Presentazione libro su Gaspare Traversi di Gianluca Forgione, 15 aprile ore 18.00 Museo diocesano di Napoli

Data: Mercoledì 15 aprile 2015, ore 18:00
Luogo: Museo Diocesano di Napoli – Largo Donnaregina

Presentazione del volume
Gaspare Traversi (1722-1770)
di Gianluca Forgione

Il volume, edito dalle Edizioni dei Soncino (2014), rappresenta la prima monografia completa dell’opera di Gaspare Traversi, uno dei pittori più importanti del Settecento europeo. Vengono infatti qui per la prima volta riuniti, frutto di un attento lavoro filologico, tutti i dipinti e i disegni fino ad oggi noti del grande artista napoletano.
Il ritrovamento di nuove opere e la scoperta di documenti inediti hanno permesso inoltre di ripercorrere la vita e l’opera del pittore da una prospettiva particolarmente originale, entro la quale sono stati peraltro ridiscussi la formazione napoletana del Traversi e le sue relazioni storiche con la committenza francescana nella Roma di Benedetto XIV.
Chiudono il volume una corposa appendice documentaria, che presenta per la prima volta la riedizione di tutti i documenti al momento conosciuti sulla biografia e l’attività artistica del pittore, e un ricco apparato illustrativo, risultato di una campagna fotografica realizzata in gran parte per l’occasione.

L’autore:
Gianluca Forgione si è laureato in Storia dell’arte moderna alla “Federico II” di Napoli con Tomaso Montanari e Francesco Caglioti, sotto la guida dei quali sta per conseguire il dottorato di ricerca. I suoi contributi scientifici, pubblicati su alcune delle principali riviste del settore (“Paragone”, “Studi di Storia dell’Arte”, “Commentari d’Arte”, “Arte Cristiana”) hanno riguardato finora l’arte napoletana del Seicento e, più di recente, il complesso monumentale dei Girolamini.
Interverranno:
Gina Carla Ascione, direttore storico dell’arte Mibact e già direttrice del Palazzo Reale di Napoli. I suoi interessi scientifici variano dall’attività grafica alle arti minori, dal vedutismo al contesto storico e artistico della Napoli di Carlo di Borbone.
Tomaso Montanari, docente di Storia dell’arte moderna presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”. Studioso dell’arte europea dell’età barocca, è autore inoltre di diverse pubblicazioni volte alla difesa dei valori materiali e costituzionali del patrimonio storico e artistico della Nazione. Già editorialista del “Fatto Quotidiano” e del “Corriere della Sera”, collabora attualmente con “Repubblica”. Ha preso parte nel settembre del 2013 alla Commissione per la Riforma del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
Francesco Porzio, docente di Storia dell’arte moderna presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. È autore di numerose pubblicazioni e ideatore di diverse mostre sull’arte italiana fra il Cinque e il Settecento, con particolare riguardo all’area lombarda e alla pittura di genere. Già editor e consulente scientifico delle case editrici Electa e Skira, ha lavorato, tra gli altri, con Federico Zeri (La natura morta in Italia, 1989) e collaborato, per volontà di Indro Montanelli, alle pagine culturali del “Giornale” e della “Voce”.

 

Gaspare Traversi (1722-1770)
di Gianluca Forgione
Caratteristiche del volume: ril. in tela, pp. 368, 120 ill. b/n, 96 tavv. col., cm 24×34, euro 240.
Edizioni dei Soncino (I Cardini), Cremona 2014.

