“CONFESSIONI” DI SANT’AGOSTINO

«Magnus es, Domine, et laudabilis valde: magna virtus tua et sapientiae tuae non est numerus. Et laudare te vult homo, aliqua portio creaturae tuae, et homo circumferens mortalitatem suam, circumferens testimonium peccati sui et testimonium, quia superbis resistis »    (IT)

« Tu sei grande, Signore, e ben degno di lode; grande è la tua virtù, e la tua sapienza incalcolabile. E l’uomo vuole lodarti, una particella del tuo creato, che si porta attorno il suo destino mortale, che si porta attorno la prova del suo peccato e la prova che tu resisti ai superbi »
(Incipit delle Confessioni)


Le Confessioni
 (in latino Confessionum libri o Confessiones) sono un’opera autobiografica in XIII libri di Agostino d’Ippona, padre della Chiesa, scritta intorno al 400. E’ unanimemente ritenuta tra i massimi capolavori della letteratura cristiana. In essa, Sant’agostino, rivolgendosi a Dio, narra la sua vita e in particolare la storia della sua conversione al Cristianesimo

Contenuto 
L’opera è costituita da un continuo discorso che Agostino rivolge a Dio (da qui il termine confessione) e inizia con una Invocatio Dei (“invocazione di Dio”).
Successivamente (capitoli I-IX) l’autore incomincia con la narrazione, interrotta frequentemente da ampie e profonde riflessioni, della sua infanzia, vissuta a Tagaste, e degli anni dei suoi studi e poi di professione come rettore nella città di Cartagine. Durante questo periodo Agostino vive una vita dissoluta e corrotta, fino a quando a 19 anni la lettura dell’Hortensius di Cicerone (opera andata perduta) lo indirizza sulla via della filosofia che lo porta all’adesione al Manicheismo. Il suo lavoro lo porta quindi a Roma e poi a Milano, dove avviene la sua conversione al Cristianesimo e viene battezzato dall’allora vescovo di Milano, Sant’Ambrogio. La narrazione autobiografica si conclude con il ritorno in Africa e la nomina a vescovo di Ippona, carica che ricopre a partire dal 395.
Negli ultimi 4 capitoli l’autore rivolge la sua attenzione ad una serie di considerazioni sull’essenza del tempo, sul suo ruolo nella vita dell’uomo, e sulla sua origine (risalente alla Creazione), effettuando un commento dei relativi passi della Genesi.
Nella sua opera Agostino svela quindi i tre significati del termine confessio:
•    Il primo è quello di “confessio peccatorum” (confessione dei peccati), in cui un’anima umilmente riconosce i propri peccati; tale significato è sviluppato nella prima parte della narrazione, incentrata sulle dissolutezze e sugli errori degli anni precedenti alla conversione.
•    Il secondo è quello di “laus dei” (lode a Dio), in cui un’ anima loda la maestà e la misericordia di Dio; questo si verifica dopo la conversione.
•    Il terzo è la “confessio fidei” (professione di fede) in cui un’ anima spiega sinceramente le ragioni della propria fede, come ad esempio viene fatto negli ultimi quattro capitoli.

Struttura e stile 
Una caratteristica formale che contraddistingue l’opera è lo stile vocativo, il rivolgersi continuo e diretto a Dio, che diventa intenzionalmente un colloquio informale, che cede ora alla preghiera, ora al ringraziamento, ora alla supplica.
Lo stile delle confessioni è inoltre elevato: nell’opera Agostino esibisce tutte le sue abilità di retore e di grande conoscitore delle Sacre Scritture.
L’autore inoltre alterna espressioni concise e rapide ad un periodare articolato e complesso, ricco di figure retoriche, lasciandoci spesso un’impressione di artificio, che riflette indubbiamente la sua abilità di retore consumato e una consuetudine contratta dalla predicazione religiosa. Nelle “Confessiones” è infatti facile rilevare influssi ed echi delle scritture Bibliche e lo stesso testo è estremamente ricco di citazioni dell’Antico e del Nuovo Testamento.
Ne risulta uno stile disuguale, vivo, drammatico, perfettamente aderente al tessuto narrativo.

