Cancello ed Arnone : Presentazione del romanzo “L’amante di Cristo”

Cancello ed Arnone  (Elisa Cacciapuoti) – E’ prevista per giovedì 18 maggio 2017 alle ore 18,30  la presentazione del romanzo  “L’amante di Cristo” di Alessandro Zannini – Mediterraneo Editrice.

L’evento programmato dal Comune di Cancello ed Arnone, dalla locale Pro Loco e dall’Associazione culturale “Letteratitudini” avrà luogo presso l’Istituto Comprensivo Statale “Ugo Foscolo” in via Settembrini n. 40, per gentile concessione della Dirigente dell’Istituto prof.ssa Maria Martucci che sarà presente all’incontro e porterà i suoi saluti.

Interverranno: il dott. Pasqualino Emerito, sindaco del comune di Cancello ed Arnone e Rosa Maria Paolella, Assessore alla cultura.

Interverrà inoltre, in qualità di relatore, il professor Raffaele Raimondo.

L’evento sarà moderato dalla psicologa Tania Parente.

Ispirato e dedicato alla figura di Monsignor Raffaele Nogaro, il romanzo L’amante di Cristo (grauseditore) di Alessandro Zannini,   ripercorre la vita e alcuni episodi tratti dalla realtà, anche attraverso personaggi che rimandano a figure verosimili, che hanno incrociato e attraversato la vita di Monsignor Nogaro.  Nel libro troviamo il cardinale Hòffemberg, la piccola Ilaria, il ras politico Giuseppe Palmieri, don Luigi, sacerdote assassinato dalla camorra. Al centro Nogaro con la sua testimonianza di impegno, la sua figura emblematica, sempre in prima linea, sempre vicino a chi soffre, ai più deboli. Ma anche impegnato nelle battaglie civili, con la forza della semplicità, suscitando spesso scandalo proprio per le sue prese di posizione a favore degli ultimi, appoggiando battaglie di civiltà. In una recente intervista a proposito delle calunnie lanciate contro Don Peppe Diana ha detto, nel cui processo è stato testimone: “Ribattei con forza alle infamie scagliate contro don Peppe: frequentatore di prostitute, pedofilo, custode delle armi destinate a uccidere il procuratore Cordova. Infamie e accuse come strumento di martirio”. E alla domanda su cosa ha seminato Don Peppe Diana risponde così: “Ha seminato il risveglio delle coscienze, la ribellione dei giovani che hanno bisogno di denunciare il male sociale”. Un romanzo forte quello di Zannini, che intende celebrare, in vita, la figura di uno dei togati più impegnati nella lotta civile, in quelle terre che definisce “scempiate” e che non hanno confini geografici.

E’ un romanzo di fede – dice Alessandro Zannini, nella dedica che gentilmente mi ha fatto sulla copia del romanzo – di trascendenza, di dolore, prepotenza, rassegnazione, di riscatto ed emancipazione. E’ un romanzo d’Amore, sentimento che presiede il tuo sguardo e indica la tua parola – conclude Zannini. Una dedica bellissima, per la quale ancora una volta ringrazio di vero cuore.

In realtà “L’amante di Cristo è una mescolanza di realtà e fantasia, l’intera vicenda narrata elaborata su diversi episodi concretamente accaduti, svoltasi in luoghi esistenti, e i cui personaggi principali rimandano a figure verosimili, tra cui, come già innanzi menzionato: il cardinale Hòffemerg, la piccola Ilaria, il ras politico Giuseppe Palmieri, don Luigi, giovane sacerdote assassinato dalla camorra per aver sollecitato la ribellione etica, proprio come don Peppino Diana.

Indiscutibilmente vera è la forza morale di monsignor Raffaele Nogaro, vescovo emerito di Caserta, difensore degli umili, degli emarginati, dei bisognosi di cibo e di cittadinanza, degli scarti d’umanità, dei privati di opportunità e diritti, delle vittime di ogni forma d’ingiustizia e di sopraffazione.

Mi sembra un grido d’Amore, “L’amante di Cristo”, un grido di giustizia, di libertà, di dignità.

Significative sono anche le parole di don Luigi Ciotti, riportate  sulla quarta di copertina: Volteremo pagina quando saremo capaci di dare speranza alle persone, dando loro gli strumenti affinché ritrovino dignità. Volteremo pagina quando saremo in grado di costruire maggiore uguaglianza, una più equa distribuzione del reddito, una meno inaccettabile disparità fra salari e profitti, e una più decisa tutela dei beni necessari alla vita. Occorre un profondo cambiamento culturale, un’emancipazione dalla ideologia dell’avere e del possesso. Ciò che resta – e si trasmette – è l’essere, sono le relazioni. I beni materiali siamo destinati a perderli. La Chiesa deve abitare la storia e andare incontro alle esigenze di giustizia di ognuno, al di là di fedi e orientamenti culturali. Questo impegno deve partire dalle periferie urbane e del cuore.

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