“Le Centenarie” unite nel nome della pizza napoletana

Sono 10 storici pizzaioli a salvare la vera pizza di Napoli

Continua e si intensifica la missione dei papà della pizza che in luglio come storici per aver conservato la continuità di esercizio in locali ultracentenari, dedicati dai loro avi alla pizza, vennero premiati dal sindaco Luigi De Magistris. Questi famosi nomi di Napoli, ricevettero a palazzo San Giacomo dal sindaco una targa di “riconoscimento all’unicità e alla tradizionalità del lavoro centenario svolto dalle più antiche pizzerie della nostra città e per aver creato l’Unione Pizzerie Storiche Napoletane (UPSN) “le Centenarie”.

Le pizzerie che rappresentano l’UPSN sono: la pizzeria “Starita a Materdei” nata nel 1901, con l’attuale conduzione di Antonio Starita, che impegnato nel promuovere la pizza napoletana anche negli Usa, prevalentemente si avvale a Napoli della collaborazione della consorte Rosanna Formisano e dei figli Giuseppe e Mena. La “Pizzeria Gorizia 1916” a piazza Vanvitelli condotta da Salvatore Antonio Grasso e dal figlio Salvatore Marco Grasso per gli amici Toto. La Pizzeria da Michele dal 1870, famosa con il servire su tavoli di marmo esclusivamente pizze marinara o margherita, della quale conservano le tradizioni la quinta generazione con Alessandro Condurro. L’Antica Pizzeria Port’Alba” dal 1830 (1738), dove la storia continua con Gennaro Luciano. La Pizzeria Mattozzi a Piazza Carità”, che nata nel 1833, successivamente è stata rilevata da Alfredo Surace, suo direttore di sala dal 1930, che l’ha portata avanti con la moglie Concetta Perrone ed i figli Franco e Lello, per poi quest’ultimo lasciare al proprio figlio Paolo le redini della conduzione. La Pizzeria Capasso a Porta San Gennaro” che nata nel 1847 (1845), condotta da Vincenzo Capasso, alla settima generazione, vanta ancora la collaborazione di nonno Vincenzo, il pizzaiolo storico più anziano vivente. La Pizzeria Lombardi 1892 a Foria” oggi condotta dalla quinta generazione con Nando, Gigi, Enrico Maria e Carlo Alberto. La Pizzeria Ciro a Santa Brigida”, che ha origine nel 1850 (1902), ed attualmente ne è proprietario l’erede Antonio Pace. La Pizzeria Umberto” che con la famiglia Di Porzio, dal 1916, trova oggi nei fratelli Massimo e Lorella Di Porzio, gli attivi e giovani imprenditori che, in zona Chiaia, testimoni del passato, conservano per tramandare i sapori partenopei, insieme a Roberta e Linda. L’Antica Pizzeria Ciro dal 1923” meglio conosciuta come pizzeria “Trianon”, dall’omonimo Teatro nell’antistante piazzetta, per la quale trova continuità il nipote Giorgio Moffa, che con le sedi di Gaeta e a Formia, rappresenta l’unica pizzeria centenaria con sede operativa fuori del territorio napoletano. Poi come accennato da Starita, il gruppo potrebbe essere ampliato di due o tre pizzerie che non hanno ancora chiesto l’adesione, ma che troverebbero disponibili i 10 dell’Upsn a vagliare le loro richieste di ingresso.

