Gli amici di Gerardo Zampella ricordano l’uomo, il poeta e lo storico. La intensa testimonianza di Francesca Nardi

by GIOVANNA PAOLINO

Si svolgera’ oggi 23 marzo alle 0re 17.00 presso la Sala degli Specchi dell’Ente Provinciale del Turismo il convegno dedicato  al Poeta Gerardo Zampella  dal titolo ”  In ricordo di Gerardo Zampella : “Cosa siamo stati io e la poesia litigiosi amanti””.

Sono previsti interventi di Jolanda Capriglione, Assessore alla Cultura di Capua,  di Enzo Battarra, Giornalista e Critico d’Arte, di Francesca Nardi, Direttore del Tg Luna, di Flavio Quarantotto, gia’ Assessore alla Pubblica Istruzione del Comune di Caserta. Gli interventi saranno moderati dal Giornalista Franco Tontoli  . Il coordinamento sara’ a cura di Lello Allegretti.

L’ evento avra’ inizio con i saluti di Lucia Ranucci Commissario Ept di Caserta a cui seguiranno gli interventi dei vari ospiti.

Il dibattito sara ‘ intervallato da  letture di poesie  tratte da opere di Gerardo Zampella a cura Angelica Greco e Agostino Ferrara oltre che la proiezione del video “Requiem con Gerardo Zampella e Flavio Quarantotto e da interventi del pubblico  con testimonianze, aneddoti e  lettura libera dei testi di Gerardo Zampella da parte dei suoi amici.

Gerardo Zampella, Poeta, Storico e Anima Pensante della citta’ di Caserta, e’ venuto a mancare nel 2015 ed oggi i suoi Amici lo ricordano nella  forza della sua profonda umanita’ essenza fondamentale della sua Arte.

La Poesia di Gerardo Zampella  ama discorrere di immagini, che vanno a costruire le emozioni che non possono non coinvolgere il lettore, in una lettura complessa delle continue metafore con cui si diletta il poeta a raccontare il consumarsi della vita.

Concludiamo con la intensa testimonianza di Francesca Nardi, Direttore Tg Luna , che ha fortemente voluto questo evento.

“…intanto in un vicolo profumato di nidi nascosti/ conobbi la luce e l’uccello notturno/ che alzandosi / mi indicò alla gente senza ambizioni./ La civetta la vidi cadere di pietra in pietra/ con le ali raccolte e le zampe secche:/ io ero già destinato alla mia negazione…”

E così… percorrendo i giorni faticosi della rivelazione lasciata a dimora negli occhi della gente frettolosa, nella voce rauca dell’ipocrisia, nell’evidenza di un tramonto perenne, Gerardo Zampella celebrava nel giorno dopo, lacerando nella sua anima ogni futuro possibile, il suo personalissimo panta rei…e così macerando la vita di dentro e l’altrove nelle analisi spietate ma prive di rancore, ha accompagnato le nostre abitudini, la nostra cialtroneria, il nostro scontento…così era lui…con quel suo viso magro e la memoria di sé che reggeva inconsapevole…come raccolta nelle mani scarne e nodose, mostrando la patinata allegoria del suo dolore…un dolore tradotto e raccontato in mille ordalie verbali, in mille incomprensibili sospiri… un dolore evidente…talvolta persino timido …talvolta aspro e volutamente esibito…Gerardo era questo…ma Gerardo era molto altro fuori dal sé, proiettato nella smania breve e consumata di una esistenza che si spalmava ogni volta diversa su pentagrammi leggeri, mobili come le foglie che la sua mano non avrebbe mai sfiorato…

Quell’uomo che inclinava la testa di lato, guardandoti di traverso irridente quando, dopo lunghe assenze prive di voci e suoni, incontravi per caso all’angolo di via San Carlo… era un poeta…o forse…il poeta…Non ti chiedeva conto dell’ultimo alterco fatto di insulti roventi resi possibili nella loro apparente spietatezza, da un affetto che si perdeva a ritroso nella nostra vita vissuta e nei secoli immaginati e continuava il racconto interrotto…Era un poeta…le metafore dell’amore trapassavano i sensi e la pelle…gli approdi immaginati si consumavano nei versi assaporati e bevuti lentamente come in un amplesso…la ribellione si ergeva come un guerriero argenteo ed i versi diventavano scultura millenaria…storia dell’unico uomo e dell’unica donna…Era un poeta…lontano dal mondo degli altri, dalle povere cose trascinate con fatica, Gerardo creava ed offriva coppe di silenzio interrotto dal tuono improvviso e poi la quiete del verso ambrato, soave…intimo. L’ estrema raffinatezza dei suoi versi si confonde nell’anima di chi lo ha conosciuto con le emozioni inespresse che vi dilagano silenziose, devastando la ragion d’essere e fermando il tempo…ed ora che ogni angolo di via scompare inesorabile dal presente ed è già negazione di ogni possibilità universale, leggiamo ad alta voce convulsi le parole dedicate alla “madre sconosciuta” affinché la bellezza del suono sia balsamo per noi che l’abbiamo perduto così come…forse…la loro origine fu la disperata ricerca di consolazione che ha accompagnato la vita di dentro di Gerardo. Il poeta che viveva nella sua pelle è passato tra la gente… schiere informi e scomposte di cui si intuiva l’arrogante ignoranza, lasciando dietro di sé l’eco di passi inusuali, cadenze preziose che scolpivano, rendendoli indelebili, gli orrori della presunzione che dilagava inondando il potere e nutrendosi di nulla fino ad essere ciò che è…La poesia di Gerardo è uno scrigno sovente inaccessibile…lo è sempre stato…soprattutto per coloro che non potevano consentirsi il lusso di avere in giro per la città, termini di paragone scomodi e quindi l’eccellenza della sua ars poetica è stata adagiata per anni ed anni nelle anticamere della “cultura di potere” opportunamente riesumata quando diventava impossibile ignorarla…Oggi il poeta ha deposto la penna…largo agli amici del cuore che inonderanno le platee, spazio agli estimatori di cui abbiamo già perso il conto…

“…quante voci avevi/ quante pause resistono./Ma il respiro corto ha anticipato/gli addii certi, e, sapendo dei rifugi/ della giovinezza tua devastata/dalle invidie, io cerco/ cerco e non so riconoscerla:” Francesca Nardi

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