Milano, corteo anti Expo, il black bloc in sedia a rotelle

Lello Valitutti, «testimone» del caso Pinelli: «Le manifestazioni mi tengono in vita». E spiega la scelta dell’Alta velocità: «Unici treni con la carrozza per disabili»

di Alessandra Coppola

 

L’anarchico Valitutti è rientrato alla base, a Roma, «dai miei ragazzi Stella e Belzebù»: due schnauzer femmina e maschio, «vivo da solo con loro». Le ruote pneumatiche della carrozzina motorizzata sono sopravvissute ai cocci della devastazione milanese, racconta, la testa gliel’ha salvata questa volta un casco integrale che deve essere stato, all’origine, bianco: «L’ho trovato per terra, alla stazione Aurelia. I compagni mi dicevano che ero un cretino ad andare in manifestazione senza, che potevo farmi male…”» Non è servito a camuffarsi, perché Pasquale «Lello» Valitutti, a Milano in particolare, è conosciuto da quarant’anni. Addirittura dai tempi della strage di piazza Fontana. Era in questura il 15 dicembre 1969 quando Giuseppe Pinelli precipitò dalla finestra. Molto prima che si scoprissero le responsabilità dell’estrema destra, nelle ore successive all’esplosione si seguiva la pista anarchica. E Lello si trovava in corridoio mentre il compagno Pinelli veniva interrogato.

Gli scontri del nuovo millennio
Come è ritornato in scena negli scontri del nuovo millennio? Tra casseurs, No Expo e incappucciati? «Se si spegne completamente ogni scintilla – dice – poi è difficilissimo riaccenderla. Questi ragazzi la tengono viva, rischiando molto. Io ho rispetto per loro», e nonostante le difficoltà li sostiene anche fisicamente. «Il black-bloc in carrozzina» l’hanno soprannominato e abbondantemente fotografato. Con lo spray rosso all’assalto di una camionetta della Guardia di Finanza nei disordini di ottobre 2013 a Roma, in mezzo alle vetrine sfasciate di Milano il primo maggio. «Ma ne ho fatte tante di manifestazioni». Con la sedia a rotelle sul Frecciarossa, continua, raggiunge i giovani compagni anche in trasferta.

La scelta dell’Alta velocità
Ma come? Prende un treno ad alta velocità per andare ai cortei No Tav? «Non ho scelta: sono gli unici ad avere una carrozza per disabili». I ragazzi, spiega, si muovono in macchina o in pullman. «Sono molto carini con me ma non voglio dare fastidio, non voglio essere un peso, vado solo quando sono in grado di organizzarmi». E così preferisce declinare gli inviti degli amici: «Ho mille persone che mi ospitano, se sto meglio in salute mi butto un po’ a riposare in una casa occupata. Ma la carrozzina è ingombrante, non entra in ascensore, difficile che un appartamento sia attrezzato: a Milano vado sempre in un albergo vicino alla stazione»

«Attacco ai simboli della ricchezza»
Tutto a spese sue, 67 anni, pensionato. Un passato rocambolesco da ricercato (“esiliato”, dice lui) per l’appartenenza ad “Azione Rivoluzionaria”, vent’anni tra il Nicaragua e il Brasile. Il rientro in Italia dopo la prescrizione nel 1998, i gravi problemi di salute che l’hanno semiparalizzato, le nuove battaglie. Che differenza vede tra le lotte di allora e di oggi? «E’ molto peggio degli anni Settanta – risponde – adesso siamo alla formazione del nazismo». Rispetto al passato ci sono meno varchi di intervento, spiega, «ma bisogna trovare la chiave per fare il possibile. Questi ragazzi – sostiene – gridano a voce alta: non siamo complici. Se non ci fossero loro, che si prendono la responsabilità e rischiano per degli ideali, scomparirebbe il dissenso. Non è stato un attacco alla città – continua -, ma ai simboli della ricchezza». L’unica via è la violenza? Non è pensabile una maniera pacifica di protestare? «Se non ascoltano i loro stessi membri di partito, come potremmo sperare che ascoltino un’azione pacifica? La manifestazione del primo maggio è stata veramente importante di fronte a una farsa come Expo – è la sua linea -, che si presenta come un’Esposizione per risolvere i problemi alimentari del mondo, organizzata da coloro i quali hanno creato quei problemi. Mi fa schifo».

 

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