Giubileo, papa Francesco apre la Porta Santa di San Pietro: abbraccio con Benedetto XVI

I varchi per la piazza sono stati aperti poco prima delle 6.30. La cerimonia solenne inaugura l'Anno Santo in Vaticano: simboli e gesti per ricordare i 50 anni dalla chiusura del Concilio. Bergoglio: "La Chiesa riprenda spinta missionaria: serve spirito del Samaritano". Ratzinger attraversa il varco subito dopo il successore

CITTA’ DEL VATICANO – Cinquant’anni dopo la chiusura del Concilio Vaticano II, quindici anni dopo l’ultimo Anno Santo presieduto da Wojtyla, duecentosettanta giorni dopo l’annuncio a sorpresa di un Giubileo straordinario dedicato alla Misericordia: nella basilica di San Pietro, Francesco apre la Porta Santa più famosa del mondo e scrive una nuova pagina nel libro del suo pontificato e in quello della storia vaticana. È la prima volta alla presenza di un papa emerito, la prima di un evento che globalizza l’indulgenza estendendola alle cattedrali di tutto il mondo. Ed è anche la prima ai tempi della minaccia integralista che assedia l’Occidente.

Giubileo, papa Francesco apre la Porta Santa di S. Pietro

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 l’anteprima di Bangui, con l’apertura della Porta Santa nella Repubblica Centrafricana, l’8 dicembre è il giorno dell’inaugurazione giubilare nel cuore della cristianità. Una lunga maratona che è cominciata qualche minuto prima delle 6.30 con l’apertura dei varchi blindatissimi, attraverso i quali i fedeli stanno entrando tra i bracci del colonnato del Bernini dopo essere stati controllati dai servizi di sicurezza messi in campo in forze.

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BERGOGLIO INVITA AD “ABBANDONARE LA PAURA”. La messa con il Papa è iniziata davanti alla basilica alle 9.30. Nell’omelia, Francesco ha invitato ad abbandonare “ogni forma di paura e di timore, perché non si addice a chi è amato”. Poi ha sottolineato che entrare dalla Porta Santa “significa scoprire la profondità della misericordia del Padre che tutti accoglie e ad ognuno va incontro personalmente”. È il primato del perdono sul giudizio: “Quanto torto viene fatto a Dio – dice il Papa – quando si afferma anzitutto che i peccati sono puniti dal suo giudizio, senza anteporre invece che sono perdonati dalla sua misericordia”. Le parole del pontefice si agganciano a quelle conciliari di 50 anni fa, un “vero incontro tra la Chiesa e gli uomini del nostro tempo”, ha ricordato Bertgoglio, ribadendo che quell’evento ha spinto “la Chiesa a uscire dalle secche che per molti anni l’avevano rinchiusa in se stessa”. E ora, ha aggiunto, la “spinta missionaria” va ripresa “con la stessa forza e lo stesso entusiasmo” per “andare incontro a ogni uomo là dove vive: nella sua città, nella sua casa, nel suo luogo di lavoro”: “Dovunque c’è una persona, là la Chiesa è chiamata a raggiungerla per portare la gioia del Vangelo”. È lo “spirito del buon samaritano” che Francesco riprende da Paolo VI e che propone come formula per l’Anno Santo: “Il Giubileo ci provoca a questa apertura”.

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RITROVARE LO SLANCIO DEL CONCILIO. Per ricordare l’8 dicembre 1965, quando si chiusero i lavori del Concilio, durante la cerimonia vengono letti brani delle quattro Costituzioni ecclesiali: “Dei Verbum”, sulle scritture; “Lumen Gentium”, sulla Chiesa; “Sacrosantum Concilium”, sulla liturgia e “Gaudium et Spes”, sulla Chiesa nel mondo contemporaneo. Proclamati, poi, due brani tratti dal decreto sull’ecumenismo “Unitatis Redintegratio” e sulla libertà religiosa dalla “Dignitatis Humanae” e il libro con il Vangelo verrà sistemato sullo stesso tronetto che cinquant’anni fa accompagnò i lavori dei padri conciliari.

L’ABBRACCIO TRA I DUE PAPI. L’atteso rito per l’apertura della Porta Santa è arrivato poco dopo le 11 nell’atrio della basilica, dove Francesco ha trovato ad attenderlo Benedetto XVI: tra i due c’è stato un caloroso abbraccio. Bergoglio ha recitato una preghiera ed è stato cantato il salmo 117, che recita: “Apritemi le porte della giustizia”. Poi ha spinto più volte le due ante in bronzo che alla fine si sono spalancate. Il Papa si è fermato alcuni istanti chinato in preghiera, prima di attraversarle. Dopo di lui, Benedetto XVI, accompagnato dal suo storico segretario Georg Gaenswein, poi nell’ordine da cardinali, vescovi, rappresentanti dei religiosi e laici. “Padre Santo concedi, ti preghiamo, a tutti coloro che varcheranno la Porta della Misericordia, con animo pentito, rinnovato impegno e filiale fiducia, di fare viva esperienza della tua tenerezza paterna e di ricevere la grazia del perdono per testimoniare, in parole e opere, il volto della tua misericordia”, ha detto papa Francesco davanti all’Altare della Confessione in San Pietro.

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Circa 70mila fedeli all’avvio del Giubileo della misericordia
Sono “circa 70mila” i fedeli che hanno preso parte dalla cerimonia di apertura del Giubileo della misericordia presieduta da Papa Francesco, poi seguita dall’Angelus. È la stima di fine mattinata delle forze dell’ordine riportata dalla sala stampa della Santa Sede.

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LA PRIMA GIORNATA GIUBILARE. Francesco si è poi spostato nel Palazzo apostolico e intanto dal profilo @Pontifex è partito il tweet con la sua benedizione giubilare

“Che il Giubileo della Misericordia porti a tutti la bontà e la tenerezza di Dio!”

L’Angelus delle 12, è stato dedicato alla figura della Madonna “icona sublime della misericordia divina che ha vinto sul peccato”, per ricordare nel giorno della festa dell’Immacolata Concezione che “tutto è dono, tutto è misericordia”: “Lasciamoci accarezzare da Dio: è tanto buono e perdona tutto”, ha aggiunto il Papa parlando a braccio. Alle 16, porterà il tradizionale omaggio alla statua della Madonna che si trova in piazza di Spagna. E prima di tornare in Vaticano Bergoglio passerà da Santa Maria Maggiore: non aprirà la Porta Santa – per la quale tornerà il primo gennaio, altra festa mariana -, ma si inginocchierà davanti all’icona della Vergine “Salus populi romani”.

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Intanto la festa giubilare colorerà il Cupolone: a partire dalle 19 e fino alle 22, uno spettacolo di luci proietterà sulla facciata della basilica le immagini di alcuni celebri fotografi del mondo, in un’opera- “Fiat Lux: illuminare la nostra casa comune” – curata da Louie Psihoyos, storico fotografo e documentarista di National Geographic, e dedicata alle specie animali a rischio estinzione.
Fonte. La Repubblica

 

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