Per presentare alla stampa ed all’imprenditoria italiana il loro progetto, occorreva una location veramente unica e quale migliore occasione che quella del cogliere l’ospitalità offerta da Antonio Pace, un componente del gruppo, che ha il merito anche di aver creato la sede dell’AVPN – Associazione Verace Pizza Napoletana dove la scuola per pizzaioli diviene veramente un’Arte. Oltretutto per chi giunge da fuori Napoli questa Scuola di Pizzeria e arte culinaria, permette di essere ben raggiungibile con l’uscita Capodimonte della Tangenziale e di essere l’immediato impatto con la storia di Napoli perché situata al di sotto della Reggia di Capodimonte con il suo Museo e dominante l’alta parte dell’intero panorama della città partenopea. Nella rotonda che dalla città alta si affaccia sulle bellezze di Napoli, mirabilmente illuminata a festa per la particolare serata Upsn, con luci fra gli alberi che  ne rendevano ancor più armonioso e suggestivo il momento, in una calda serata resa piacevole dalla strategica posizione di ubicazione del luogo, con l’esperienza cura e grande impegno in particolare di Salvatore Grasso e di suo figlio Toto, la kermesse del via all’Unione di intenti per la storia di Napoli nel mondo, è partita con gran successo. Dopo una perfetta accoglienza degli intervenuti alla manifestazione che ha visto Salvatore Grasso e figlio pronto a risolvere tutte le esigenze che potevano presentarsi agli ospiti tipo informazioni, parcheggio auto ed altro, si è passati alla conferenza stampa. A dare il benvenuto a tutti, il padrone di casa Antonio Pace che ha affermato che: “Questa Unione deve difendere la storia della pizza, che noi abbiamo la possibilità di mostrare al mondo, anche attraverso tante documentazioni, di appartenerci come nostra storia, perché difendendo questa storia difendiamo la paternità di Napoli. Se si guarda una foto, con occhio poco esperto, le pizze sembrano tutte uguali, ma con il rispetto per tutte, non chiamate napoletane le pizze diverse, il giudizio lo lasciamo ad altri, ma con i successi che stiamo ottenendo nel mondo, siamo certi che dove arriva la pizza napoletana le altre arretrano, perché le altre servono a sfamare, la nostra è un momento di cultura, è una cosa diversa”. Poi le delucidazioni sulla UPSN da parte del suo presidente  Antonio Starita, che ha sottolineato che questa non vuole essere uno dei tanti esistenti o nascenti sodalizi dedicati ai pizzaioli, ma un accorpamento di persone che avendo in mano loro la continuazione di un’arte e contemporaneamente la conduzione di un locale che da oltre 100 anni è detentore di una propria insegna ed una propria storia, hanno deciso di unirsi in difesa, per continuare a portare avanti queste virtù ed anche per trasmetterle al mondo con le finalità di valorizzare ancor più la Pizza, la sua storia, l’arte del vero pizzaiolo e con questi valori anche la bellezza è cultura di Napoli e del suo popolo. È stata poi la volta del Vice presidente dell’UPSN Salvatore Grasso, che giustamente più che esporre intendimenti già illustrati, scopi e finalità, in un momento storico come questo ha ricordato alcuni momenti vissuti con i suoi avi e per i suoi avi come l’aneddoto molto significativo: “nei giorni scorsi è passato dalla mia Pizzeria Gorizia a Piazza Vanvitelli, un mio cugino coetaneo con il quale abbiamo diviso ai tempi della scuola vari momenti anche di svago. A volte passavamo da mio nonno che preparava alcune pizze olio e pomodoro da mangiare a volo a volo, che lasciava sul marmo a chiunque dei dipendenti, ai quali non era consentito sedersi, volesse gustarle. Io e Carmine passavamo spesso per mangiare questo buonissimo pezzo di pizza, e questo mio cugino mi ricordò questo particolare dicendo – Salvatore però ti ricordi il nonno che belle pizze faceva? Io colsi l’occasione che il forno era abbastanza fresco e non essendo molto caldo ebbi la possibilità di cercare di ripetere quelle antiche gesta ed elaborai una pizza marinara, sottile, cotta a bocca di forno, come la faceva il nonno, la tagliai e lui assaporandola al secondo boccone con le lacrime agli occhi disse: ecco questo deve significare una pizza, il gustarla deve dare emozioni. Ho raccontato questo episodio perché è quello che deve significare anche la nostra Unione; le emozioni non muoiono mai”. Grasso ha ricordato anche perché la sua pizzeria si chiama Gorizia dicendo che: “il 20 agosto 1916, quando mio nonno Salvatore Grasso aprì la pizzeria, si era nel periodo della Grande Guerra, le truppe italiane stavano entrando in Gorizia…”Quale nome migliore?” pensò Don Salvatore, che con il cuore pieno di gioia per l’italianità innata