Temi 
Tematica centrale dell’opera è il rapporto tra Dio e l’uomo e in particolare di come l’uomo, che cerca la felicità e dunque (secondo quanto insegnato dalla filosofia greca) la verità, per conoscere Dio non possa ricorrere alla sola ragione ma abbia bisogno anche del sostegno della Grazia divina e, quindi, della fede.

La modernità dell’opera 
L’opera, grazie alla sua forte concentrazione sull’io dell’autore, svela una sua sorprendente modernità, non solo nel senso di “attualità”: pur non essendo infatti la prosa dell’interiorità una novità assoluta nell’ambito delle letterature classiche, è assolutamente nuova la forza dell’ispirazione e soprattutto il fatto che l’autore narri diffusamente e, almeno per quel che ne sappiamo, in modo totalmente sincero, della propria vita, facendo di essa il vero fulcro dell’opera; tanto che, tra i tanti generi letterari presenti in diversa misura nelle Confessioni (tra cui appunto quello dottrinale), quello più evidente e universalmente noto è proprio il loro essere “autobiografia”.
Un altro punto di modernità è rappresentato dal fatto che la dimensione autobiografica principale sia quella interiore, dell’anima; inoltre, gli avvenimenti esteriori, pur non assenti, sono rivissuti con l’atteggiamento severo del peccatore pentito: si vedano gli episodi del furto di pere (II, 9-18), dell’adolescenza e dei primi segni della pubertà, dell’attrazione irresistibile per il sesso femminile, del figlio illegittimo avuto da una concubina. Difficilmente le opere biografiche o autobiografiche dell’antichità si erano permesse una tale a-storicità e un tale ripiegamento introspettivo.

Finalità dell’opera 
Stabilire lo scopo che ha indotto Agostino a scrivere l’opera non è semplice.
Naturalmente fra i motivi della nascita delle Confessioni va considerata anche la necessità, in un periodo difficile per il Cristianesimo, di controbattere ad alcune eresie e di risolvere questioni inerenti alla fede sollevate dalle recenti persecuzioni in alcune zone del bacino del Mediterraneo. Ma sarebbe limitativo considerare l’opera come semplice esempio del filone apologetico, dottrinale o anti-eretico.
In mancanza di dati oggettivi, si sono avanzate diverse ipotesi che mirano non tanto a spiegare la genesi dell’opera, quanto ad individuarne la causa occasionale: alcuni hanno ipotizzato che Agostino abbia voluto giustificarsi con i Donatisti, che gli rinfacciavano le intemperanze giovanili per screditarlo, altri studiosi hanno visto nell’opera una confessione pubblica come quella dei catecumeni. La tesi più appropriata è quella che egli abbia voluto esemplificare agli altri, attraverso la propria esperienza personale, il faticoso ascendere della sua anima verso il Padre celeste, per celebrarne la grandezza e la misericordia.
Per tale motivo “le confessioni” sono considerate la storia di una “peregrinatio animae” (“pellegrinaggio dell’anima”), in cui lettori di epoche e culture diverse possono trovare conforto e stimolo per la meditazione sugli eterni e immutabili problemi esistenziali.

Diffusione e influssi 
La fortuna delle Confessioni fu grandissima: se nel De civitate Dei Agostino è più ispirato e nel De Trinitate più profondo, solo qui raggiunge una sintesi di fede, arte e cultura che nei secoli ispirerà grandissimi artisti e letterati come Dante Alighieri, Francesco Petrarca e Botticelli.
Le Confessioni furono subito oggetto di commento e di studio per esempio dal vescovo di Calama, Possidio, che conobbe di persona Agostino:
(LA)
« In suis Confessionum libris de se ipso, qualis ante perceptam gratiam fuerit, qualisque iam sumpta viveret designavit. »    (IT)
« Nelle sue Confessioni racconta di se stesso, quale fu prima di ricevere la grazia e come visse dopo averla ottenuta. »
(Possidio, vescovo di Calama)

Furono inoltre influenzati dalle “Confessiones” letterati come Petrarca (che ne fece modello del “Secretum”), per arrivare a Rousseau, che ne adottò il titolo per la sua opera autobiografica, giustificando la scelta con ragioni ovviamente diverse da quelle di Agostino.

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