Agenda settimanale dal 6 al 12 febbraio 2017 in Campania, programmata dal Circuito Teatro Pubblico Campano

Cinema Teatro Italia di Eboli

Info 0828365333

Martedì 7 febbraio, ore 20.30

 

Associazione Culturale Immaginando

presenta, da un’idea di Rosario Imparato
Federico Salvatore in

 

Sono apparso a San Gennaro

commedia musicale di Federico Salvatore e Mario Brancaccio

 

con 

Mario Brancaccio, Lello Giulivo, Patrizia Spinosi,

Francesco Viglietti, Gennaro Monti, Nicola D’Ortona

 

e con

Simona Esposito, Antonio De Francesco, Luisanna Taranto

 

arrangiamenti e orchestrazioni m° Ciro Barbato

costumi Maria Grazia Nicotra, coreografie Enzo Castaldo

 

scene e regia Bruno Garofalo

 

Mario Brancaccio, nelle sue note di coautore cita un genere, “la Commedia dell’Arte”, e non lo fa a caso. Questa antica e mai dismessa forma  realizzativa e interpretativa è alla radice di tutto quello che poi è stato il nostro modo di fare Teatro, un modo che ha connotato il teatro all’Italiana, terreno che ha dato vita avari generi che tutt’ora compongono un panorama unico al mondo.

Dai “rami” della Comoedia, discendono modi più o meno nobili, colti e popolari, che nel corso del tempo sono stati definiti come “Opera Buffa”, “Cabaret”, “Rivista” e “Avanspettacolo”, farse e commedie di genere, teatro cosiddetto “Dialettale” opere in musica che rasentano il “Musical” ma che in Italia non hanno abbandonato la parte in prosa, che fa del nostro teatro musicale un genere unico e particolarmente fruibile nella comprensione dello spettatore.

Gli stessi nostri grandi “Chansonnier” ne hanno subito l’influenza, ammantando le loro opere di contenuti e di interpretazioni sempre molto vicine al teatro, a quel recitar/cantando mai fine a se stesso, dove argomenti, satira, dissacrazione, ironia, critica, sberleffo, hanno sempre avuto importanza basilare. Senza citare i notissimi esempi del passato, la tradizione si rinnova incarnata ai nostri tempi in Federico.  Federico Salvatore sin dai tempi delle sue prime apparizioni televisive ha stupito, divertito, incuriosito, ogni platea, con il suo saper essere poeta, musicista, attore, fustigatore di pregi e difetti dei suoi conterranei, eleggendo però questi modelli a simboli universali di comportamento, molto spesso usufruendo della Lingua Napoletana che gli è congeniale, ma solo per colorare le sue parole di  un valore aggiunto.

E’ apprezzato e compreso a qualunque latitudine, in quanto acuto indagatore di vizi e virtù che possono definirsi nazionali, anche se   il “modo” il linguaggio, lo stimolo ha sempre un’origine visceralmente Sudista, per quell’istinto innato che muove il Nostro, quello di rivendicare valori e appartenenze  indiscutibilmente nostri, spesso calpestati, vilipesi, negati dai corsi non sempre onesti della storia d’Italia.

Questo suo essere “Giullare” ma non di corte, bensì di popolo, gli permette qualunque licenza, le parole più oscene non sono mai volgari, le sue convinzioni sociopolitiche sono incontestabili, la simpatia espressa nell’esibirsi è coinvolgente, ci fa tutti  complici del suo essere “ragazzaccio” come solo lui sa essere con quell’aria da Clown stupito, amareggiato, divertito, malizioso, furbo, arguto, compreso ed a volte commosso nel suo calarsi nelle vicende sempre tragicomiche della nostra balorda Umanità.

L’idea di esaltare tutto questo, rivestendo le sue canzoni di parole e teatralità che ne esaltassero i contenuti, è stata realizzata con lieve e divertita ironia da Mario Brancaccio e da lui stesso, creando un filo rosso che leghi una selezione sia pure necessariamente limitata della sua infinita ecclettica  produzione.

A me è toccato il compito di coordinare tutto questo su di un palcoscenico, quella che a volte viene pomposamente definita “regìa” è per me questa volta mettere con divertito entusiasmo,  la mia esperienza al servizio di un’idea che già da sola è spettacolo, è musica, è teatro.

