Giovedì 9 febbraio: TrentoSpettacoli e Arkadis presentano “Nostra Italia del miracolo” di Giulio Costa, al Teatro Elicantropo di Napoli

Giovedì 9 febbraio 2017, Teatro Elicantropo di Napoli

 Nostra Italia del miracolo di Giulio Costa

Un viaggio nella storia italiana del ‘900, dal Fascismo alla nascita delle

TV commerciali, con e attraverso le parole della giornalista Camilla Cederna

 

Farà tappa al Teatro Elicantropo di Napoli, giovedì 9 febbraio 2017 alle ore 21.00 (repliche fino a domenica 12), Nostra Italia del Miracolo spettacolo dedicato alla figura di Camilla Cederna, che racconta gli eventi, le storie, le contraddizioni di un Paese che cambia a velocità impressionante.

Presentato da TrentoSpettacoli e Arkadis, l’allestimento si avvale dell’interpretazione di Maura Pettorruso, con la drammaturgia e la regia di Giulio Costa.

Camilla era una donna-giornalista quando il mestiere era ancora appannaggio maschile, ed era una donna milanese borghese, amata e odiata, apprezzata e contestata, Camilla è diventata famosa quando, dopo la strage di Piazza Fontana e la morte dell’anarchico Pinelli, si schierò caparbiamente contro Calabresi e la Procura, divenendo una delle più importanti voci a sostegno degli anarchici e della loro innocenza.

Nello spettacolo si fa un passo indietro, prima di quel 1969, e, quindi, negli anni ‘60 del boom economico e della crescita.

Le parole di Camilla Cederna, giornalista di costume e società dal fascismo in avanti, sono il punto di partenza di un insolito giro d’Italia dalla guerra alla Liberazione, dal boom economico agli anni di piombo, dalle televisioni commerciali alle piogge acide.

Racconta una società che cambia a velocità impressionante: col suo occhio attento la registra, la descrive, la svela, attraverso immagini vivissime, spiazzanti e incredibilmente reali. E con un’ironia pungente e quanto mai scontata ci svela l’essenza profonda dell’Italia e degli italiani.

Camilla è una giornalista di “Costume e società”, scrive di cocktail, arrampicatrici sociali, alta moda, scandali, intervista quelli che contano: da Fellini a Montale, da Celentano a Wanda Osiris, e un giovanissimo Berlusconi.

Attraverso le sue parole ironiche e pungenti affiora qualcosa di più profondo, di più concreto e universale: è l’Italia, l’italiano, quello che corre sfrenatamente verso il gradino più alto, una volta. Quello che raccatta i suoi entusiasmi, si rimbocca le maniche e torna al gradino più basso, oggi.

Nostra Italia del miracolo ha vinto l’edizione 2016 del Premio Cassino Off “per aver dato voce alla prima grande e moderna giornalista italiana, Camilla Cederna, una donna che con la sua penna affilata e tagliente ha saputo raccontare i cambiamenti dell’Italia, dal fascismo agli anni di piombo, senza mai rinunciare all’indignazione e a uno sguardo critico sul mondo”.

 

Nostra Italia del miracolo di Giulio Costa

Napoli, Teatro Elicantropo – dal 9 al 12 febbraio 2017

Inizio delle rappresentazioni ore 21.00 (dal giovedì al sabato), ore 18.00 (domenica)

Info al 3491925942 (mattina), 081296640 (pomeriggio) email promozionelicantropo@libero.it

Da giovedì 9 a domenica 12 febbraio 2017

Napoli, Teatro Elicantropo

 

TrentoSpettacoli/Arkadis

presentano

 

Come Nostra Italia del miracolo

drammaturgia e regia Giulio Costa

 

con Maura Pettorruso

organizzazione a cura di Daniele Filosi

durata della rappresentazione 60’ circa, senza intervallo

“Tutto m’indigna oggi, il processo di decomposizione sociale che attraversa il nostro Paese, il cinismo sprezzante dei nostri uomini politici… Da noi il nemico primo della libertà è il potere. Guai a chi perde la capacità di indignarsi. Chi non ha sdegno non ha ingegno”.

