Migranti, 36 morti in un naufragio nell’Egeo. In Turchia un bambino di 4 mesi muore di freddo.

Il naufragio causato dalle avverse condizioni meteo: tra le vittime tre bambini. Il neonato morto di freddo era nella tenda dove si era rifugiata la famiglia nella provincia di Batman. Dopo la decisione di Svezia e Danimarca di ripristinare i controlli alle frontiere, il commissario Ue agli Affari interni e all'immigrazione Dimitris Avramopoulos convoca i rappresentanti dei governi dei due Paesi e della Germania

Ennesima giornata di conta delle vittime della disperazione e dell’immigrazione in Turchia dove, in un naufragio, 36 migranti tra cui 3 bambini hanno perso la vita quando l’imbarcazione su cui speravano di raggiungere la Grecia è affondata. I corpi sono stati riportati indietro dalla corrente: la polizia ha reso noto che 11 sono stati trovati sulla spiaggia di un complesso residenziale nel distretto ai Ayvalik, nel nord-ovest della Turchia, a poche miglia nautiche dall’isola greca di Lesbo; mentre altri 10 erano sulla costa del distretto di Dikili.

E sempre in Turchia, nella provincia sudorientale di Batman, un piccolo profugo siriano di 4 mesi è morto di freddo nella tenda in cui si era rifugiata la sua famiglia. Secondo quanto riportato dai media locali, nell’abitazione di fortuna non c’erano riscaldamento né elettricità. “Siamo scappati dalla morte, ma il nostro bambino è morto congelato qui”, ha detto il padre, chiedendo l’aiuto delle autorità turche per un altro suo figlio di 3 anni.

Intanto, dopo la decisione di Svezia e Danimarca di sospendere di fatto Schengen reitroducendo i controlli alle frontiere, il commissario agli Affari interni e all’immigrazione Dimitris Avramopoulos ha invitato i rappresentanti dei governi dei due Paesi e della Germania per “coordinare al meglio la gestione comune della pressione migratoria”. La riunione è in programma domani, mercoledì 6 gennaio, con il ministro degli Esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier, che vede in pericolo la libertà di circolazione in Europa. “In Europa – dice il ministro – dobbiamo mirare tutti allo stesso scopo: trovare una soluzione europea per il flusso di profughi e proteggere le nostre frontiere esterne dell’Ue”.

Sono in tutto sei i paesi europei dell’area Schengen che hanno reintrodotto i controlli alle proprie frontiere, in deroga “temporanea” alla libera circolazione delle persone in seguito all’eccezionale flusso di profughi. Oltre a Svezia e Danimarca, nelle scorse settimane analoghe decisioni erano state prese dalla Norvegia (che non fa parte dell’Unione europea ma dello spazio Schengen), dall’Austria, dalla Germania e dalla Francia. Malta, che aveva reintrodotto i controlli nel periodo della conferenza Ue/Africa sull’immigrazione, è invece tornata alla normalità dal primo gennaio. La reintroduzione dei controlli, prevista dalle regole del codice delle frontiere di Schengen in casi eccezionali (all’articolo 23), era stata finora decisa dai paesi solo per eventi programmati come le grandi conferenze internazionali, che riuniscono in uno stesso luogo i leader mondiali diventando luoghi ad alto rischio per il terrorismo, oppure grandi manifestazioni sportive internazionali. Negli ultimi mesi, invece, la crisi senza precedenti dei migranti e l’emergenza terrorismo hanno provocato un aumento delle richieste da parte degli Stati. Dopo gli attacchi del 13 novembre scorso, anche Parigi ha disposto controlli alle frontiere fino al 26 febbraio prossimo.

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