Ad ogni ascolto i brani mi rivelano qualcosa in più, le parole scorrono e si compongono da sole nell’esaltare i contenuti, una schiera di Artisti di grande levatura si sono schierati non dietro né davanti, ma al fianco del Nostro, coinvolti tutti allo stesso modo nel fare proprio questo irriverente  modo di divertire, coinvolgere, far riflettere.

Il motto araldico di Federico Salvatore potrebbe essere  “Castigat ridendo mores” frase antica tradotta letteralmente dal latino, che significa: “corregge i costumi ridendo”.

Ho immaginato questa messa in scena come una “Sarabanda” si voci, luci, suoni, più vicina ad un circo fantastico piuttosto che ad una commedia con musiche, ho individuato il ritmo, l’allegria, la furiosa verve di ogni brano come uno schiaffo, un fuoco d’artificio, una pacca amichevole sulle spalle del vicino, uno sberleffo  senza soluzione di continuità.

Una scossa della quale si ha bisogno, per riflettere e comprendere, e questa sarà la cifra dello spettacolo a cui tendo, girandola di colori e sorriso a non finire, a volte divertito, a volte amaro, ma sempre intelligente come abbiamo saputo fare sino ad ora, per “tradizione” e mai come questa volta nel recupero di una cultura  che vive nel DNA dei nostri Artisti, che non smette mai di rinnovarsi,  se non addirittura di sopravanzarci a volte, sviluppata sulle tavole di un palcoscenico, in un rituale magnifico che non smetterà mai di stupirci.

Bruno Garofalo

 

Teatro Diana di Nocera Inferiore

info 3347009811

Mercoledì 8 febbraio, ore 20.45

 

Teatro Verdi di Salerno

info 089662141

Da giovedì 9 a domenica 12 febbraio

(feriali ore 21,00 – festivi ore 18,30)

 

Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro in collaborazione con Officine Culturali della Regione Lazio Bon Voyage, Festival Teatrale di Borgio Verezzi e Civit’Arte 2015

presentano

 

Isa Danieli e Lello Arena in

 

Sogno di una notte di mezza estate

di Ruggero Cappuccio

liberamente ispirato all’opera di William Shakespeare

 

con Fabrizio Vona
e Renato De Simone, Enzo Mirone, Rossella Pugliese, Antonella Romano

 

costumi Annamaria Morelli, scene Luigi Ferrigno
musiche Massimiliano Sacchi, burattini Selvaggia Filippini

 

regia Claudio Di Palma

 

Nel perimetro simbolico della sala di un antico palazzo napoletano, Titania e Oberon attivano una drammaturgia di capricci e smanie riducendo le sorti degli uomini a fragili trame da vecchi teatri dei burattini.

I due, come schegge di dei precipitati in terra, continuamente sospesi fra sonno e veglia, inscenano armonie, assecondano discordie, conducono, con estro malaccorto, una regia dei sentimenti umani.

Le loro parole/note contrappuntano la polifonia dei surreali ospiti del palazzo (pupazzi, elfi, musicisti, attori), dettano sintonie tra lirismo e antiche tradizioni narrative, reinventano fascinazioni favolistiche, si fanno poetiche o scurrili a richiamare le alternanze emotive del mondo ispirativo shakespeariano.

Tra fedeltà ed irriverenza, la scrittura di Cappuccio riorchestra il “Sogno” per cercare ulteriori rifrangenze all’incanto musicale della lingua shakespeariana. La regia e la scena ne assecondano la lettura trasformandosi, per amplificarne il suono, in una sorta di grande, onirico e vagamente circense carillon.

 

Teatro Comunale Costantino Parravano di Caserta

info 0823444051

Da venerdì 10 a domenica 12 febbraio

(feriali ore 20.45, domenica ore 18.00)

 

Compagnia Enfi Teatro

produzione di Michele Gentile

presenta

 

Raoul Bova e Chiara Francini

in

 

Due

di Miniero e Smeriglia

 

regia Luca Miniero

 

 

La scena è una stanza vuota. L’occasione è l’inizio della convivenza che per tutti gli essere umani, sani di mente, è un momento molto delicato. Che siano sposati o meno, etero oppure omo. Marco è alle prese con il montaggio di un letto matrimoniale, Paola lo interroga sul loro futuro di coppia.

