Galatone, la sua regina e il tassello mancante

Un’emozionante serata con Rosa Nicoletta Tomasone, Goffredo Palmerini e Hafez Haidar, candidato al Premio Nobel per la Pace

di Roberto Ioannilli

GALATONE (Lecce) – L’autostrada accompagna la mia voglia d’arrivare. Nell’ultima sosta il frinire ciclopico delle cicale m’occupa l’udito. Rumoreggiano cadenzate da folate di vento secco, sembrano dare canto alle piante. A sud, nel sud, con tutta la voglia di sole che disseta la mia solita voglia di vivere, con l’emozione di un Premio e il piacere di rivedere Regina Resta, una cara amica di penna, fra poco si ricomincia ed io ci sarò. Già mi prende il Salento. Già la calma la senti negli ulivi, la vivi con la gente. È caldo ma non c’è deserto ed il sorriso disponibile dell’albergatore mi fa sentire famiglia: solo in essa vale la vita, solo in essa c’è l’andare ed è sempre essa che ti dona speranza. Parcheggio davanti a grosse foglie di fichi d’india piene di verdi frutti. La terra è arsa e la polvere s’alza, sollevata da uno scirocco bollente. Dei gattini miagolano. Conoscono gli ospiti e sanno che il loro saluto sarà ricambiato, più tardi, con del buon cibo.

Scanso le borse, stacco il vestito, trascino anche una valigia, poi abbasso la testa sotto un magnifico fico. Finalmente l’ombra e l’atrio esterno della stanza. L’accoglienza è già parte di ciò che mi aspettavo. Mi piace quel caldo secco ventoso e quello scambiarsi parole, intensamente umili, con chi li lavora. Alle diciotto ci ritroviamo nella piazza tra il Santuario e il Palazzo Marchesale. Vedo tante facce curiose: eccoli gli artisti, se ne vede l’abbigliamento e se ne sentono gli accenti. L’Europa può divenire piccola se c’è l’incontro, se tutti nel dialogo cerchiamo il giusto comune presente. Confesso che quel che avrei ascoltato di lì a poco, non me lo aspettavo. Mi convinco sempre più che il caso arricchisce il fato e che certi attimi scaturiscono improvvisi e d’impatto ti cambiano la mente … e la vita!

 

È l’ora dove le parole dei grandi debbono essere ascoltate. La sera porta un vento che frescheggia le membra e che aiuta la mente a comprendere la pace. Tra le sedie in ordine militare, mi trovo con a fianco un lui che poi vi dirò, e di spalle, sulla fila davanti, una scultrice di stoffe. Entrambi m’hanno passato l’incanto. Il primo Goffredo Palmerini che poi sul palco regalerà energia e chiarezza di vita. La seconda, Gabriella Pucciarelli, con l’amicizia e la sua capacità di creare l’emozione, la sofferenza, con le sue mani creare la stravaganza di visi reali che ti bruciano dentro: li sentivo parlarmi e ne sentivo il soffio vitale. M’alzo, è caldo, in piedi vicino un uomo che mi parla di cose semplici e d’arte. Non so chi sia, ma il suo viso è noto. Si presenta: Carlo Roberto Sciascia, noto critico d’arte. Ci scambiamo parole e simpatia, mi fa tornare la voglia di dipingere … forse lo farò! Con lui l’arte si tocca con mano, te la sa spiegare con la passione di chi conosce ed ama il proprio lavoro. Per due sere, allo stesso tavolo, ho avuto, per me, un professore speciale …. Grazie di questo.

L’ora s’appresta alla notte, le persone si siedono attente, molte sotto il palco e tre sopra, a sinistra Rosa Nicoletta Tomasone, scrittrice e presidente del Centro Culturale “Luigi Einaudi” di San Severo. Al centro Hafez Haidar, candidato al premio Nobel per la Pace, poeta e romanziere, libanese per nascita ed italiano d’adozione, è docente di Lingua e Letteratura Araba presso l’Università degli Studi di Pavia. A destra il mio e vicino di sedia Goffredo Palmerini, giornalista e scrittore, per molti anni amministratore e vice sindaco dell’Aquila. Tre persone di quelle che vanno nell’oltre dell’intelligenza, affiancandosi all’umanità e dettando all’andare le proprie regole, come se il destino le rispetti e da esse prenda spunti.

Il dialogo tra tre grandi genera silenzi, l’ascolto è totale, non m’aspettavo personalità di questo livello: cara Regina, grazie per avercele fatte conoscere. Il Premio è cosa bella ma sentire chi ti completa dentro è “dono del cielo”! Mi soffermerò sul prof. Hafez Haidar. E’ da molto che mi si pone un conflitto tra sentire e razionalità. La domanda è: Islamismo e Cristianità, cosa fare? O forse meglio, nel mio caso: cosa pensare? Il Professore con semplicità entra nell’incontro …. Parlo d’incontro e non di scontro. Ciò che mi ha colpito, che può sembrare una banalità, è che se c’è un conflitto, la prima cosa è il dialogo, non si può rimanere sulle proprie posizioni sperando che l’altro ceda. Bisogna impegnarsi nella ricerca di ciò che di umano ci unisce, se rimaniamo su posizioni proprie è inutile poi dire che si cerca la Pace.

Caricato dall’ascolto collettivo e dalle sue forti convinzioni, il prof. Haidar spiega di Abramo e dei suoi figli Ismaele e Isacco, di Agar e di Sara: dei fratelli che hanno dato all’umanità il loro messaggio di figli di un unico Dio … stesso padre ed unico Dio …. Poi oltre, in questa sera galatonese, solo il coraggio di Hafez Haidar, l’urlo di un uomo che in prima persona cerca la Pace. E’ stato proposto al premio Nobel proprio per questo … Il tassello mancante è il coraggio delle proprie idee, il coraggio di lottare per l’una e l’altra parte, senza distinzione …. Ecco cari amici, questo è il ponte per il cambiamento. L’aria fresca aiuta il respiro, le emozioni prendono meglio se ci si trova nell’ambiente giusto. Hafez è sceso dal palco ed ho avuto il bisogno di stringergli la mano …. Gli ho sussurrato … grazie del “tassello mancante”. E dentro di me: grazie di esistere! Nell’esempio comprendo le cose, nella semplicità di un’umanità vera mi lascio coinvolgere.

 

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