La Riforma Costituzionale del Governo Renzi

La Riforma Costituzionale del Governo Renzi (anche detta Riforma Boschi) è la proposta di riforma della Costituzione della Repubblica Italiana contenuta nel testo di legge costituzionale approvato dal Parlamento italiano il 12 aprile 2016 e che sarà sottoposto a referendum confermativo nella seconda metà dello stesso anno.

La riforma, nata con un disegno di legge presentato dal Governo Renzi l’8 aprile 2014, si prefigge «il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione».

Il provvedimento prevede in particolare una radicale riforma del Senato della Repubblica, la cui principale funzione diventerebbe quella di rappresentanza delle istituzioni territoriali, concorrendo con l’altra camera all’attività legislativa solo in determinate materie (tra cui quella elettorale e l’attuazione di normative e politiche dell’Unione europea). Il numero dei senatori viene ridotto a 100 membri, i quali – eccetto quelli nominati dal Presidente della Repubblica – saranno designati dai Consigli regionali fra i loro stessi componenti e fra i sindaci dei propri territori. La Camera dei deputati rimarrebbe quindi l’unico organo ad esercitare la funzione di indirizzo politico e di controllo sull’operato del Governo, verso il quale resterebbe titolare del rapporto di fiducia. La riforma contempla anche l’abolizione delle province e del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (CNEL), oltre a sopprimere l’elenco delle materie di legislazione concorrente fra Stato e Regioni; sono previste inoltre modifiche in tema di referendum popolari, procedimento legislativo, uso della decretazione d’urgenza, elezione del Presidente della Repubblica e nomina dei giudici della Corte costituzionale.

Come previsto dall’articolo 138 della Costituzione, la riforma – aspramente avversata dalle opposizioni parlamentari e da alcuni giuristi – non essendo stata approvata da almeno i due terzi dei membri di ciascuna camera, non è stata direttamente promulgata, essendo prevista la facoltà, già sfruttata, di richiedere un referendum per sottoporla al giudizio popolare. A differenza di quelli abrogativi, i referendum costituzionali per esseri validi non necessitano il raggiungimento di un quorum di votanti; la riforma costituzionale sarà quindi promulgata dal Presidente della Repubblica ed entrerà in vigore se, e solo se, i voti a favore saranno maggiori di quelli contrari.

Nella foto: Matteo Renzi e Maria Elena Boschi, promotori del ddl costituzionale in Parlamento

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