Riflessioni sul Vangelo di Domenica 10 Maggio 2020 a cura di don Franco Galeone

10 maggio 2020  –  V Domenica dopo Pasqua (A)

LA BELLEZZA SALVERA’ IL MONDO

gruppo biblico ebraico-cristiano השרשים  הקדושים

francescogaleone@libero.it

1)  Una bella caratteristica della chiesa primitiva è la mancanza di classi e titoli, delizia e croce di quanti aspirano alla carriera. Tutti i credenti  si consideravano uguali, nessuno si faceva chiamare rabbì o padre. Neppure nella santità esistevano gradi. “Santi” era il titolo comune con cui amavano designarsi. Paolo indirizza le sue lettere “a tutti i santi che vivono nella città di Filippi” (Fil 1,1), “ai santi che sono in Efeso” (Ef 1,1), ai cristiani di Roma che sono “chiamati santi” (Rm 1,7). Solo una differenza era riconosciuta e tenuta in considerazione: quella del ministero, del servizio, che ciascuno era chiamato a svolgere in comunità. Tanti doni diversi, ma tutti per la utilità comune (1Cor 12,7). La chiesa delle origini aveva un cuor solo e un’anima sola, i fedeli partecipavano ogni giorno alla catechesi, condividevano i beni… Ma davvero a Gerusalemme andava tutto bene? La sensazione incantevole corrisponde alla realtà? La risposta è semplice e sicura: Luca ha trasfigurato, ha preso spunto da qualche avvenimento reale, per esempio la generosità di Barnaba (At 4,36), e lo ha generalizzato. In realtà, la situazione non era idilliaca: c’erano problemi, proprio come oggi. Lo scontro tra le vedove degli ebrei e quelle degli ellenisti è un esempio. Il problema fu risolto così: Cercate tra di voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di saggezza, ai quali affideremo quest’incarico. Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al ministero della parola” (At 6,3). Splendido! Così hanno avuto inizio le comunità ministeriali, nelle quali tutti i membri godono di pari dignità, perché l’unico titolo onorifico è quello di “servo” (1Pt 4,10; Rm 12,6). Il compito del prete è duplice: a) pregare; b) evangelizzare. Solo questo e tutto questo! Il problema è che pregare ed evangelizzare “non dant panem”. Perciò è molto meglio darsi a sacramenti più lucrogeni.

2) A me piace molto l’espressione di don Tonino Bello: chiesa del grembiule, cioè chiesa del servizio. Sembra un’immagine umile ma è al centro del vangelo: “Gesù, preso un grembiule, se lo cinse attorno alla vita, versò dell’acqua e cominciò a lavare i piedi” (Gv 13,3). Quando uno viene ordinato sacerdote, gli regalano una stola dorata o una casula preziosa. Nessuno pensa di regalargli un grembiule, un asciu-gatoio! Eppure, questo è l’unico paramento sacerdotale ricordato nel vangelo. Le nostre chiese celebrano liturgie solenni, splendide, ma, quando si tratta di lavare i piedi, manca sempre una brocca d’acqua, un grembiule, un asciugatoio! Particolare interessante: Gesù, quando riprese le vesti, non depose il grembiule: se lo tenne. Gesù è un diacono permanente, è servo a tempo pieno!

3) C’è tutta una serie di barriere da abbattere, fra il clero e il laicato, perché l’unità del popolo di Dio possa realizzarsi. Va ridimensionata la casta sacerdotale, di cui Gesù non ha mai voluto far parte, casta che lo ha perseguitato e che noi abbiamo fedelmente ricostruita! La rigenerazione del clero non si realizzerà solamente attraverso la figura del prete-operaio, del prete-sposato, della valorizzazione delle donne, ma restituendo ai laici la loro dignità. Fanno ancora male quelle Cinque piaghe individuate da Rosmini già nel 1848! È triste pensare che i preti hanno riassunto in sé anche i diritti dei laici fino a estrometterli. Ed è anche triste, oggi, vedere a sua volta il prete estraneo e straniero, isolato da questo mondo che vive tamquam deus non esset. Sì, una volta sceso dalla sua cattedra, o uscito dal suo confessionale, o disceso dal pulpito, una volta ritornato uomo come tutti gli altri, il prete ha poco o nulla da dire. Il prete cristiano è, invece, fondatore di comunità, con le quali vive, lavora, lotta per la loro liberazione.