e sentita chiamò Gorizia….la sua – Pizzeria Gorizia”. Non c’è vomerese che almeno una volta non abbia varcato la soglia della pizzeria Gorizia, anche perché quella volontà che ora viene espressa da suo nipote Salvatore unitamente al figliolo di portare avanti un discorso di continuità di storia e proiettarla verso mete più alte è proprio quello che ha fatto il Salvatore del 1916 che ha aperto un locale, rendendolo anche unico, perché ubicato nella zona, allora molto meno popolata del Vomero, che rappresentava una zona d’élite di Napoli. Alla zona di prestigio scelta da Don Salvatore, si aggiunse anche la variante della pizza, che se nelle zone di centro città e popolari, come in tutte le pizzerie enunciate sopra tranne quella nata contemporaneamente a Chiaia, altra zona aristocratica di Napoli, veniva chiesta sbordante dal piatto per meglio soddisfare il desiderio di fame, al Vomero prendeva proporzioni e dimensioni molto più ridotte che erano gradite dagli avventori d’altro tipo.  Di successo in successo Don Salvatore giunse a realizzare, così come è ora la sua pizzeria che venne inaugurata dal Duca Pironti, che invitò il meglio della Nobiltà dell’epoca la quale espresse, anche successivamente, grandi apprezzamenti per la pizza e le altre proposte. Altro conseguenziale successo che una pizzeria che fa una pizza con la “P” maiuscola ha ottenuto è stata sempre la presenza di grossi nomi come quelli dei giocatori  del Calcio Napoli, quando si giocava al Collana, come anche quella degli attori del vicino teatro Diana, Totò, i De Filippo e poi i politici come l’on. Almirante, cantanti come Roberto Murolo, il “ maestro “ Sergio Bruni e una miriade di personaggi e VIP più o meno famosi che nel tempo passando per il Vomero, come tuttora, non hanno potuto resistere all’attrazione che ha fatto e fa provare una pizza di Gorizia. Una storia, quella di Gorizia, che certamente non può e non potrà fermarsi, forse più di quella di altri che vantano storie anche belle, ma qui troviamo quel lato commovente che travolge ogni napoletano. Chi scrive, ha personalmente vissuto momenti che rappresentano il sunto dell’impegno nel quale l’Upsn si è immersa, perché era solito gustare prima che Don Salvatore morisse il 23 marzo del 1972, quelle pizze che fino a qualche giorno prima, insieme al figlio produceva con le “incredibili” 70 tavole di pasta al giorno (1050 pizze!). Le pizze, che ancora con le sue mani stendeva e condiva il primo Salvatore, erano quei non tanti dischi che il nonno dell’attuale titolare, ogni sera scendeva ad elaborare per i pochi amici che andavano a trovarlo, sino a giungere, ancora sul banco a far pizze, a girarsi una sera ed improvvisamente andare lontano nei cieli. Come avrebbero potuto certi eredi, di fronte ad una storia simile trasgredire l’impegno dell’Upsn? Come potrebbero altri e ce ne sono almeno già dieci che hanno storie, per certi versi analoghe, non impegnarsi ad evidenziare ed affermare queste passioni? E’ stato questo ed è proprio questo lo spirito propulsore dell’Upsn che vivaddio, una volta ormai formatasi dovrà superare ogni ostacolo anche quello di coloro pensanti che la pizza possa essere solo un business commerciale. Numerosi gli interventi in conferenza stampa, che dopo quelli dei tre leader dell’Unione, si sono succeduti per esprimere congratulazioni sul progetto ed offrire anche un loro contributo di volontà d’azione di sostegno all’iniziativa. Una serata ben organizzata a partire dalla conferenza per passare poi al momento ludico che ha visto gli ospiti dapprima su una terrazza dell’AVPN sorbire aperitivo e buffet di antipasti, ovviamente con prodotti di eccellenza, per poi passare sull’altra terrazza dello stesso edificio con un catering d’apparecchiatura tavoli veramente elegante a cominciare dalla brochure appositamente realizzata con la storia delle pizzerie UPSN ed il ricco menù proposto per la serata con le pizze di quartiere elaborate dai sopra citati maestri pizzaioli e servite ai tavoli. Una riproposizione delle classiche fritture napoletane, o’ panzarotto, a’ pall e’ ris, a’ frittatin e maccarun, servite nel classico colafritto con pentolino raccoglitore, è stata seguita dal donare agli ospiti le “Pizze di Quartiere” quelle classiche Marinara, Margherita e Pizza con i  cicinielli, in due varianti, ossia “A rota e carretta” (grande, con cornicione poco pronunciato e sottile) tipicità dei quartieri popolari del centro di Napoli e “Al piatto” (più piccola  e con cornicione più pronunciato) tipica dei quartieri borghesi di Chiaia e Vomero, che hanno voluto anche richiamare luogo e tradizioni vere dei pizzaioli che le hanno prodotte.