Tra i protagonisti indiscussi della pittura europea del Settecento, Gaspare Traversi risorge in un saggio di Roberto Longhi nel 1927: il grande studioso fu com’è noto il primo a comprendere l’importanza storica dell’artista e a distinguerne lo stile, così inconfondibilmente moderno, nel contesto della pittura italiana di metà secolo. Da allora – e quasi a compensazione della scarsa fama ch’egli ebbe in vita e nella storiografia successiva – la fortuna critica di Traversi non si sarebbe mai più arrestata.
Gaspare comincia infatti ad essere presente, con una propria fisionomia artistica anche se con un catalogo comprensibilmente non ancora assestato, in alcuni dei più grandi eventi espositivi del primo Novecento: ad esempio alla mostra del 1938 sulla pittura del Sei, Sette e Ottocento napoletano al Castel Nuovo di Napoli. E ancora negli anni cinquanta del Novecento, infatti, oltre a Longhi stesso, altre due importanti studiose di formazione longhiana, Mina Gregori e Augusta Ghidiglia Quintavalle, si interessano al maestro, pubblicando nella rivista “Paragone” alcuni dei più importanti capolavori della maturità del pittore, appena riscoperti nei territori dell’Emilia padana.
I continui ritrovamenti di documenti e nuove opere dell’artista, esposte nelle mostre dei decenni successivi che vengono ospitate nei musei di Parma, Roma o ancora Napoli, riaffermano la grandezza di Traversi, che si impone come uno dei più acuti e moderni pittori di genere e ritrattisti del proprio tempo; mentre la presenza, sempre più costante, delle opere del pittore nelle collezioni dei principali musei del mondo rinsaldano la statura internazionale della sua arte, che non teme il dialogo con alcuni dei più importanti artisti europei del XVIII secolo: da William Hogarth a Giacomo Ceruti, da Joseph Highmore a Pierre Subleyras. È su questa linea che batte parte della storiografia traversiana del secondo Novecento, decisa a rinforzare – specie nei densi saggi sull’argomento di Ferdinando Bologna – il legale di Gaspare con gli intellettuali napoletani di quegli anni e, in generale, con la più avanzata cultura europea del Settecento.
La più recente celebrazione dell’importanza storica di Traversi è invece avvenuta tra il 2003 e il 2004 con le prime esposizioni monografiche interamente dedicate alla sua figura nei musei di Stoccolma, Napoli e Parma. Al di là dei materiali inediti e delle nuove letture critiche, i cataloghi delle tre mostre rappresentano anche il più aggiornato tentativo sistematico di catalogazione dell’opera del maestro. Un tentativo che, per quanto encomiabile, non è mai apparso uno strumento critico completamente adeguato per comprendere il reale svolgimento del percorso artistico del maestro. Ed è da questa medesima consapevolezza che ha preso vita l’idea di una nuova monografia completa dell’opera del pittore.
Apre il volume un denso saggio critico, che ripercorre l’esperienza biografica e professionale di Traversi a partire dagli anni della formazione napoletana, esattamente alla metà del secolo. Originario di una famiglia di mercanti genovesi, che si era stabilita da tempo in Rua Catalana, snodo centralissimo dei traffici della città, anche Gaspare, stando alle fonti, entra assai per tempo nella bottega artistica più importante della città, quella di Francesco Solimena. Ma il giovane maestro capisce ben presto che il suo originale talento l’avrebbe condotto lontano dalla sontuosa decorazione dei seguaci del Solimena, per dedicarsi piuttosto ad una pittura da cavalletto che avesse per temi soprattutto i ritratti e le scene di genere (che nei documenti del tempo vengono definite, un po’ diminutivamente, “bambocciate”). Una pittura che mostra evidentemente il suo debito verso la grande tradizione del naturalismo caravaggesco di primo Seicento, che Gaspare rievoca col gusto talvolta della citazione diretta, sebbene la felicità dello stile, l’originalità della composizione e la singolare commistione dei codici (la pittura sacra, “di historia”, che diviene “bambocciata”, e viceversa) non ci danno mai l’impressione di essere dinnanzi ad un pittore di cultura derivativa.