4) Il timore della partenza imminente e dolorosa di Gesù domina tutto il c. 14 del Vangelo di Giovanni, ma è mitigato dalla fiducia nel suo ritorno. Gli apostoli provano una grande paura, quella di sentirsi abbandonati a se stessi: “Vado a prepararvi un posto … Del luogo dove io vado voi conoscete la via”. I discepoli si saranno guardati perplessi. Il polemista solito, Tommaso, che vuole tutto toccare e vedere prima di credere, gli chiede: “Signore, ma se non sappiamo dove vai, come possiamo conoscere la via?”. E allora Gesù fa una delle auto-rivelazioni più ricche di tutto il quarto Vangelo sicchè la sua risposta è tra le più lapidarie: “Io sono la via, la verità, la vita”. I discepoli continuano a non capire. Allora Gesù si racconta e descrive il suo misterioso rapporto che passa tra il Padre e il Figlio, in termini tanto appassionati che Filippo esplode in quella richiesta ingenua:“Signore, mostraci il Padre e ci basta”. Filippo si aspettava una teofania come quelle descritte nell’Antico Testamento, ma Dio non si rivela più attraverso i lampi e i tuoni, il fuoco e il terremoto: Dio ha preso un volto d’uomo, in Gesù, e d’ora in poi bisogna saper vedere il volto di Dio nel volto di Gesù e dei fratelli. Qualche volta ho chiesto: qual è la parola che da sola può raccogliere tutti gli insegnamenti del Vangelo? La risposta unanime è stata: “Padre”. E’ vero! Anche lo scrittore Silone in Uscita di sicurezza, narrando il suo passato, scrive di avere lasciato tutto dei valori cristiani, come la liturgia, la partecipazione, le tradizioni… ma confessa che l’unica parola che gli è rimasta è “Padre nostro”.

5) Chi ha visto me, ha visto il Padre. Queste parole Gesù le pronuncia poco prima di lasciare questo mondo. E’ il testamento, l’addio di Gesù ai suoi. La partenza di Gesù passerà per le tappe della morte e dell’ascensione, che non segnano un distacco definitivo, un’assenza totale, ma una presenza diversa, una presenza più presente. Per vincere il turbamento degli apostoli, Gesù offre loro una chance: la bellezza. La bellezza è una feritoia che ci fa intravedere Dio: dalla bellezza delle cose al Creatore di ogni bellezza: “Il bello non è solo ciò che piace: oltre ad essere festa per gli occhi, nutre lo spirito e lo illumina” (Evdokimov). Dio, creando il mondo dal nulla, in sei giorni, compone la sua sinfonia, Exameron, e alla fine di ogni opera, il ritornello: “E vide che era bello”. La bellezza più grande è quella dell’uomo, creato da Dio a sua immagine. Ma questa bellezza è sporcata; l’immagine è violata quando l’uomo commette il male. Con l’incarnazione riappare la bellezza di Dio sulla terra. Dio si fa vedere in Cristo, Cristo è il volto di Dio. Questa verità è stata ben compresa dalle chiese orientali, che hanno perciò prodotto quelle splendide icone con il volto di Cristo su uno sfondo tutto d’oro. Accettando Cristo, il volto dell’uomo ritrova la bellezza, quella vera, che nessun estetista può restituire.

6) Non consideriamo la bellezza un’apparenza, un ornamento, peggio, un pericolo. La bellezza è una fessura che dà sull’Invisibile: “Chi non ammira il bello, non sarà capace di pregare e di amare” (von Balthasar). La fede, a volte, viene presentata come fatica, rischio, sacrificio; la fede è anche bellezza. Il nostro Occidente, sotto il segno della scienza senza coscienza, della tecnica senza anima, del sesso senza amore, sembra vergognarsi della bellezza. Nell’immaginario collettivo, la donna dev’essere bella, dolce, fragile, piccola, magra, sentimentale; l’uomo invece deve essere rude, forte, potente, attivo, deciso, senza lacrime. E’ un errore! In un mondo senza bellezza, anche il bene perde forza di attrazione, e l’uomo, il giovane, si chiede perché mai deve fare il bene e fuggire il male: non è più eccitante esplorare gli abissi del male? Bello è il pericolo, dicevano i greci; più saporito è il frutto proibito, ci ricorda la Bibbia. Oggi, purtroppo, non solo non amiamo il bello, ma neppure la Bellezza del corpo; usiamo, strumentalizziamo, volgarizziamo tutto.

7) Solo qualche esempio di questo scadimento nel cattivo gusto: bruttissimi giocattoli, mostri, vampiri, musica terribile nel ritmo e nel contenuto, shirt con messaggi provocanti. Un giovane che abbia visto decine di messaggi erotici o violenti al giorno, davvero non si riesce a capire come possa conservarsi “normale”; se ci riesce, o è un “anormale” o un santo! Possibile che siamo diventati ciechi e sordi da non accorgerci che di veleno sono piene le strade, le edicole, il piccolo e il grande schermo? Ci troviamo di fronte ad una palese violazione dell’art. 21 della nostra Costituzione, che così recita: “Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli, tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e reprimere”. Possibile che nella nostra cattolica Italia non si ottiene neppure che certa squallida merce non sia esposta, ma almeno tenuta sotto banco, lontano dagli sguardi dei ragazzi? Un adulto può anche cavarsela con un sorriso, ma l’adolescente come assorbe tutte queste tossine? Qualche educatore moderno ha teorizzato che noi dobbiamo conoscere il male per evitarlo! E’ un tragico errore, perché il male è molto più affascinante del bene. I veri educatori, da san Paolo a don Bosco, hanno invece sempre sostenuto che occorre educare per mezzo di messaggi positivi: “Tutto ciò che è bello, buono, artistico, estetico, tutto ciò che ha valore e merita lode, tutto questo sia oggetto dei vostri desideri” leggiamo nella lettera di Paolo ai Filippesi.

