Grazzanise: E’ finita la guerra in trincea

S’intensifica la corsa verso le elezioni comunali di primavera. I candidati a sindaco ora costretti alla chiarezza e all’assalto

GRAZZANISE (Raffaele Raimondo) – “Jnnar’ scummogliapagliar’ ”! “Il vorticoso vento di gennaio scoperchia le capanne di paglia dei bufalai”. Non si esce illesi dal colpo secco dell’antica saggezza popolare locale. Natura e tempo galantuomo dettano le regole, anche in senso figurato. Infatti, terminata a dicembre la strana “guerra di trincea” (durante la quale alcuni notabili della politica grazzanisana si sono addirittura permessi il lusso di sparare qualche botta al mese, drizzando le orecchie per sentire l’eco), adesso in gennaio ci si vede costretti alla chiarezza e all’assalto. D’altronde, i votanti hanno il diritto di sapere i “se” e i “ma”, nonché i “che” ed i “perché”. E allora non c’è più tempo per le “maschere”, eccezion fatta per le carnacialesche “mascherine” che torneranno a febbraio, giusto per rallegrare i tatticismi di una campagna elettorale comunque già cominciata. Adesso si decide! Ed è una fase inevitabile, a dispetto di due “mali” che, in questo lungo periodo di commissariamento straordinario del Comune (vanno invero a compiersi 36 mesi), gli esponenti politici di vecchia e nuova generazione hanno fatto ben poco per curare. Le due viete patologie cui ci riferiamo si chiamano “autoreferenzialità” della leadership e “nascondimento” partitico. La prima (e più recente) malattia corrisponde ad un montare o voler restare in sella di comando perfino contro tutto e tutti: un morbo che in realtà ostacola ragionamenti oculati ed alleanze possibili. Autoreferenzialità che sostazialmente sta a dire “o io sindaco o niente!”. La seconda (e di certo più vetusta) sostiene le “insalate” politiche, favorisce la frammentazione della forza ideologica e determina la debolezza in sede di dialogo con partiti o “stanze dei bottoni” che oltretutto sanno di non poter contare su ritorni di consistenti pacchetti elettorali per le consultazioni extracomunali. Ad aggravare il preoccupante stato complessivo di infermità del quadro politico grazzanisano concorrono altri acciacchi vecchi e nuovi: la contaminazione privato-pubblico che molti candidati ed elettori appoggiano; la generalizzata arretratezza economica che favorisce il mercimonio dei consensi; la scarsa conoscenza che della macchina comunale hanno mediamente gli aspiranti amministratori. Se così non fosse, il dibattito politico avrebbe già affrontato i grossi problemi del Puc, del ciclo integrato dei rifiuti, delle finanze municipali, dell’anemica pianta organica del Comune… Su questo le differenze interpretative e di proposta fra i vari schieramenti che si vanno delineando non si conoscono ancora. Semplicemente, non se ne parla ancora. Epperò si chiedono voti. Al convegno del 4 aprile scorso sullo sviluppo del Basso Volturno il confronto fra i leader locali è mancato e da allora non sono state promosse altre iniziative analoghe, cioè della stessa grande portata progettuale. Sei i candidati a primo cittadino già noti finora: Conte, D’Elena, Gravante, Petrella, Raimondo e Vaio. Altri tuttora nell’ombra o magari artatamente scovati perfino da una certa stampa incline più ad agitar spettri e ad accarezzare vanità che a spingere gli attori a recitar davvero la parte che spetta ad un pubblico rappresentante. Questa stampa sa dov’è il vero tarlo, ma colpevolmente gioca ad agguantare audience. Tuttavia, adesso, finita la “guerra di trincea”, i varchi si restringono e – lo si auspica veramente – si dilatano gli intelligenti spazi delle alleanze. Qualora i primi attori vogliano caparbiamente mantenere la loro esclusiva tesi, a riportarli a più miti consigli ci penserà “jnnar scummogliapagliar’ ”.

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