GRAZZANISE: IL PROTETTORE SAN GIOVANNI BATTISTA HA VISITATO IL SUO POPOLO

Portato in processione da ferventi volontari accollatori . E nella serata odierna torna la banda musicale che piaceva agli antichi padri

GRAZZANISE (Raffaele Raimondo) – Alle 19 in punto di ieri, 29 agosto 2017, la sacra statua di San Giovanni Battista, patrono di Grazzanise, è uscita dalla chiesa madre per la consueta processione del giorno in cui si rievoca il martirio del precursore di Gesù. Liturgico e condiviso rito guidato per la seconda volta dal giovane parroco don Giovanni Corcione accanto al quale erano il sindaco Vito Gravante e il comandante dei Carabinieri Luigi De Santis.

 “Inter natos mulierum, non surrexit major Johanne Baptista” aveva ricordato a mezzogiorno monsignor Salvatore Visco, arcivescovo di Capua, nel volgere sapiente della sua omelia teneramente pronunciata durante la Messa solenne da lui presieduta:  “Fra i nati di donne non vide la luce nessuno maggiore di Giovanni Battista”. Infatti, ebbe il coraggio di dire un fermo “Non licet! ” al re Erode Antipa unitosi ad Erodiade, sua concubina, al tal punto irata da chiedergli in dono la testa del Battista, piuttosto che la metà del regno. “Non è lecito convivere more uxorio con la moglie di tuo fratello! ” così aveva sentenziato Giovanni, già allora voce nel deserto. Ora di sicuro lo sarebbe a maggior ragione, considerando la visione sempre più critica che ampiamente vaga contro l’istituto del matrimonio per la cui strenua difesa Giovanni fu decollato senza pietà. Eppure, egli continua a parlare anche alle genti del nostro tempo, ammonendole affinché tornino a convincimenti e comportamenti moralmente validi. Continua a parlare al “suo” popolo di fedeli grazzanisani che in lunga scia hanno seguito il simulacro portato a spalla dai “volontari accollatori” costituitisi da alcuni anni pure a Grazzanise per spinta di Benito Palazzo, ex leader del Comitato festeggiamenti formato quest’anno da Simmaco Bosco (presidente), Giuseppe Petrella, Giuseppe Natale, Giuseppe Di Stasio, Francesco Petrella, Giovan Battista Abbate, Ferdinando Pezzera, Claudio Raimondo, Angelo Iannotta e Mario Caimano. Un Comitato che oltretutto ha il merito di aver ripristinato la serata di concerto bandistico assai casa agli antichi padri: infatti nel pomeriggio di oggi, 30 agosto, arriva per la gioia degli appassionati il prestigioso complesso lirico-sinfonico Città di Martina Franca che, alle 21, diretto dal maestro Pasquale Aiezza allieterà la piazza che ha il nome del Santo.

Diventa di mese in mese più evidente l’impronta della nuova guida della principale Parrocchia del paese dedicata al Precursore: fra l’altro, l’itinerario processionale finalmente prefissato comincia a a rimettere ordine di tempo e di cammino, mentre preghiere e canti sono intonati con l’apporto, sempre prezioso, del teologo Tiziano Izzo che sovente torna dal Nord Italia alle sue radici, sollecitando il “senso della storia” e il rispetto umano in una realtà in cui ancora troppo spesso “si odiano i vivi e si dimenticano i morti”.    V’è dunque da credere che un nuovo e coerente assetto organizzativo sia alle porte pure per l’altra grande processione che tradizionalmente si svolge a Grazzanise l’8 settembre in onore dell’amatissima Madonna di Montevergine. Un assetto almeno simile alla toccante impostazione che nel secondo dopoguerra seppe dare per tanto tempo il grazzanisano monsignor Modesto Petrella perito in un incidente stradale nel 1974 e ingiustamente dimenticato da allora. A lui la comunità dovette la ricostruzione della cappella distrutta dai bombardamenti del 1943, la costruzione del monumento alla Madonna di Fatima che brilla nel centro storico e dell’attiguo orfanotrofio, oltre alla nascita a Grazzanise di una “casa” della Congregazione di suore Ancelle dell’Immacolata il cui stabile, per volontà della madre generale suor Maria Serruto e dell’intero capitolo, è stato di recente donato alla Parrocchia di San Giovanni Battista che intende riutilizzarlo a fini formativi e ricreativi.

Orbene c’è tanta strada da percorrere. Difatti  non è lieve il fardello di cui si va caricando don Corcione chiamato a solcare rotte per decenni neglette, a rinforzare espressioni di autentica fede in unità di spirito, a riordinar funzioni e compiti, a ristrutturare servizi di carità, ad attrarre folte masse di giovani afflitti da travagliate devianze, a riaprire fertili collaborazioni interparrocchiali e multirazziali, a costruire impianti di gioco per bambini e ragazzi, a favorire insomma stili di pensiero e di vita al passo con la complessità di questi  tempi. Egli sa però di poter contare su un crescente numero di persone di ogni età che approdano all’ambiente parrocchiale col desiderio di capire, di volere il “bene comune”, di “servire” il prossimo.

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