APPUNTAMENTO SPECIALE DEL GRUPPO “INCONTRIAMOCI” DELLA PARROCCHIA S.GIOVANNI BATTISTA DI GRAZZANISE

L’emergenza droga, in Italia, è, purtroppo, un fenomeno in aumento.  Sono sempre di più i giovani  che vivono esperienze di tossicodipendenza.

Luca aveva 23 anni quando ha deciso di dire ORA BASTA e con coraggio è riuscito ad uscire dal pericoloso tunnel della droga, grazie anche all’aiuto della sua famiglia e degli operatori della Comunità Incontro con sede a Pompei. Al riguardo dobbiamo precisare che la Comunità Incontro Onlus è un’organizzazione indipendente che agisce in aiuto di persone svantaggiate e bisognose: tossicodipendenti, alcolisti, ludopatici ed emarginati. Mettendo al centro del programma la persona.

Ieri 14 Maggio 2020 Luca ci ha raccontato la sua storia.

L’incontro in videoconferenza, durante il quale egli ha raccontato la sua esperienza, è stato organizzato dal gruppo IncontriAMOci della parrocchia S. Giovanni Battista di Grazzanise,  coordinato da Don Giovanni Corcione, dalla psicologa Tania Parente e dal gruppo dei volontari.

Ospite dell’incontro anche la giornalista Matilde Maisto che sin dal primo momento ha intuito che sarebbe stata una serata in cui si sarebbe desiderato parlare di vita, di argomenti positivi, di fiducia, di cadute e di clamorose risalite. Di persone che giorno dopo giorno riescono a risalire la china divenendo degli uomini nuovi, capaci di non vergognarsi più dei propri errori, ormai in grado di raccontarli con un certo distacco, come se si parlasse di  altri, ma molto importanti perché possono aiutare altre persone.

Ciao a tutti – dice Luca –  ho 26 anni e  desidero raccontare la mia storia a chi crede nella possibilità di una rinascita.
La mia è una storia che inizia nel buio, nella solitudine, nel dolore, nello sballo giovanile, ma dopo tre anni di durissimi sacrifici e di insospettati   lavori su me stesso, si conclude, fortunatamente, con una nuova vita, viva, libera, luminosa, piena di amore, progetti, speranza  e semplicità.

Dopo un’infanzia ed un’adolescenza serene, è iniziato un malessere che mi faceva desiderare solo lo sballo, ad ogni livello: droga, sesso, alcool, desiderio di frequentare esclusivamente compagni di merenda. Rientrare alle otto del mattino, per me era normalissimo e la sola cosa che mi premeva era pensare a come procurarmi nuova “roba”.

Pensavo di riempire la mia vita con lo sballo. Fuggivo dalle responsabilità e dalla realtà, per rifugiarmi in un “mondo/non mondo”   che ha cambiato il mio stile di vita, al punto da non riconoscermi più e da estraniarmi anche dai miei cari.

Da quel momento ogni mia decisione e comportamento erano finalizzati alla fuga, allo sballo. L’unica difesa che credevo possibile, nel mio mondo chiuso ed egoista, era la trasgressione delle regole e da una vita che  mi sembrava non mi offrisse nulla.

Questi sono gli anni bui, del mio cammino di autodistruzione, gli anni della disperazione, delle bugie, gli anni della coscienza imprigionata nella dipendenza, che mi impediva anche di gioire delle cose belle che ancora potevo vivere.  Purtroppo  con  i suoi errori Luca aveva irrimediabilmente scelto di non vivere, di non amare, di essere senza futuro.

Poi, come se si fosse acceso un faro nel buio, per me è arrivata una speranza – egli continua – sono stato aiutato prima da una comunità di Roma ed in seguito dalla Comunità Incontro di Pompei, dove ho fatto un lungo percorso di tre anni, ed è proprio lì che ho compreso di dover proteggere me stesso ed il mio futuro, ho finalmente assaporato di nuovo la felicità di guardare semplicemente le stelle, di sentirmi vivo solo con una parola gentile, un consiglio, un amico, riprovando l’emozione semplice, ingenua e bella dei bambini.

La mia vita ha avuto un nuovo inizio quando sono riuscito ad entrare nella Comunità Incontro, certo le prime esperienze e i primi tempi in Comunità sono stati difficili, pieni di paure, di solitudine, di malinconia e di dubbi sulla possibilità di ritrovare il vero  Luca e i suoi affetti più cari. Però vivere in un ambiente pulito, sano, accettato con amore e mai giudicato, curato con tenerezza e determinazione, mi ha reso forte e convinto della mia scelta, della parola data di concludere il mio cammino dei tre anni, senza dubbi ed esitazioni per ricostruire la dignità di uomo e di persona.

La parola chiave della mia rieducazione è stata la fiducia. Fiducia in me stesso, in coloro a cui mi sono affidato, nel mio pieno recupero sociale e umano. Ogni giorno è stato vivo, positivo, coraggioso e con sacrificio ho superato le difficoltà che la realtà mi ha mostrato. Di questo sono fiero ed orgoglioso, e sarei felice di condividere con altri mille, centomila  Luca, Angelo, Fabio,  ecc. questo orgoglio e questa fierezza.

La testimonianza di Luca è stata molto bella, a tratti quasi commovente, avere la consapevolezza di un “ragazzo che ce l’ha fatta”, che adesso è libero di realizzare i suoi progetti, che ha voglia di vivere, un testimone semplice, libero e vivo fa nascere sulle labbra di chi ascolta un gioioso sorriso pensando a come la sua storia possa compiere il miracolo di ridare vita, vigore, luce a se stesso e a tante altre stelle che, purtroppo, ancora oggi si stanno spegnendo.

Poi, la coordinatrice Tania Parente ha concluso l’incontro dicendo che ogni partecipante poteva salutare il nostro ospite con una semplice parola. Personalmente ho avuto l’istinto di dire “Grande Luca”, Don Giovanni Corcione gli ha detto che eravamo ancora in tema pasquale per cui gli diceva Rinascita – Resurrezione; qualcuno ha detto “vita” ed infine Tania ha concluso dicendo “semplicità”.

Ancora un grande in bocca al lupo Luca, ti auguro una lunga vita felice e grazie per questa tua sincera testimonianza!

Matilde Maisto

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