Recensione di Matilde Maisto al libro di poesie di Enrica Romano “Ho roghi al cuore”

HO ROGHI AL CUORE (Recensione di Matilde Maisto)

Grande, nella sua semplicità! Così mi appare la silloge della poetessa Enrica Romano. Nel nostro tempo, in cui la “complessità” è nei fenomeni e nelle cose, nelle elaborazioni teoriche come nell’operatività quotidiana, ritrovare un itinerario semplice è una vera fortuna, quasi un rinnovato “battesimo” che appunto purifica dalle scorie del “complesso”.
Le poesie della dottoressa Romano sono rigeneranti, quasi disarmanti, ed è un piacere leggerle perché ti prendono per mano e ti conducono in un mondo d’amore, in una dimensione della mente e dell’animo che esalta l’amore, centellinato in ogni sua sfaccettatura.
L’amore, dunque, illumina le pagine della raccolta, l’amore individuato e cantato come il più grande motore positivo dell’esistenza che prevale in ampiezza e profondità su tutte le manifestazioni dell’uomo, tanto che anche talune vicende più drammatiche si sciolgono e si sublimano in una visione direi quasi da “paradiso terrestre”.
Enrica, profondamente religiosa, dà inizio alla sua silloge citando Geremia (17:9) “Più fallace di ogni altra cosa è il cuore e difficilmente guaribile; chi lo può conoscere?” Ed ora a me piace rispondere: “Io, il Signore, sento la mente e saggio i cuori, per rendere a ciascuno secondo la sua condotta, secondo il frutto delle sue azioni (Geremia 17:9 – 10).
Molto bello il titolo dato alla silloge “Ho roghi al cuore”. Bello sì, ma, soprattutto, molto esplicativo, interpretativo, esegetico. Ci suggerisce un cuore che arde d’amore. Un amore vissuto e sentito come la ricerca di sé stessi e degli altri, sui nervi sensibilissimi dello spirito.
La silloge di Enrica è dedicata all’amato marito, Francesco, nei cui occhi di brace lei arde d’amore: brevissimi versi, capaci di esplorare un intero universo, frasi che danno l’idea di un “grande amore” passionale e travolgente.
Ma Enrica si mette a nudo e si racconta senza veli, anche in talune situazioni particolari, allorché si trova a fare a pugni con la vita e a danzare con la morte e si ritrova a provare una deliziosa forma d’amore, cioè quella per sé stessa e per le sue rughe.

La silloge si compone di due “Sezioni”:
– Nella prima sezione troviamo, dei sottotitoli: Moi – So che m’ami – In transito – Attrazione.
Qui, meravigliose, si snodano le brevi poesie di Enrica, come:
“Rossa foglia” – E la malinconia mi punse m’avvolse mi ebbe ebbra e sobria – come foglia rossa – turbino e giaccio”;
“Chimera” – Abbaglia, non dà luce –;
“Ho appeso al chiodo i miei lampi di gioia”;
Sono, ovviamente, tutti stati d’animo della nostra poetessa, sublimati dal suo cuore di donna sensibile e delicata.
Altrettanto incantevoli sono le poesie che troviamo in “So che m’ami”, anche in questo caso brevi poesie, ma questa volta rivolte all’amato e pensate per sé stessa: “Ami l’allegria mia. Ami il mio sorriso; ne conosci il percorso. La mia voce ami e la chiave che la tenne segreta……”
– Mentre la seconda “Sezione” si compone di una vasta produzione poetica in cui troviamo le seguenti poesie: sversi di cuore – Piena luna – Alba d’agosto – Fugace ira – Abbarbicati – Abbraccio – ecc.
Qui i versi diventano ancora più intensi, più ardenti d’amore, ed è sempre l’amore il tema dominante della poetica della Romano.
E dopo cotanto cantar d’amore, ecco alla fine il bisogno di “Pace” con la magnifica poesia “La ballata del tempo”:
– Avrei il tempo di grondare pace; avrei il tempo. Avrei il tempo di macerar la rabbia; avrei il tempo. Avrei il tempo di rivoltare il fieno; avrei il tempo. Avrei il tempo di mieter grazia, per te, per me. –
Come abbiamo notato l’autrice predilige versi brevi a rime sciolte, ovvero rime facili di comprendonio, che colpiscono proprio per la loro semplicità.
Del resto il verso libero, è un verso che non rispetta, per precisa scelta dell’autrice, né schemi, né forme metriche tradizionali, ma obbedisce a criteri di armonia interna, capace di universalizzare concetti e sentimenti in grado di emozionare coinvolgendo cuore e mente.
Concludo precisando che la poetessa Enrica Romano ha saputo cogliere il vero senso della poesia che, a mio avviso, è l’arte di usare, per trasmettere un messaggio, il significato semantico delle parole insieme al suono e il ritmo che queste imprimono alle frasi, perché la poesia ha in sé alcune qualità della “musica” e riesce a trasmettere concetti e stati d’animo in maniera molto evocativa.
Tutto questo ed altro ancora è riuscita a trasmettermi la silloge “Ho roghi al cuore” della poetessa Enrica Romano, a cui rivolgo i miei più vivi complimenti.

Matilde Maisto

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