Le parole di Camilla Cederna, giornalista di costume e società dal fascismo in avanti, sono il punto di partenza di un insolito giro d’Italia fatto di tappe marginali, incontri imprevedibili, scalate e volate improvvise, in quell’eterno presente che fa da luogo comune all’articolo di giornale e al palcoscenico.

Dalla guerra alla Liberazione, dal boom economico agli anni di piombo, dalle televisioni commerciali alle piogge acide, Camilla Cederna ci racconta una società che cambia a velocità impressionante; col suo occhio attento la registra, la descrive, la svela, attraverso immagini vivissime, spiazzanti e incredibilmente reali.

E con un’ironia pungente e quanto mai scontata lascia affiorare qualcosa di più profondo, concreto e universale: l’Italia. O meglio, l’italiano. Quello che corre sfrenatamente verso il

gradino più alto, una volta. Quello che raccatta i suoi entusiasmi, si rimbocca le maniche e torna al gradino più basso, oggi.

 

Il personaggio

Perché scegliere di parlare di e attraverso Camilla Cederna? Camilla è donna, pienamente e fieramente. Non si ‘traveste’ da uomo per aumentare la sua credibilità nel mondo ‘maschilista’ a cui appartiene (quello del giornalismo). È una donna ‘femminile’: si veste alla moda, è sempre truccata, pettinata, ingioiellata.

Camilla è donna senza rinunce. Colta e raffinata, orgogliosa e sicura di sé, benestante e milanese, in anni caldi e pericolosi nell’Italia che cambia, Camilla sembra l’antitesi della donna rivoluzionaria che lotta nelle piazze. In realtà anche Camilla si arrabbia e si indigna, ma la sua arma è la penna, precisa, tagliente, affilata dall’intelligente occhio con cui osserva il mondo. Camilla è una giornalista senza mezzi termini. Giornalista per passione, per amore, per professione.

Camilla Cederna. Donna coraggio

“… Era il 1946. Iniziava, allora, l’era dei rotocalchi: Tempo, Oggi, Europeo […]. Il giornalismo era, allora, fisiologicamente maschilista, non si accorgeva neppure di esserlo tanto era radicata l’idea che quello fosse un lavoro per soli uomini.

Ma Camilla era così nativamente ‘dentro’ al mestiere, così straordinaria di scrittura, di colpo d’occhio (qualità che distingue il grande testimone dal cronista), di umiltà nel guardare e annotare, che non deve avere molto sofferto di quella sua ‘unicità’, di essere

stata, a suo modo, un’apripista, non deve essere stata costretta a sgomitare: virtù carrieristica che non apparteneva al suo carattere. All’Europeo e, più tardi, all’Espresso di Arrigo Benedetti, di Eugenio Scalfari, di Livio Zanetti nasce “la Cederna” (nelle redazioni e fra i lettori la si chiamava così, milanesemente) che narra il continente della mondanità, dei salotti, in anni di restaurazione, di pescecanismo, di fragorosi miracoli economici, di sbandierati vestitoni scaligeri, di pettegolezzi sul verme solitario ingoiato da Maria Callas per dimagrire, di una Milano smaniosa di buttare al macero il suo rituale pudore della ricchezza e di esibirsi. […] La prima, grande, giornalista moderna del nostro Paese, Camilla non fu mai la donna in carriera, la severa fustigatrice di costumi, l’eventualmente sgradevole professionista arrivata al top, che volentieri bacchetta, predica o stigmatizza intorno a sé. […] Nessuna come la Cederna sapeva presentarsi all’assemblea universitaria più arrabbiata e parlare di qualcuno dei suoi battaglieri libri con triple perle al collo e il tono piano e sorridente di un’amica di famiglia piacevolmente sorpresa di trovarsi in mezzo a tanti bei ragazzi. O se la si incontrava per strada la mattina di un giorno di Scala, solo lei era capace di commentare, ironica, controllando nella vetrina il suo monumento di capelli appena usciti dalle mani del parrucchiere: ‘Non mi abbracciare e non farmi ridere perché sono già pettinata e truccata per stasera’.”

Tratto da Un’apripista senza paura in un mondo che allora era riservato ai soli uomini di Guido Vergani, Isabella Bossi Fedrigotti, Maurizio Caprara

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