Beni comuni e confiscati a Castel Volturno.

L’incontro con il mondo del terzo settore promosso dalla Giunta Comunale di Castel Volturno (in data 21 luglio scorso) – in collaborazione con Libera – rappresenta un segnale di grande innovazione con l’attivazione di un vero e proprio Laboratorio per l’uso sociale e produttivo dei beni confiscati (per meglio dire liberati dal dominio del potere camorristico). La novità sta nel fatto che un ente locale intende avviare un percorso di progettazione partecipata, in primo luogo attivando un osservatorio con una mappa a disposizione dei cittadini e delle associazioni. E già questo è un dato rilevante, in quanto il comune domiziano allo stato detiene un vero e proprio primato di beni resi di pubblica utilità.
Da una prima ricerca e mappatura risulta che sono 104 beni totali, di cui 78 abitazioni e 26 terreni distribuiti sul territorio comunale. Come si vede si tratta di un ingente patrimonio, che se viene ben utilizzato può creare tante opportunità per avviare nuovi servizi sociali ed anche imprese, per creare lavoro ed occupazione in primo luogo per i giovani. Tale patrimonio è destinato ad aumentare in modo considerevole nei prossimi anni, alla luce delle recenti inchieste in atto.
Partendo da questa consapevolezza, alle associazioni di volontariato e del terzo settore presenti nell’incontro, è stata presentata una proposta da Libera Nazionale e Provinciale per avviare un percorso di collaborazione, di partecipazione e condivisione in base al principio di sussidiarità, che può rappresentare un vero e proprio valore aggiunto basato per una cittadinanza attiva e consapevole.
A tal fine sono state indicate alcune priorità su cui lavorare per individuare contenuti e progetti tematici, a cui potranno contribuire le varie associazioni in base alle esperienze maturate e alle competenze. Per rendere operativa questa modalità di partecipazione sono stati proposti 4 gruppi di lavoro tematici nei seguenti settori: welfare ed ambito sociale, lavoro ed occupazione, sviluppo locale, cultura e formazione.
Come è stato sottolineato dai vari interventi, si può cominciare a fare tesoro anche da alcune significative buone pratiche che già sono operative sulla costiera domiziana, come quelle avviate dal progetto la RES, dall’associazione Arca, dalla coop. sociale La Casa di Alice, dal Comitato Antiracket, dal Caseificio delle terre di don Diana, dall’Associazione Jerry Essan Masslo, da Muni onlus e da Mondosenzaconfini. Nel campo dell’accoglienza e della convivenza interculturale vi sono esperienze consolidate come quelle del Centro Fernandes e dei Missionari Comboniani. Altri spunti interessanti possono venire dalla esperienza ormai consolidata del Consorzio Agrorinasce, che opera nei comuni confinanti.
Hanno contribuito a testimoniare l’importanza dell’incontro il sindaco Dimitri Russo e l’Assessore alle Politiche Sociali Rosalba Scafuro (con il delegato Alessandro Buffardi), che hanno richiamato l’opportunità di costruire percorsi e proposte progettuali – legati ai bisogni emergenti della popolazione e dei cittadini. In tal senso possono essere intercettate varie opportunità di interventi e di finanziamenti mirati, a partire da quelli della Comunità Europea (già messi in campo con un progetto significativo “Generare futuro” nell’area domizia tra i due comuni costieri). Ma tante altre risorse potranno venire dai fondi nazionali e regionali, da quelli della Fondazione con il Sud ed altri importanti enti, soggetti finanziari ed imprese.
Come ha proposto il Portavoce FTS Casertano si possono creare le condizioni per due livelli di interventi originali. Il primo può essere collegato al progetto già avviato dal CSV Assovoce, in partenariato con Libera e Comitato don Diana, per rilanciare l’Osservatorio Provinciale sui beni confiscati, nel quale il percorso di Castel Volturno può diventare un vero Laboratorio intorno a cui stimolare l’attenzione di enti pubblici e privati (a partire dalla Camera di Commercio e dal Governo Nazionale. In tal senso anche qui – come stanno facendo alcuni comuni – si può avviare la procedura per definire in sede di consiglio comunale un Regolamento per la gestione partecipata e condivisa dei beni comuni (a partire da quelli confiscati), in base ad un Protocollo di collaborazione con le associazioni del terzo settore – sul modello di quello elaborato da Labsus e già sperimentato con successo in alcuni comuni, a partire da Bologna.
Infine, la bella iniziativa promossa dalla Piazza dei saperi e dei colori (ma anche da altre realtà attive sul territorio come l’associazione Res e quella degli Amici Biblioteca don Milani), con tanti incontri ed eventi che durante il periodo estivo rendono la cultura protagonista per la promozione di momenti di socialità e di apprendimento permanente, in particolare con eventi legati a letture di gusto, alla riscoperta delle tradizioni, delle bellezze e dei prodotti tipici del territorio. Tutto questo fiorire di iniziative potrebbe confluire in un progetto ambizioso. Quello di dotare anche il comune rivierasco di una biblioteca con un centro pubblico di lettura e di attività culturali, anche di carattere ricreativo e promozionale, in particolare per i giovani e capaci di creare nuovi ponti tra le varie culture ed etnie, che possono diventare fonte di ricchezza per far fronte alle tante emergenze di natura economica, sociale e civile. L’occasione potrebbe essere offerta proprio con la destinazione per tale location di quella un bene liberato, adeguato per un progetto di tale rilevanza per il futuro ed il riscatto sociale e civile dell’intera fascia domiziana.

Pasquale Iorio Castel Volturno, 22 luglio 2015
Portavoce FTS Casertano

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