Pillole di cultura: I grandi pensatori “Jean Jacques Rousseaux”

 Jean-Jacques Rousseau

 

Considerato per certi aspetti un illuminista, e tuttavia in radicale controtendenza rispetto alla corrente del pensiero predominante nel suo secolo, Rousseau ebbe una influenza tale da determinare certi aspetti dell’ideologia egualitaria ed anti-assolutistica, che fu alla base della Révolution française del 1789. Anticipò, inoltre, molti degli elementi che, tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo, avrebbero caratterizzato il Romanticismo, e segnò profondamente tutta la riflessione politica, sociologica, morale, psicologica e pedagogica successiva, alcuni elementi della sua visione etica essendo stati ripresi in particolare da Immanuel Kant. Nato da un’umile famiglia calvinista ginevrina di origine francese, il 28 giugno del 1712, ebbe una gioventù difficile ed errabonda durante la quale si convertì al Cattolicesimo, visse e studiò a Torino e svolse diverse professioni, tra cui quella della copia di testi musicali e quella di istitutore. Trascorse alcuni anni di tranquillità presso la nobildonna Françoise-Louise de Warens; quindi, dopo alcuni vagabondaggi tra la Francia e la Svizzera, si trasferì a Parigi, dove conobbe e collaborò con gli enciclopedisti. Nello stesso periodo iniziò la sua relazione con Marie-Thérèse Levasseur, da cui avrebbe avuto cinque figli. Il suo primo testo filosofico importante, il Discorso sulle scienze e le arti, vinse il premio dell’Accademia di Digione nel 1750 e segnò l’inizio della sua fortuna. Dal primo Discours emergevano già i tratti salienti della filosofia rousseauiana: un’aspra critica della civiltà come causa di tutti i mali e le infelicità della vita dell’uomo, con il corrispondente elogio della natura come depositaria di tutte le qualità positive e buone. Questi temi sarebbero stati ulteriormente sviluppati dal Discorso sull’origine e i fondamenti della diseguaglianza tra gli uomini del 1754: da questo secondo Discours emergeva la concezione di Rousseau dell’uomo e dello stato di natura, la sua idea sull’origine del linguaggio, della proprietà, della società e dello Stato. Un altro testo, il Contratto sociale del 1762, conteneva la proposta politica di Rousseau per la rifondazione della società, sulla base di un patto equo – costitutivo del popolo come corpo sovrano, solo detentore del potere legislativo e suddito di sé stesso.
Questi e altri suoi scritti, massimamente l‘opera pedagogica l’Émile, vennero condannati e contribuirono a isolare Rousseau dall’ambiente culturale del suo tempo. Le sue relazioni con tutti gli intellettuali illuministi suoi contemporanei, oltre che con le istituzioni della Repubblica di Ginevra, finirono per deteriorarsi a causa di incomprensioni, sospetti e litigi, e Rousseau morì in isolamento quasi completo, ad Ermenonville, 2 luglio 1778. –

Durante la Rivoluzione il pensiero politico rousseauiano in generale, e il Contratto sociale in particolare, divennero un importante punto di riferimento per gli oppositori dell’Ancien Régime. Il 14 aprile 1794, nell’ottica di rendere onore alla sua memoria, la Convenzione nazionale ordinò che i resti di Rousseau venissero traslati al Panthéon di Parigi. La salma fu spostata, con una solenne cerimonia, tra il 9 e l’11 ottobre; l’operazione venne accompagnata da veglie e processioni, l’ultima delle quali condusse i resti del ginevrino all’interno del Panthéon sulle note dell’Indovino del villaggio. Rousseau fu tra i primi (dopo Mirabeau, Voltaire, le Peletier de Saint-Fargeau e Marat) a essere inumato nel Panthéon, che era stato dedicato alla memoria dei grandi francesi dai rivolu-zionari nel 1791. Il testo filosofico d’esordio di Jean-Jacques Rousseau, il Discorso sulle scienze e le arti, costituiva la prima formalizzazione sistematica (resa possibile dall’epifania sulla via di Vincennes) delle idee che l’autore aveva maturato nel corso degli anni precedenti. Pur essendo un testo totalmente originale, nel primo discorso si scorge l’influenza di una tradizione moralistica che, partendo da Seneca e Plutarco, arriva fino a Montaigne, Fénelon e Montesquieu. L‘opera rappresenta un’aspra critica della civiltà contrapposta allo stato naturale, di assoluta felicità, dell’uomo. La seconda opera filosofica importante di Rousseau fu il Discorso sull’origine e i fondamenti della diseguaglianza tra gli uomini. Esso, composto per l’edizione del 1754 del premio dell’Accademia di Digione, fu accolto con minore entusiasmo rispetto allo scritto precedente, più lungo, più rigoroso e più filosofi-camente profondo del primo. Rousseau intende qui operare una decostruzione storica dell’uomo sociale per risalire all’uomo naturale, cioè ricostruire “genealogi-camente” la storia dell’umanità dalla sua origine naturale alla società passando per il venir meno dell’isolamento e per l’istituzione del linguaggio e della proprietà. Se i primi due discorsi costituiscono una forte critica della civiltà e della società per come storicamente si sono date, il Discorso sull’economia politica e Il contratto sociale contengono le sue risposte filosofiche ai proble-mi da lui stesso sollevati. Essendo per lui impossibile un ritorno allo stato di natura, nel Contratto sociale egli si propone di esporre quale sia l’ordinamento sociale e politico che meglio consente di coniugare ciò che il diritto autorizza e ciò che l’interesse suggerisce, «in modo che la giustizia e l’utilità non si trovino separate ».

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