GRAZZANISE: PETRILLO: “HO APPLICATO LA LEGGE CON RISPETTO PER LE PERSONE”

Intervistato al termine di 32 anni di onorato servizio nella Polizia Municipale. Senso del dovere, grande equilibrio e sorriso perenne di un vigile urbano

GRAZZANISE (Raffaele Raimondo) – Questo corrente novembre è il primo mese che l’ormai ex vigile urbano Raffaele Petrillo, classe 1952, trascorre libero dagli impegni di lavoro: infatti, dal giorno di Ognissanti è in pensione. Di animo benigno, sempre sincero e sorridente, argutamente ironico: doti sulle quali ha incardinato un forte senso del dovere. Al termine dei suoi 32 anni di onorato servizio nella Polizia Municipale, abbiamo voluto intervistarlo.

-Vigile Petrillo, vuole raccontare in breve le emozioni avvertite nel momento in cui ha concluso il suo servizio di operatore della Polizia municipale?Vedere il Sindaco, gli Assessori e tutti i Colleghi dipendenti partecipare alla piccola festicciola, organizzata da Nicoletta Del Latte, è stato un momento di grande commozione e gioia; ho pensato: “Allora qualcosa di buono ho fatto!”.

-In tanti anni, a quali criteri si è ispirato nel quotidiano svolgimento del lavoro?Professionalità e serietà, unite alla pazienza. La conoscenza dei vari regolamenti comunali e le norme di légge dello Stato applicate alla stessa maniera e con massimo rispetto delle persone”.

-Può rivelare le più ricorrenti difficoltà incontrate e, per converso, le soddisfazioni che ha

maggiormente avuto durante il lungo esercizio dell’attività professionale?Le difficoltà maggiori sono state quelle di far rispettare le léggi, i regolamenti e le ordinanze a cittadini/e che conoscevo molto bene e questo crea molto imbarazzo ”.

-Come valuta nel complesso, ora che è in pensione, le relazioni vissute coi politici-amministratori che si sono succeduti in trent’anni e con i vari comandanti del Corpo di P.M.? E con i suoi colleghi e con la comunità locale?Ho servito Sindaci e Commissari straordinari (tre scioglimenti del Consiglio comunale e quindi tre Commissariamenti) allo stesso modo, senza guardare il colore politico, ricevendone sempre gratitudine per l’operato svolto. Così mi sono comportato anche con i vari Comandanti che ho avuto, osservando scrupolosamente gli ordini di servizio ”.

-Com’è cambiato, nel tempo, l’impegno lavorativo e qual è il suo giudizio in riferimento all’assetto attuale e all’effettiva operatività dei VV.UU. a Grazzanise?Negli anni sono cambiate diverse cose, soprattutto per quanto riguarda il controllo del territorio spesso fatto con mezzi non adeguati ai tempi“.

 -Di che cosa avrebbe bisogno, secondo lei, il potenziamento di efficienza del locale Corpo di P.M.? Per di più, ha da lasciare consigli all’ipotetico giovane vigile che subentrerà al suo posto?Ci vorrebbero almeno 4 nuovi vigili full-time per garantire il servizio anche di pomeriggio. Devono essere preparàti”.

-A quali impegni pensa di doversi dedicare di più in questa nuova stagione della sua vita? E quali svaghi, d’ora in avanti, ritiene di potersi giustamente consentire?Per il momento mi dedico alla cucina o arte culinaria “.

Essenziale, riservato e soprattutto paladino di serietà professionale, Raffaele Petrillo ha semplicemente tradotto nelle brevi risposte il suo carattere, il suo stile, la sua visione dell’esistenza. Per la verità, fra le nostre domande c’erano le micce pronte a far riemergere roventi questioni che, da anni lontani ad oggi, hanno purtroppo  attraversato e stanno attraversando ancora l’identità complessiva e l’azione istituzionale della Polizia municipale grazzanisana. Ma il vigile Petrillo, da par suo, ha glissato, s’è fermato sulla soglia della fornace. Come ha mantenuto equilibrio durante tutta la sua carriera, così sa conservarlo anche ora a raccontarla. Nelle sue brevissime risposte nessun astio né adulazione alcuna. Compostezza, soltanto mirabile compostezza. Quella che magari talvolta dimentica da appassionato tifoso del Napoli, egli che in gioventù è stato pure un bravo calciatore e suonatore di chitarra. L’energico vigile Petrillo sa distinguere le cose importanti della vita dalle effimere, egli che dal dolore ha saputo ricavare la spinta per diventare più umano, più autenticamente cristiano, e dalle gioie i germogli per entusiasmarsi e rafforzare ancòra gl’ideali maturati in famiglia, nello studio, in campagna, fra la gente.

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