Ozono e Varroa: la parola alla scienza

In occasione del convegno “ECOVAR: le nuove forntiere di lotta alla Varroa”, tenutosi lo scorso 28 novembre a Caianello (CE), il dr. Gennaro Di Prisco ha presentato una relazione sull’uso in apicoltura dell’ozono.

Numerosissime le richieste di approfondimento pervenute alla segreteria del Gruppo Apistico VolAPE che ha organizzato l’evento con la collaborazione del CoNaProA – Consorzio Nazionale Produttori Apistici. Enorme l’interesse suscitato su questo argomento anche in virtù di notizie sempre più diffuse di una imminente presentazione di un protocollo per la lotta alla Varroa che prevede l’utilizzo di una “macchina produttrice di ozono”.

A beneficio di tutti, dunque, abbiamo pensato di rivolgere alcune domande specifiche al ricercatore campano, cercando di chiarire ancora di più la questione.

Si sente spesso parlare di ozono, ma di cosa si tratta?

L’ozono è un gas naturale di colore blu con odore pungente, costituito da 3 atomi di ossigeno che si trova negli strati dell’atmosfera terrestre oltre i 10 km s.l.m. in una concentrazione di circa 0,04 ppm.

Quali sono le proprietà dell’ozono?

Grazie ai radicali liberi che si formano durante il suo ciclo naturale ha il potere di ossidare diversi substrati, dai metalli come il ferro alle macromolecole organiche come proteine, amminoacidi e DNA. Grazie a questa caratteristica è utilizzato come disinfettante e/o disinfestante degli ambienti o di materiali contro batteri, funghi, virus, acari e insetti.

Esistono effetti negativi sull’uomo?

Gli effetti tossici sull’uomo dipendono principalmente dalle dosi e dal tempo di esposizione. L’ozono, ad alte dosi, può avere effetti irritativi e infiammatori sulle mucose e sui tessuti del sistema respiratorio accompagnati sovente da tosse, nausea e dolori al petto. A tal proposito L’EPA (Agenzia Americana per la Protezione Ambientale) misura la qualità degli ambienti in base alla concentrazione media di questo gas nell’aria.

Come viene utilizzato l’ozono in apicoltura?

In campo apistico è utilizzato per la decontaminazione della cera da acaricidi come ad esempio il Coumaphos o il tau-fluvalinate; disinfezione e disinfestazione delle attrezzature (ad es. arnie) da Paenibacillus larvae (Peste americana), Ascosphaera apis (Covata calcificata) e Galleria mellonella (Tarma grande della cera) con dosi di diverse centinaia di ppm e qualche ora di trattamento. Nulla invece si conosce sull’efficacia dell’ozono sui virus patogeni delle api, come il pericoloso DWV.

Per quanto riguarda la lotta all’ectoparassita Varroa destructor esiste un solo studio pubblicato negli anni ’80 dove però emergono effetti dannosi sulle api senza nessun evidente effetto sull’acaro.

Purtroppo, per diverse patologie apistiche mancano studi di efficacia in vitro, di semi campo e di campo. Inoltre nulla è conosciuto sugli effetti collaterali sul sistema immunitario delle api o su organismi non target. Tale gap andrebbe colmato con degli studi scientifici ad hoc.

PS Ricordiamo che il dr. Gennaro Di Prisco è un noto ricercatore del Dipartimento di Agraria dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, autore di diverse pubblicazioni su riviste internazionali. La sua attività di ricerca si focalizza sull’impatto di stress biotici e abiotici sul sistema immunitario delle api, soprattutto Varroa, Virus e agrofarmaci. Attualmente è impegnato nel gruppo di lavoro italiano del progetto europeo di ricerca “Smart Bees”, coordinato dal tedesco “Institute for Bee Research Hohen Neuendorf

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