La sana e fresca comicità di “Venerdì 17”, dell’attore e regista napoletano Antonio Grosso

APPRODANO AL ‘FABRICAFESTIVAL’, DI FABRICA DI ROMA

di Daniele Palazzo

 

NAPOLI-Nell’ambito della rassegna teatrale “FabricaFestival”, di Fabrica di Roma, in provincia di Viterbo, che, un cartellone pieno zeppo di eventi artistici di rilievo, si presenta come una della manifestazioni più importanti ed interessanti del suo genere non solo a livello nazionale, è il momento della Compagnia Teatrale “Tra Palco e Realtà, di Portici(Napoli), che, il 20 novembre prossimo, presso la moderne e funzionali strutture del “Palarte”, porterà in scena la commedia brillante “Venerdì 17”(il Direttore Artistico della medesima kermesse, Carlo Ciaffardini, l’ha selezionata tra le centosessanta giunte sul suo tavolo) del noto del noto attore e regista partenopeo Antonio Grosso. Anche in considerazione della lunga scia di successi e consensi con cui il componimento grossiano si è già segnalato ad ogni sua uscita, negli ambienti artistico-culturali non solo locali, dunque, si registra una’attesa più che trepidante per l’annunciata esibizione del quotato ed acclamato gruppo di recitazione cresciuto e formatosi  all’ombra del Vesuvio. Il successo di “Venerdì 17”, come anche dei lavori che lo hanno preceduto, è da ascriversi si alla grande bravura e al più che ammirevole senso della scena del suo autore, si alla magica atmosfera che regna ogni volta che la stessa “piece” viene portata all’attenzione del grande pubblico e a quella della critica più raffinata, si all’alto livello, anche in chiave meditativa, del contenuto e dei messaggi che ne emanano copiosi, ma, anche e soprattutto, alla grande  sinergia e all’ottimo essere e fare squadra dell’intero parco-attori che, ogni volta, la porta in scena. Insomma, il “nocciolo” della costante ascesa di Grasso e compagnia verso quell’Olimpo di perfezione artistica e grande esaltazione nel campo espressivo che da anni, li vede assoluti protagonisti si è delineato prevalentemente attraverso un ensamble davvero unico con il loro affezionato eppure esigente seguito, che, spesso e volentieri, si fa tutt’uno con loro, trasformando, magicamente, quella che doveva essere solo una rappresentazione di pochi “eletti” in un vero e proprio affresco di arte recitativa che, tutt’uno tra palcoscenico e platea, ha il potere di coinvolgere tutti, ma proprio tutti, in un afflato di corale recitazione, permettendoti di librati sempre più nel cielo dell’arte teatrale, fino a permetterti di toccare, felice e contento di farlo, confini e limiti di un’assolutezza che, in precedenza, avevi solo sognato.   Come di evince da una nota, a suo tempo, diffusa sul territorio e nei più noti santuari teatrali della Penisola, “l’ossatura di “Venerdì 17” è imperniata intorno alle vicissitudini che, al fine di ridare forma e vita ad una chiesa e ad una comunità di fedeli in difficoltà, si ritrovano ad affrontare una coppia di giovani sacerdoti catapultati in un paesino del casertano che definire di frontiera sarebbe davvero poco e finanche riduttivo. Il loro obiettivo, centrato in pieno, è quello di riuscire a riportare da questa parte della barricata soprattutto le giovani leve e a ridestare il loro interesse per l’onore e la dignità della persona e, nel contempo, strapparle dalle grinfie mefistofeliche della malavita organizzata e, quindi, distrarle da certe visioni del mondo e della società in cui tutti viviamo che non promettono niente di buono né per il secolo presente né per quello futuro”. Nobilissimi ed ultraseri fini quelli delle due vesti talari protagoniste dell’opera di Grosso, che, pur zeppa di situazioni comiche esilaranti e paradossali e, a volte grottesche, esaltano il lavoro svolto da tutti coloro che, animati solo da principi di giustizia cristiana, equità sociale e dignità della persona, vengono spediti ad evangelizzare contesti difficili e spesso ostici come quelli di centri in cui le uniche leggi che contano sembrano essere quelle delle armi, della prevaricazione e dell’arroganza del potere mafioso. Alla fine, seppure a caro prezzo, missione compiuta da tutti i punti di vista. Infatti, oltre alla profondità e alla concretezza operativa del messaggio che gli attori di “Tra Palco e Realtà” e il loro leader hanno inteso lanciare, restano la consapevolezza e la soddisfazione di essere alle prese con un contributo di grande se non assoluto impatto artistico-culturale, di un’opera la cui grandezza appare destinata a travalicare i limiti del tempo e dello spazio, guadagnandosi un posto d’onore tra i capolavori non solo teatrali di ogni tempo. Concludendo, siamo alle prese con un evento di cultura teatrale che, a mo’ di un treno che passa una sola volta nella vita, li amanti del teatro con la T maiuscola non devono e non possono farsi sfuggire.

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