Sapere oggi come sarà Marco fra 20 anni, questa è la sua pretesa. O forse la sua illusione. La diversa visione della vita insieme emerge prepotentemente nelle differenze fra maschile e femminile.

Entrambi i due giovani evocheranno facce e personaggi del loro futuro e del loro passato: genitori, amanti, figli, amici che come in tutte le coppie turberanno la loro serenità. Presenze interpretate dagli stessi due protagonisti che accompagneranno fisicamente in scena dei cartonati con le varie persone evocate dal loro dialogo.

Alla fine il palco sarà popolato da tutte queste sagome e dai due attori: l’immagine stilizzata di una vita di coppia reale, faticosa e a volte insensata. Perché non sempre ci accorgiamo che in due siamo molti di più.

E montare un letto con tutte queste persone intorno, anzi paure, non sarà mica una passeggiata.

 

Luca Miniero

 

 

 

 

 

Teatro La Provvidenza di Vallo Della Lucania

info 0974717089

Mercoledì 8 febbraio, ore 20.45

 

Teatro Ricciardi di Capua

Info 0823963874

Giovedì 9 febbraio, ore 21.00

 

Associazione Orchestra da Camera della Campania

presenta

 

Sebastiano Somma

in

 

Lucio incontra Lucio

La vita…la storia e le canzoni di Lucio Dalla e Lucio Battisti…

di Liberato Santarpino

 

Martucci Vocal Ensemble:

Samantha Sessa, Valentina Ruggiero, Paola Forleo, Luca Spina, voci

Sandro Deidda, sax

Guglielmo Guglielmi, pianoforte

Lorenzo Guastaferro, vibrafono

Giovanni Crescenti, basso elettrico

Vladimiro Celenta, batteria

 

scenografia Luigi Ferrigno

arrangiamenti Sandro Deidda e Guglielmo Guglielmi

imagini multimediali Mariano Soria

disegni animati Irene Servillo

audio e luci Free Service di Ciro Ascione

 

regia Sebastiano Somma

 

Lucio incontra Lucio è lo spettacolo che mette in scena un’originale lettura della vita dei due grandi cantautori italiani. Due uomini accomunati dalla stessa passione per la musica, due uomini nati a distanza di dodici ore – 4 marzo 1943 Lucio Dalla e 5 marzo 1943 Lucio Battisti – e che oggi rappresentano un’icona tutta italiana.

Sebastiano somma riveste il doppio ruolo di regista ed attore: sarà sua la voce narrante che si intreccerà tra le esecuzioni dei brani eseguiti dalle voci del Martucci Vocal Ensemble, accompagnate da un quintetto jazz capitanato da Sandro Deidda al sax e Guglielmo Guglielmi al pianoforte. Le scenografie sono di Luigi Ferrigno, le immagini disegnate sono di Mariano Soria e Irene Servillo.

Lucio Battisti ha personalizzato e innovato in ogni senso la forma della tradizionale e melodica. Lucio Dalla invece ha una formazione e anch’egli, è stato uno dei più importanti, influenti e innovativi cantautori italiani.

Alla ricerca costante di nuovi stimoli e orizzonti, si è addentrato con curiosità ed eclettismo nei più diversi generi musicali, collaborando e duettando con molti artisti di fama nazionale e internazionale. Autore inizialmente solo delle musiche, si è scoperto in una fase matura, anche paroliere e autore dei suoi testi.

La sua copiosa produzione artistica ha attraversato numerose fasi: dalla stagione alla sperimentazione ritmica e musicale, fino alla “Canzone d’autore” arrivando a varcare i confini dell’ opera e della musica lirica entrambi, con le differenze geografiche di provenienza e di stile musicale, hanno dato lustro al panorama della musica italiana introducendo elementi di assoluta innovazione nella canzone italiana.

Sicuramente non sono mai stati l’uno contro l’altro, anzi, certamente si sono apprezzati sia umanamente che artisticamente. Così diversi ma uniti dalla esigenza della sperimentazioni di nuove strutture musicali.

Erano gli inizi degli anni ottanta quando Dalla parlò a Battisti di un suo grande progetto da fare insieme: una grande tournèe e poi un disco da incidere. Battisti rifiutò l’invito, perché ormai immerso in una nuova sperimentazione musicale con quella decisione devastante di sparire dalle scene.

