Grande festa al “Piccolo”, il 14 maggio

 Grande festa al “Piccolo”, il 14 maggio, la sera precedente la presentazione del Festival della Valle d‘Itria, per il settantesimo compleanno del Teatro fondato da Paolo Grassi e Giorgio Strehler. Fu inaugurato con “L’albergo dei poveri” di Massimo Gorki, regia dello stesso Streheler e attori Marcello Moretti (poi interprete di Arlecchino), Lilla Brignone, Gianni Santuccio, Salvo Randone…, nella sede odierna: il Palazzo Carmagnola, donato, alla fine del ‘400 da Ludovico il Moro alla propria amante Cecilia Gallerani. Allora, la via che vanta l’edificio, la Rovello, un passo da piazza Cordusio, e due dal Castello Sforzesco, era tranquilla, riservata; e conteneva un po’ di tutto: granai, municipio (sino al 1861), dopolavoro, deposito d’armi, archivio civico, ufficio per la riscossione delle imposte… Nel 1515 divenne patrimonio della città; e dal ’47 ospita un simbolo, un esempio, un tempio noto e apprezzato in Europa. Per l’intensa e importante attività scenica, sempre di altissimo livello.

   Nel corso della conferenza-stampa della rassegna martinese, il presidente Franco Punzi, che con i suoi collaboratori aveva partecipato alla celebrazione, ha detto che il “Piccolo” ha festeggiato alla grande i suoi 70 anni; il Festival ne compie 43, e anche in questa edizione propone un cartellone nutrito e allettante. E, consegnando a Sergio Escobar, che dirige lo spazio di via Rovello, una targa raffigurante l’Arco di Santo Stefano di Martina, ha aggiunto che la città dei trulli fa tra l’altro rivivere l’idea di teatro di Paolo Grassi. “Questa mattina qui c’è tutta la nostra cittadinanza attraverso lo ‘staff’ del Festival, che continua a lavorare sempre con maggiore impegno. La storia ci rende più forti, ma sentiamo la necessità di rinnovarci, e lo facciamo con un’attenzione particolare ai giovani, che domandano musica. Io sono deputato a questa responsabilità”.

   Parlando come sempre a braccio, senza cedimenti all’enfasi e alla retorica, e con qualche battuta scherzosa, Punzi ha messo in evidenza le novità del 2017; ha accennato ai sacrifici e alle difficoltà, che tuttavia non inducono a far lievitare il costo del biglietto . “Martina ha portato il suo Festival in Europa; e il Festival ha fatto scoprire la bellezza della Valle d’Itria, i trulli e la luce e il calore della nostra città… Il Festival ha lanciato un messaggio di civiltà, di amicizia con la musica; ha rappresentato opere mai andate in scena nei tempi odierni; ha lanciato talenti freschi”. Ha aggiunto che la 43.ma edizione è dedicata alla figura di Rodolfo Celletti, storico direttore artistico della rassegna, nel centenario della sua nascita. “A lui si deve l’intuizione artistica su cui si basano ancora oggi le scelte di un Festival fedelmente impegnato in percorsi di ricerca e di approfondimento del Belcanto italiano”. A Celletti  verrà deedicato anche un convegno.

   A sua volta il direttore musicale, Fabio Luisi, rispondendo a una domanda di uno spettatore, ha spiegato: “Per le opere inedite facciamo un lavoro di squadra certosino: richiedono un’accurata, impegnativa, lunga ricerca anche di documenti”. Il festival ha scritto pagine splendide, portando il suo messaggio – ha ricordato il direttore artistico Alberto Triola introducendo l’illustrazione del programma – dal Palazzo Ducale, il luogo del potere, chiuso, austero, possente, a luoghi aperti, grandi, ariosi, come la masseria. Quella di quest’anno al momento in cui scriviamo non è stata ancora decisa; e speriamo che si scelga la “Monti del Duca”, uno dei cento gioielli dell’architettura rurale di Crispiano, che, appartenuto ai duchi di Martina Franca Caracciolo-De Sangro, è un palcoscenico naturale (spettacolare il cortile), la cui data di nascita si colloca tra il XVI e il XVIII secolo.

   Dopo un breve intervento del prefetto Ferdinando Santoriello, commissario prefettizio di Martina, è arrivata una notizia inattesa e gioiosa. L’ha portata Aldo Patruno, direttore generale del Turismo e della Cultura della Regione Puglia: “Al ritorno da Milano Franco Punzi è atteso nella sede della Regione Puglia, a Bari, per concordare, con le altre sei fondazioni partecipate del territorio, la procedura negoziata per il programma artistico dei prossimi tre anni con relativo finanziamento”. Sono esplosi gli applausi, accompagnati da commenti entusiastici del pubblico (critici, attori, registi, editori, melomani, giornalisti, semplici cittadini…). Poco prima Punzi aveva confidato che “sappiamo soffrire, dal punto di vista economico, ma abbiamo fiducia. Siamo poveri nelle tasche, ma ricchi di spirito”.

