Albatros Giugno – Rubrica Visioni europee: “L’Europa affonda nel Mediterraneo”
Cari amici,
invio, in allegato, l’articolo della rubrica “Visioni Europee”, pubblicato nel numero di giugno di “Albatros”, da oggi disponibile in edicola e on line.
L’argomento di questo mese è dedicato ai profughi in rotta verso l’Europa, che stanno evidenziando i limiti di una classe politica sostanzialmente inadeguata, a livello comunitario, a fronteggiare un evento epocale, insieme con tante altre drammatiche realtà di carattere sociologico e antropologico.
Il file PDF è disponibile anche nel blog www.galvanor.wordpress.com , nella bacheca personale di Facebook e nella pagina “Europa Nazione”
Come sempre sono graditi i vostri commenti e le vostre osservazioni, via mail o nei social segnalati.
Un cordiale saluto
lino
Negli ultimi quindici anni oltre trentamila profughi hanno perso la vita tentando di raggiungere le sponde dell’Italia, inseguendo un sogno di libertà. Dal 2010 si contano circa cinquecentomila profughi soccorsi e ospitati nei campi di accoglienza. Queste le cifre, destinate a incrementarsi sensibilmente, perché dall’Africa e da alcuni paesi dell’Asia la fuga è l’unico rimedio alla morte certa per fame, sevizie, torture, guerra. Tutti parlano dei profughi ma pochi sanno ciò che realmente accada durante l’esodo, che a volte dura anni. La realtà supera ogni immaginazione e vede nei soggetti più deboli, donne e bambini, le vittime principali. Non troverete “ricette per risolvere il problema”, in questo articolo. Ve ne sono già troppe in giro e nessuna mi convince. Forse perché una vera “soluzione ottimale” non esiste, almeno in tempi brevi. Lucio Caracciolo, che di “geopolitica” se ne intende, è stato molto caustico: “Questo dramma occuperà il resto delle nostre vite. Va dunque gestito con speciale urgenza e cura. Ma senza illudersi di risolverlo con la forza. Se provassimo a farlo, lo renderemmo ingestibile. Otterremmo di moltiplicare le vittime, non di ridurle. Non ci sono scorciatoie militari — blocchi navali, aerei o terrestri — a meno di rioccupare la Libia”. (La Repubblica – 23-4- 2015).
E’ una delle dichiarazioni più sensate che abbia letto negli ultimi tempi, a differenza di quanto traspaia nei dieci punti sanciti dal vertice congiunto dei ministri degli Esteri e dell’Interno dell’Unione Europea, tenutosi il 21 aprile 2015. Amenità diplomatiche formali e senza costrutto a parte, il punto due prevede “uno sforzo sistematico per catturare e distruggere le imbarcazioni usate dai trafficanti”. Il che equivale a dire: “Catturare e distruggere tutte le automobili in circolazione per prevenire gli incidenti stradali”. Superficialità, ignoranza dei fatti e tanta ipocrisia sono i principali ostacoli alla vera risoluzione del problema, che ha radici antiche. Se non le comprendiamo a fondo e non partiamo da esse, non ne usciremo mai. La popolazione africana ammonta oggi a un miliardo e 100 milioni d’individui e raddoppierà nei prossimi trenta anni. Le condizioni sociali ed economiche di stati già “falliti”, in mano a governanti senza scrupoli, peggioreranno a dismisura. Non è azzardato, pertanto, ipotizzare un flusso continuo di profughi. Parliamo di decine di milioni. Forse di centinaia. Al di là dei buoni propositi di coloro che sono mossi da “spirito umanitario” e a prescindere dalle rozze speculazioni dei razzisti ipernazionalisti, un dato è inoppugnabile: non è possibile accogliere tutte queste persone, assicurando loro una vita dignitosa.
L’Europa ha la terribile responsabilità storica di aver colonizzato l’Africa, sfruttando uomini e risorse, senza preoccuparsi di favorire processi di sviluppo a lungo termine. Oggi, con affanno, cerca di individuare soluzioni che, necessariamente, fanno i conti con le ritrosie dei singoli governi e quindi possono solo essere soluzioni pasticciate, inutili e dannose. Quindi delle “non soluzioni”.
Come giustamente osserva Caracciolo è da stupidi pensare di risolvere il problema in tempi brevi, ma un’attenta analisi può suggerire quanto meno la strada da “iniziare a percorrere”, per giungere a una “ragionevole soluzione”.
E siamo sempre lì. Solo gli “Stati Uniti d’Europa”, uniti per davvero e non posticciamente, come avviene oggi, saranno in grado di “adottare i giusti provvedimenti”. Un vero governo Europeo, infatti, potrebbe prendere in seria considerazione quelle azioni che oggi sono precluse dalle conflittualità, palesi e recondite, e dall’ottusità di troppi politici, attenti prevalentemente agli umori dei propri elettori.
Vi è da restare atterriti nel leggere i commenti che popolano i “social”, divenuti un validissimo strumento di analisi sociologica.
Spaventa l’altissimo numero di persone che si compiacciono per i morti annegati e il crescente consenso tributato, a livello politico, a coloro che cavalcano l’onda del populismo più becero. Allo stesso modo, però, lasciano perplessi coloro che, demagogicamente, si approcciano al problema eludendone la gravità, esaltando il solo spirito umanitario.
Incominciamo a capire le reali cause di questa immane tragedia. I demagoghi, ovunque alberghino, una volta tanto, facciano un passo indietro. Le decine di migliaia di morti che giacciono in fondo al mare dovrebbero indurre “tutti” a fermarsi. Prima che sia troppo tardi e saltando il solo spirito umanitario. Incominciamo a capire le reali cause di questa immane tragedia. I demagoghi, ovunque alberghino, una volta tanto, facciano un passo indietro. Le decine di migliaia di morti che giacciono in fondo al mare dovrebbero indurre “tutti” a fermarsi. Prima che sia troppo tardi.
DI LINO LAVORGNA
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