“Le vite degli altri” un capolavoro da vedere!

di Raffaele CARDILLO

Qualche sera fa, nel mentre ci si annoiava nel fare <zapping> alla ricerca di qualche programma che ci consentisse di trascorrere una serata, perlomeno, accettabile, casualmente ci siamo imbattuti nel visionare un film che, sulle prime, sembrava noioso, successivamente si è poi rivelato un autentico capolavoro!

Stiamo facendo riferimento a quello che può essere considerato un <cult movie>, premiato con un Oscar come migliore film in lingua straniera, che risponde al nome “Le vite degli altri”.

Mai affresco a tinte fosche, più significativo, che rappresenta e fotografa in maniera impietosa, il periodo storico di Berlino Est  che va dal 1961 anno di erezione del muro fino alla sua caduta il 9 novembre 1989.

Un quadro raccapricciante di quanto avveniva in quella che era  l’ex capitale del Reich, sotto l’asfissiante dominazione sovietica e quindi filocomunista, dove tutti i cittadini erano monitorati e vessati dalla polizia politica: la famigerata “STASI”.

Un organismo, sapientemente rodato, a mezzo di funzionari altamente specializzati che riuscivano a carpire ogni più recondito segreto dell’inquisito di turno, con domande ficcanti e ripetitive, che fiaccavano e destabilizzavano l’intelletto : una tecnica raffinata di manipolazione mentale applicata con lucida determinazione e con risultati più che soddisfacenti, nei regimi totalitari.

Un nuovo modo di condizionamento e di assoggettamento delle masse, teorizzato dal filosofo e sociologo francese Michel Foucault che va sotto il nome di “biopotere”, ossia la gestione del corpo umano nella società, nonché la sua utilizzazione e il suo  controllo.

La trama del film, abbastanza articolata, ci racconta la storia di uno scrittore di successo, che non riesce a far esplodere appieno il suo estro creativo, per le imposizioni e restrizioni psicologiche del regime che, considerava “altri” tutti coloro che non si attenevano alle regole auree dettate dal <socialismo>.

Il nostro artista, siccome era dotato di autonomia di pensiero, era inviso al sistema e, quindi,  potenzialmente pericoloso e necessariamente da sottoporre a controlli a mezzo di <cimici> ed altre diavolerie elettroniche, il tutto a sua insaputa.

Ed è a questo punto che viene fuori il vero protagonista del film: il mastino istruttore della <Stasi> che era addetto all’ascolto dell’Inquisito, non riesce a svolgere il suo <sporco lavoro> con diligenza, anzi favorendo e coprendo il perseguitato, depistandone le indagini, come se si fosse operata in lui una sorta di conversione, un compenetrarsi nella vita della sua vittima, e nello stesso tempo riconoscere il declino dell’autoritarismo politico tedesco.

Scoperto il suo doppiogioco, ne sopporta con decoro le conseguenze, consapevole di avere agito in piena coscienza, riconoscendo le brutture di un sistema che, pur di sopravvivere, annulla la vita dei suoi consociati!

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