Migranti, vescovo Nogaro: «Spazi ci sono, tanti istituti religiosi vuoti»

«Sono commosso per ogni parola di questo Papa, con lui Cristo è davvero in terra con la sua volontà. La Chiesa deve, deve raccogliere l’invito. Ha gli spazi, le possibilità. Ed io prego perchè ciò accada con entusiasmo, superando ogni ritrosia, ogni voler rimanere «casta».

Così come prego perchè l’azione di Papa Francesco non venga fermata». Ha appena finito di celebrare la messa vespertina, monsignor Raffaele Nogaro, Vescovo Emerito di Caserta, noto per il suo antico impegno a favore delle migliaia di extracomunitari che «abitano» da sempre Terra di Lavoro. «Ma io ora sono a riposo», si schermisce. A Messa, però, ha parlato con Blessie (Benedetta, ndr), una giovane nigeriana stuprata in Libia e fatta prostituire a lungo, che ha dato alla luce un bimbo frutto di violenze in Africa, e che dopo lo sbarco in Italia ha ricominciato a vivere con il suo bimbo a Caserta, accolta da «Casa Ruth». «Ora – dice Nogaro – questa donna che invocava la morte ha preso a cantare alla vita».

È rimasto sorpreso dall’invito di Papa Francesco ad aprire le porte di parrocchie, santuari e conventi per ospitare una famiglia di migranti, Monsignor Nogaro?
«No, assolutamente. Da questo Papa un appello del genere è assolutamente in linea con la straordinaria rivoluzione che porta avanti. In tutte le parrocchie c’è spazio che si può mettere a disposizione, tanti istituti religiosi sono vuoti. Guai se la Chiesa non apre questi spazi, i migranti sono ”regali” non pesi che il Signore ci dà».

Il messaggio è dirompente.
«Il Papa, anche un anno fa a Caserta, ha chiesto alla Chiesa di uscire dalle chiese, di andare oltre l’apertura rituale delle sue porte, di andare incontro alle sofferenze del mondo. Se si resta dentro, ha detto, ”ci si ammuffisce”. Ha ragione, è meglio sbagliare che non aiutare».

Perchè dice questo?
«Perchè Papa Francesco ha davvero intenzione di cambiare le cose, ed è convinto che la Chiesa debba e possa dare l’esempio oltre ogni etichetta consolidata. La creazione di servizi igienici a Piazza San Pietro gli ha creato problemi, lui sa però che deve spingere, spingere per vincere le resistenze. Anche fino a rompere, se si riesce ad attuare il messaggio di Cristo dell’accoglienza».

C’è il timore che il messaggio di ieri non venga accolto?
«Il rischio esiste, eccome. La Chiesa, parte di essa, può avere resistenze: sappiamo che scardinare il «comodismo» attuale, mettere in discussione la Chiesa benestante, che di questa condizione ha fatto un sistema di vita, è rischioso».

Gli spazi, lei ha ricordato, ci sono. Solo questione di mentalità, allora?
«È così, c’è poca generosità in chi gestisce molti conventi vuoti. Ma a che servono? A che servono questi tesori, solo a fare mostra di noi stessi?».

Papa Francesco rischia di essere fermato all’interno della Chiesa?
«Certa Chiesa fa di tutto per bloccarlo, ma lui sorride. Quando mi ha raccontato degli episodi di resistenza all’interno, però, mi ha detto di non aver paura, perchè ha Cristo con sè, il Cristo che salva il mondo soffrendo, non facendo vita comoda. Se non rendiamo presente il Cristo, tutto il resto è coreografia. La ”contaminazione” con gli ultimi del mondo mette paura anche alla Chiesa? Certo, la Chiesa che risponderà non è il Clero spesso casta di privilegiati, che pretende di essere aristocratica, che invece di lavare i piedi ai poveri vuole essere servita e riferita. Ma, quella lì, non è Chiesa».

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