nemiche. Il Garetti, gravemente ferito ad una gamba nel combattimento da scheggia di bombarda, mirabilmente calmo e noncurante di sé, con coraggio e stoicismo eccezionali rifiutò l’assistenza dei portaferiti in favore di compagni feriti meno gravemente di lui e da solo si recise con un coltello l’ultimo lembo di carne che ancora teneva unito l’arto al corpo, legando poi il troncone con la cinghia dei pantaloni per fermare l’emorragia, dicendosi fiero di morire per la Patria come già suo fratello era caduto combattendo, nel 1915. Quindi serenamente rianimò i compagni, cercò di rassicurare il suo capitano sulla non gravità della ferita e spirò esausto per la grave perdita di sangue. La forza d’animo dimostrata dal Garetti fu per il reggimento l’esempio più fulgido dell’eroismo e del sacrificio.

Alla memoria dell’eroico bersagliere, con d. 1 del 18 ottobre 1918, fu conferita la medaglia d’oro al v.m.

Dice la motivazione:

Durante violento bombardamento avversario, avuta troncata una gamba da una scheggia di bombarda, mirabilmente calmo, chiedeva all’aiutante di sanità di essere medicato dopo di altri feriti, e da solo si recideva con un coltello l’arto, e si arrestava l’emorragia con la cinghia dei pantaloni. Incurante di sè e del dolore, incorava quindi ed incitava ancora i compagni ed al proprio comandante di compagnia, accorso per confortarlo, diceva che non era nulla. Poco dopo spirava. Testa di ponte di Capo Sile, 20 maggio 1918.

 

ALCUNE FOTO DELL’EVENTO:

 

 

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