BUONA DOMENICA: La Shoah nell’arte: le opere dei deportati per non dimenticare l’Olocausto
Buona giornata con:
I “salvati” del Lager non erano i migliori, i predestinati al bene, i latori di un messaggio: quanto io avevo visto e vissuto dimostrava l’esatto contrario. Sopravvivevano di preferenza i peggiori, gli egoisti, i violenti, gli insensibili, i collaboratori della “zona grigia”, le spie. Non era una regola certa (non c’erano, né ci sono nelle cose umane, regole certe), ma era pure una regola. Mi sentivo sì innocente, ma intruppato tra i salvati, e perciò alla ricerca permanente di una giustificazione, davanti agli occhi miei e degli altri. Sopravvivevano i peggiori, cioè i più adatti; i migliori sono morti tutti. (Primo Levi)
Non solo le parole testimoniano le atrocità della soluzione finale. Primo Levi si è fatto portavoce di una realtà dura e inumana, ma ve ne sono altri che, come lui e con strumenti diversi, sono diventati i “latori di un messaggio”. Nella 72° Giornata della Memoria osserviamo la pena e il dolore attraverso le immagini dipinte dai “salvati”, dai sopravvissuti, da quei “peggiori” come Levi che, volenti o nolenti, sono diventati i reperti di un periodo storico che quotidianamente ignoriamo.
Tra le opere d’arte che spiccano, quelle di David Olère, deportato dal 1943 al 1945, che inizia a disegnare nell’ultimo periodo di prigionia raffigurando scenari di vita quotidiana ad Auschwitz-Birkenau, ma solo una volta tornato dalla moglie quei disegni prima abbozzati diventano atti di testimonianza. E poi donati al Ghetto Fighters’ House, in Israele.
E poi ci sono le opere strazianti di Edith Birkin, deportata nel ’41 al Ghetto di Łódź e in seguito ad Auschwitz. Sopravvissuta lavorando in una fabbrica di munizioni, nel ’45 ha preso parte alla marcia della morte e a Belsen, finalmente, è stata liberata.
La storia di Tamara Deuel è simile alle altre. E come altri insieme a lei ha trovato libera espressione nell’arte visiva e letteraria. Le sue opere e le sue poesie sono raccolte nel sito remember.org. “La guerra è finita nel 1945. Per me, l’Olocausto non finirà mai”.
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