La giornata della Donna: L’8 Marzo non è un giorno per festeggiare ma per ricordare e continuare a combattere….

 di Domenico PETRILLO

Non c’è nulla da festeggiare perché nel 2017 ci sono ancora una moltitudine di Stati dove le donne non hanno alcun valore se non quelle di essere delle schiave e giocattoli nelle mani dell’uomo maschio. Esiste ancora una forte discriminazione contro le donne che ha l’effetto  di pregiudicare  il godimento dei diritti umani e delle libertà fondamentali in campo politico, economico, sociale, culturale e  civile. Nei Paesi occidentali vi è la parità dei sessi e la donna vive una condizione di uguale dignità e responsabilità in tutti i vari ruoli che si incontrano all’interno della società. La donna riveste un ruolo primario perché è considerata la colonna portante della famiglia e nulla le preclude la possibilità di svolgere fuori casa una qualsiasi attività lavorativa da vera e propria protagonista.  Al contrario, in molti paesi non a cultura occidentale,  dove vi sono radicalizzazioni dell’Islam,  dell’Induismo, del Confucianesimo, Taoismo e altre religioni monoteiste, l’universo femminile vive una condizione piena di limiti e restrizioni causata dalla marcata superiorità dell’uomo. Le donne non hanno per niente  raggiunto quella dovuta e meritata emancipazione e  sono  ancora schiave del sesso maschile.  Anche se dal punto di vista religioso non sembrerebbero esserci problemi per la vita eterna che l’attenderebbe dopo la morte, nella vita terrena non è affatto così poiché  molte  dottrine non cristiane prevedono che la donna, finché rimane in famiglia, è sottoposta all’autorità del padre e dopo, quando si sposa, passa sotto l’autorità del marito. In questo modo le donne sono private dei fondamentali diritti umani e civili: non godono della libertà di spostamento, della libertà di espressione e di parola; non possono procedere negli studi, né tanto meno fare carriera o ricoprire cariche o posizioni di responsabilità in campo civile o religioso. Non possono decidere il proprio destino, né quello dei propri figli, sono obbligate a coprire il proprio corpo e spesso anche il viso e sono totalmente sottomesse all’uomo da cui possono venire anche ripudiate. Addirittura in molti paesi del terzo mondo, non hanno alcun diritto compreso quello più importante che è il diritto all’esistenza, alla salute, alla procreazione consensuale, al benessere psicofisico tanto da subire passivamente mutilazioni genetiche che nemmeno nei popoli primitivi si praticavano. Proprio per questo l’8 Marzo non va considerato come una festa per le donne ma come una data che deve ricordare a tutti gli esseri umani razionali e timorati di Dio, che bisogna ancora lottare per far sì che quanto prima, tutte le  donne  di qualsiasi razza o colore possano sorridere anziché gridare dal dolore, cantare l’amore  anziché piangere. Senza donna non c’é speranza di sopravvivenza; rappresenta la ricchezza più preziosa che un uomo possa trovare. Vederla è come apprezzare un dipinto, ascoltarla è come udire una melodia.  La donna è paragonabile al fiore dell’esistenza e il proprio sorriso è paragonabile al sole che scalda il cuore degli uomini;  il  mondo non esisterebbe senza la sua  presenza perché  “è la vita che da la vita”. E allora, proponiamoci con tutta la forza di lottare insieme per spezzare quelle catene rappresentate dall’ignoranza e dalla prepotenza;  diamo voce a quelle donne che ogni giorno  “urlano in silenzio” il proprio dolore, a quelle donne  che vivono con il viso tumefatto perché il proprio uomo conosce solo quel tipo di fiore da regalare, a quelle bambine divenute troppo in fretta donne,  a tutte le donne intrappolate dai preconcetti e dalle ipocrisie e a quelle imprigionate in una cultura che le penalizza senza lasciarle libere di manifestare il proprio essere donna.  Facciamo si che questa  giornata appena trascorsa non resti solo una fiammella ma si trasformi in un faro di civiltà che dia luce a questo nostro mondo pieno di oscurità.

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