ACERRA: LA CHIESA DI CAPUA PRESENTE AI SOLENNI FUNERALI DI DON RIBOLDI

 ACERRA (Raffaele Raimondo) – La Chiesa di Capua è stata presente, nel pomeriggio di mercoledì 13 dicembre, ai solenni funerali di Don Antonio Riboldi svoltisi nel duomo di Acerra. Una presenza espressa al massimo livello, con la diretta partecipazione dell’arcivescovo mons. Salvatore Visco, il quale si è unito, in silenzio, con serafica commozione e nella preghiera, alle più alte autorità religiose, civili e militari strette ai tanti sacerdoti e alla folla dei fedeli che rendevano l’estremo saluto all’impavido “difensore dei deboli” e “tenace testimone del Vangelo” deceduto tre giorni prima a Stresa.

Contestualmente intervenuti il governatore della Campania, De Luca, il predecessore Bassolino e il vescovo emerito di Ivrea, Luigi Bettazzi, proprio colui che all’epoca sucitò scalpore per lo scambio di lettere con Enrico Berlinguer, segretario del Pci. Figure che, partecipando al rito, hanno chiaramente inteso evocare l’enorme impegno civile di cui Don Riboldi è stato protagonista fino all’ultimo istante della vita, giacché lo ha sempre concepito e vissuto come forte e pressante proiezione della vera fede.

Monsignor Di Donna, attuale vescovo di Acerra, ha presieduto la cerimonia funebre. Potente la sua omelia oscillante fra i ricordi delle più coraggiose esperienze del rimpianto “Don Antonio” e l’annuncio delle iniziative che si assumeranno per onorare degnamente l’immensa “eredità” che ha lasciato in dono. Fra l’altro il presule ha giudicato riduttivi i titoli di “prete dei terremotati” o “vescovo anticamorra” che il mondo massmediale ha attribuito in prevalenza a Don Riboldi, giacché il suo merito maggiore va riconosciuto nell’essere stato autentico “pastore” e, sull’innovativa direzione indicata dal concilio Ecumenico Vaticano II, “grande costruttore di Chiesa”. Di straordinario rilievo, oltretutto, il dominante contributo che diede alla redazione del sofferto eppure fondamentale documento della Chiesa della Campania intitolato “Per amore del mio popolo non tacerò”. “Ci stavamo preparando per festeggiare nei primi mesi del 2018 i suoi quarant’anni di episcopato – ha aggiunto sul finire – e lo faremo ugualmente in sua memoria”.

A confermare la vastissima fama che nel tempo ha accompagnato l’instancabile vescovo scomparso alla veneranda età di 94 anni si sono aggregati, a celebrazione eucaristica e benedizione della salma concluse, il breve ma toccante discorso commemorativo di mons. Bettazzi, unico ancora vivente dei padri conciliari italiani, nonché la lettura dei messaggi di profonda ammirazione inviati da papa Francesco, dal presidente della Repubblica, Mattarella, dal presidente della Conferenza episcopale, Parolin, dal cardinal Bertone e da molte altre autorità ed Istituzioni. Il cardinale Sepe aveva invece raggiunto Acerra la sera precedente, per accogliere la bara in arrivo da Stresa e guidare la veglia di preghiera.

Significativa la partecipazione al rito della rappresentanza venuta da Santa Ninfa, una delle cittadine della Valle del Belice, in Sicilia, duramente colpite dal terribile evento sismico del 1968 e al servizio delle quali Don Riboldi s’impegnò da incomparabile campione di umana solidarietà.

Infine, l’appassionata gratitudine dell’intera cittadinanza acerrana è stata espressa dal giovane sindaco Raffaele Lettieri che ha esaltato le incancellabili vicende del fertile periodo in cui Don Riboldi è stato vescovo molto apprezzato da credenti e non credenti. Poi Lettieri, ai giornalisti che lo attendevano sul sagrato, ha ribadito la volontà dell’Amministrazione comunale di tenerne viva la memoria: “A lui intitoleremo – ha detto – l’ex palazzo del Fascio, che sorge qui vicino”.

Poco più tardi, sul far della sera, mentre i fedeli tornavano mesti nelle loro case, percorrendo le strade dove le serrande rimanevano ancora chiuse per il proclamato lutto cittadino, abbiamo ascoltato due voci semplici, vibranti. Una signora: “E’ stato amatissimo da tutto il popolo”. E, accanto a lei, un anziano: “Ha saputo risvegliare le coscienze”.

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