Lucio incontra Lucio quindi, prova a figurare quell’incontro artistico mai avvenuto, anche se solo immaginario, attraverso le loro canzoni e la recitazione di Sebastiano Somma, che, con i musicisti dal vivo e i cantanti, interpreta entrambi i cantautori, sottolineandone affinità e differenze.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Teatro Comunale di Lacedonia

info 3346632836 – 3337448095

Giovedì 9 febbraio, ore 20.45

 

Teatro Di Costanzo Mattiello di Pompei

Info 0818577725 – 3337361628

Da venerdì 10 a domenica 12 febbraio

(feriali ore 20.30, festivi ore 18.15)

 

T.T.R.

Il Teatro di Tato Russo

presenta

 

Gran Cafè Chantant

Vaudeville in due atti di Tato Russo da Eduardo Scarpetta

 

con

Tato Russo

 

e

Clelia Rondinella, Katia Terlizzi, Renato De Rienzo, Mario Brancaccio,

Salvatore Esposito, Dodo Gagliarde, Letizia Netti, Carmen Pommella,

Antonio Romano, Francesco Ruotolo, Caterina Scalaprice, Massimo Sorrentino

 

e con l’Orchestra Gran Cafè Chantant

 

scene Peppe Zarbo, costumi Giusi Giustino

musiche Zeno Craig, disegno luci Roger La Fontaine

 

Siamo ai primi del 900, nel cuore della belle epoque. Molti teatri di prosa chiudono perché la moda dell’epoca li rende ormai deserti. Qualcuno per seguirla viene trasformato in ritrovo di numeri ben più allegrotti.

Due coppie di artisti ormai alla fame sono costretti, loro detentori dell’antica arte della tragedia, a riciclarsi come vedette di café chantant. Una serie infinita di traversie e di avventure tutte da ridere li accompagna in quello che vuole soprattutto essere l’affresco d’un epoca edonistica e culturalmente in grande decadenza.

Tato Russo riscrive e trasforma la commedia di Scarpetta in un vaudeville, che è un tourbillon di trovate e di caratteri, e intorno al classico divertentissimo intreccio scarpettiano ci propone l’analisi critica di un periodo storico che, pur durando lo spazio di una meteora, fu denso di significati culturali e civili, che chiudeva un secolo, l’Ottocento, e ne proponeva un altro: quello dell’opera moderna. Un mitico quindicennio che, pur proponendosi come un’epoca di splendori, portava in se un periodo di miseria e decadenza.

Nel 1900 i teatri di prosa chiudevano per lasciare spazio al Café Chantant. Questa nuova forma di spettacolo metteva in crisi quello tradizionale come accadrà qualche decennio più tardi con l’avvento del cinema e oggi con l’avvento dei one man show da cabaret.

I luoghi teatrali si trasformavano. Chiudevano molti ” teatri storici”, altri per sopravvivere erano costretti a modificare il repertorio. La vicenda dura un giorno, ma Tato Russo dilata lo spazio temporale di questa giornata, riferendola all’intero periodo di quel quindicennio, dalla nascita, allo splendore, alla miseria del café chantant: un lungo giorno in cui cambia la moda, il gusto, la maniera di pensare della gente.

E se l’azione parte dalla crisi del teatro di prosa determinata dall’aggressione del café chantant, termina nella fine quest’ultimo a sua volta stroncato dall’avvento del cinema. Intorno ai quattro protagonisti della storia si muove una miriade di personaggi, che vagano tra tipi macchiette.

Tato Russo ha impostato la commedia su questa folleggiante contrapposizione di stili recitativi e di drammaturgia.

Da una parte il linguaggio di commedia che sarà di Eduardo, dall’altra quello da farsa che è tipico di Scarpetta. Da una parte un Felice, personaggio nel vero senso della parola; dall’altra il mondo delle caricature, dei trucchi, delle esagerazioni.

Tato Russo ripropone cosi uno Scarpetta diverso, più vicino ai classici nelle linee di una direzione personale di fare teatro, laddove ogni intuizione critica non si propone mai come fine a se stessa ma sottostà invece ad un piano organico di messa in scena, in cui ogni elemento concorre in giusta proporzione con tutti gli altri.

Uno spettacolo ricco di trovate, di colori, di contenuti. Un vero fuoco di fila affidato alla grande bravura di tutti gli interpreti con alla testa Tato Russo.

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