Il volume dedica particolare attenzione soprattutto al periodo romano del maestro. Traversi infatti rinuncia alla sua bottega ai Banchi Nuovi, collocata a pochi passi dalla chiesa di Santa Maria dell’Aiuto, nella quale egli aveva lasciato nel 1749 le sue uniche opere pubbliche napoletane al momento note, per trasferirsi definitivamente a Roma già nel 1753. È qui che Gaspare avrebbe incontrato l’uomo destinato a cambiargli la vita, il committente cui egli avrebbe affidato interamente la sua sorte di pittore: Raffaello Rossi da Lugnano, il frate francescano che avrebbe commissionato al Traversi l’imponente ciclo di tele destinato alla chiesa primaziale di Castell’Arquato, nel piacentino, dove padre Rossi sognava di ritirarsi non appena i suoi gravosi impegni romani, cui l’obbligava il ruolo di generale dei minoriti, gliel’avrebbero consentito.
La monografia mette dunque in luce i rapporti assai intensi che Traversi stabilì con la committenza francescana, ma anche con alcune delle maggiori personalità intellettuali della Roma di Benedetto XIV Lambertini: come mostrano i ritratti, oltre che del Rossi stesso, del padre agostiniano Gian Lorenzo Berti (Strasburgo, Musée des Beaux-Arts) o del cardinale Gian Giacomo Millo (conosciuto in due redazioni di poco differenti e conservate entrambe in collezioni private).
Ma oltre che per i grandi ordini religiosi, all’ombra delle cui basiliche trasteverine il pittore aveva preso casa, Traversi non recise mai i legami con il mercato ‘borghese’. Né con quello napoletano, che continuava a collezionare le sue “bambocciate” vendute per tramite della mediazione commerciale del fratello Francesco; né con quello romano, come mostrano le raffinate opere di devozione, le scene di genere e ritratti come quelli di Giovanni Comazzi (Collezione privata), del Gentiluomo in bianco, della Gentildonna (Collezioni privata) o finanche quello di Giacomo Bettini, donato da Roberto Longhi al Museo di Capodimonte.
Le “bambocciate” del pittore occupano un intero capitolo della monografia: sia perché questo tipo di produzione occupa uno spazio davvero importante nel catalogo del pittore; sia perché è conquista particolarmente recente la vera comprensione del significato reale della gran parte delle scene di genere del pittore: che raffigurano di sovente non episodi di carattere moraleggiante, ma scene licenziose, interni di bordello, inquietanti casi di prostituzione infantile.
La seconda parte del libro è occupata dalla schedatura del corposo catalogo del pittore: centocinquantacinque sono le opere qui giudicate autografe (di cui cinque inedite); trenta quelle attribuite; nove i dipinti citati delle fonti. Venticinque sono inoltre i fogli schedati nel repertorio dei disegni attribuiti, di cui sette soltanto quelli reputati di attribuzione più sicura e consolidata.
Negli apparati del libro, la bibliografia e gli indici sono preceduti da una folta appendice documentaria, in cui sono trascritti e verificati sugli originali tutti i documenti, di origine napoletana e romana, al momento noti sulla vita e l’attività artistica di Gaspare Traversi. È in questo modo per la prima volta possibile rileggere attraverso i documenti, di cui si forniscono trascrizioni filologicamente fedeli, le tappe fondamentali dell’esistenza del pittore: dalla fede di battesimo in San Giorgio dei Genovesi all’attività napoletana di prestatore di denaro ad interesse; dai primi pagamenti per i quadri di genere fino agli episodi culminanti della sua biografia romana: come il processetto matrimoniale (1759) o il testamento e l’atto di morte del pittore (del 1° di novembre del 1770), che chiudono il sipario sulla vita dell’artista. Quattro dei documenti qui pubblicati sono da considerarsi inediti: essi si riferiscono alla attività di Traversi prestatore di denaro ad interesse, alla figura di un suo nuovo committente (Domenico d’Orso) e alla richiesta al pittore di nuove “bambocciate” da parte del napoletano Giuseppe Broggia.

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