   Le parole innovazione, ricerca, impegno, che al Festival hanno un valore sacro, sono tornate con Alberto Triola, che ha sottolineato come la rassegna sia fortemente identitaria, ma tesa verso il nuovo, senza dimenticare mai di dare sempre più visibilità agli artisti, che in seno al Festival vivono tra l’altro l’umanità dei rapporti. “Puntiamo dunque sui giovani. In questo cartellone ne compaiono molti: interpreti, registi… Il nostro è un teatro di grande qualità”.

   Breve il discorso di Fabio Luisi, che ha anche evocato le passeggiate giornaliere con il compianto maestro Celletti dal Park Hotel a Palazzo Ducale. “Celletti mi ha fatto capire che cos’è un festival. Un festival è ricco d’iniziative, rende intellettualmente avidi, ci stupisce, ci sorprende, con proposte e idee sincere; mette alla prova le nuove leve; è un’occasione educativa, una sfida…”. Che il Festival di Martina Franca ha stravinto. Sono migliaia le persone che lo seguono, provenendo da altri paesi europei e non solo. Assistendo ai suoi spettacoli, nelle chiese, nei chiostri, a Noci e altrove, oltre che nel cortile dell’imponente Palazzo Ducale, si trascorrono ore esaltanti, rapiti dalla magia della musica, dall’intelligenza teatrale, dai virtuosismi degli interpreti, dalla fantasmagoria dei costumi, dalle scenografie…

   Il battesimo a Palazzo Ducale, in piazza Roma, il 14 luglio, con l’”Orlando Furioso”, Antonio Vivaldi, dramma in musica in tre atti, libretto di Orazio Braccioli, direttore d’orchestra Diego Fasolis, regia Fabio Ceresa (replica il 31). Si continua il 15, il 18, il 22 luglio e il 1° agosto, nel Chiostro di San Domenico, con “Altri canti d’amor”, Claudio Monteverdi; il 16, il 24, il 28 luglio  “Le donne vendicate”, Nicolò Puccini, in scena in una masseria da decidere; il 19 e il 30 luglio, a Palazzo Ducale, con “Un giorno di regno”, Giuseppe Verdi, melodramma giocoso di Felice Romani; il 29 luglio, il 2 e il 4 agosto ancora a Palazzo Ducale con “Margherita d’Anjou”, Giacomo Meyerbeer, melodramma semiserio in due atti di Felice Romani; il 23, il 25 e il 27 luglio, nel Chiostro di San Domenico, “Gianni Schicchi”, Giacomo Puccini, con gli artisti dell’Accademia del Belcanto “Rodolfo Celletti; il 26 luglio il Concerto dello Spirito, nella Basilica di San Martino; il 1° agosto il concerto “I Barrocchisti”, a Palazzo Ducale; il 3, concerto sinfonico, nello stesso Palazzo; il 24 luglio, Festival junior con “C’era una volta Gianni Schicchi”; e poi i Concerti del sorbetto; “Canta la notte” e altri momenti. Il 1° luglio e il 4 agosto “Oltre il Festival, Amore e Marte”: arte, immagini, visioni dalla Magna Grecia al Rinascimento.

   Alla fine, altra musica, “griffata” da Angelo Costantini: una tavolata piena di odori, colori e sapori: dalle mozzarelle ai salumi, ai formaggi, a ogni altro bendidio della nostra terra, comprese le friselle condite con pomodoro pachino, olio e sale. Il nettare di Martina ha fatto la sua parte superba, tra l’altro ricordando Guido Piovene, che, facendo colazione a Martina, bevve “uno squisito vino bianco secchissimo” e ammirò “il più bel barocco pugliese”. Alcuni, già sognando le note musicali che in estate avvolgeranno la ridente Martina e le vie del centro storico,  “qua e là con pendenze lievi come fossero corde tirate e allentate” (Cesare Brandi), al “Piccolo” hanno brindato al Festival della Valle d’Itria alzando i bicchieri. Altri hanno osservato che anche in un calice di bianco o di rosso può esserci una storia. In questi c’era il sole di Martina. culla di tanti uomini illustri.

Franco Presicci 

 

 

 

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 Da sx Sergio Escobar, direttore del Piccolo Teatro di Milano; Franco Punzi, presidente del Festival della Valle d’Iria; Albertyo Triola, direttore artistico.

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