Le chicche di gusto che invece hanno preceduto il momento conviviale ai tavoli sono state rappresentate dal Prosciutto di San Daniele DOP Az. Beretta e Salumi di maiale nero casertano Az. Tomaso Salumi a cura dello Charcutier Salvatore Cautero, latticini dell’azienda Euro Iovene. Per il beverage oltre l’acqua Ferrarelle, non poteva mancare la, ancora tutta Italiana birra di Merano, la Birra Först del trentino, rappresentata da Luca Pellizzon, Event Manager e Brand Devolper dell’azienda. Sempre per il beverage un tutto pasto da inizio serata fino a termine con fiumi di Franciacorta Millesimato Millè Az. Villa Cresia – una unione di eccellenze del nord con quelle del sud a dimostrare gli spazi che l’Upsn intende conquistare proponendo solo autenticità di prodotti e per quanto le riguarda la Pizza storica napoletana.  Un open bar curato da “Bar in Movimento” ha allietato i gusti di desiderosi del bere gli svariati Cocktail elaborati dai giovani barman, mentre leggiadre donzelle offrivano, girando tra la folla, mignon di Amaro e Limoncello della “Lucano”. Una serata allietata dal sottofondo musicale di swing, che il gruppo “The Vox Inside” ha permesso di gustare fino a tarda notte, anche dopo il taglio della tradizionale torta, ovviamente a mò di pizza, realizzata da “Casa Infante” che ha accompagnato il momento dessert con specialissimi “finger- sweets”. Un brindisi finale per un IN BOCCA AL LUPO all’Upsn, è stato quello eseguito, sempre con Franciacorta Millesimato Millè Az. Villa Cresia, ma questa volta con le magnum, ancora più significative per il grande successo che si è voluto augurare di potere ottenere a questo gruppo di salvatori e promulgatori della storia di Napoli.

Giuseppe De Girolamo

 

1 UPSN in gruppo

2 il brindisi Franciacorta Millesimato Millè Az. Villa Cresia

3 il brindisi Franciacorta Millesimato Millè Az. Villa Cresia

4 il taglio della torta

5 Intervento di Salvatore Grasso ed alla sua destra Antonio Starita,
Antonio Pace e Alessandro Condurro

6 Invitati alla Conferenza Stampa

7 l’Upsn con i The Vox Inside

8 Salvatore Grasso ed alla sua destra Antonio Starita

 

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