8) La bellezza salverà il mondo. Sì, il valore che oggi dobbiamo riscoprire è quello della bellezza. Di bellezza abbiamo bisogno! Di mancanza di bellezza si può anche morire! Dio creatore ha seminato la bellezza qua e là sulla terra, perché il nostro cuore senta nostalgia o rimorso, per quello che abbiamo sporcato o rovinato. La bellezza può liberarci dal nostro spirito rozzo, può restituirci la nostalgia del pulito, dell’eleganza, del buon gusto, in questa società piena di horror e di violenza, di teschi e  di contraffazioni, di veline e di messaggi spietati. Iniziamo a degradare il corpo con spettacoli banali, giochi pericolosi, vestiti audaci… e finiamo per abbrutire l’anima con pensieri osceni, desideri inconfessabili, fantasie da mille e una notte. Purtroppo, oggi viviamo in una stagione crepuscolare, però in questa camera oscura della ragione c’è ancora una luce che potrà impressionare il negativo della nostra vita: la luce della bellezza. Quando avvertiamo la presenza, il richiamo della bellezza, in quel momento ci stiamo allontanando dalla palude della volgarità, perché ogni bellezza è un invito a risalire, dialetticamente, di bellezza in bellezza, sino al Creatore di ogni bellezza. E’ l’insegnamento del grande Platone e di Agostino.

9) Oggi, vediamo padri e madri che promuovono una intensa educazione fisica e intellettuale, ma non un’educazione psicologica e spirituale; perciò il ragazzo deve poi organizzare tutto il suo mondo interiore (sentimenti, paure, problemi) con strumenti che non possiede. Il “fai da te” non funziona in questo campo! Gli effetti di questa immaturità spirituale, che sfiora l’analfabetismo, si vedono nella difficoltà a parlare, nell’incapacità di chiedere scusa, nel cattivo gusto di vestirsi, nell’ignoranza del galateo, in abbozzi sessuali impersonali, in apatia morale con mancanza di sensi di colpa… Bene ci ricorda Paul Valéry che “quelle del cuore non sono ragioni, ma sono forze”, e queste, se non sono educate, o esplodono o sono represse, per poi riaffiorare in quello stordimento emotivo, in quelle pratiche rituali e tribali che sono la discoteca, i percorsi della droga, il disinteresse per tutto. Dostoewskij ha scritto che “la bellezza salverà il mondo”.  Ma attenzione: bellezza è certo un abito firmato, un gioiello di lusso, un quadro di autore; ma bellezza è soprattutto rispettare l’immagine di Dio dentro di noi. Maria, salus infirmorum, ci protegga da ogni male! Buona Vita a tutti!

 

Cari Amici,

stiamo già organizzando il corso di ebraico biblico e di preghiera salmica.

In anteprima vi facciamo conoscere i contenuti.

Ogni suggerimento sarà gradito. Abbiamo tempo prima del 4 ottobre.

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Quinto Decanato  – Na        *           השרשים  הקדושים  Gruppo “Bible”     *      Istituto salesiano “S. Cuore” – Na

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לעברית  תנ״כית קורס   /  CORSO DI EBRAICO BIBLICO

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> Istituto Salesiano, Via Scarlatti 29 – Napoli Vomero

→  Orario:

> ogni domenica, a partire dal 4 ottobre 2020

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→ Contatti:

> tel. 081.229.16.18 oppure: 081.229.16.11; oppure email: francescogaleone@libero.it

> oppure: tel. 081.1882. 3764; oppure email: sayretduvdevan@yahoo.it

> oppure: segreteria del corso:  338. 241. 39. 34 (Sig.ra Polito Consiglia)

→ Corso Alef                                           Corso Beit                                               Salmi

Alfabeto ebraico Ripasso Alef Beit e vocali Introduzione ai Salmi
Le Lettere della Creazione Sheva, lettere quiescenti, lettura Salmo 1: Le due vie
Il sistema vocalico Lettere gutturali, daghesh, lettura Sal 8: Grandezza dell’uomo
Le madri di lettura Mètegh, Maqqèf, lettura Sal 15: Chi sta nella casa di Dio?
La radice ebraica Accento, sillaba, lettura Sal 23: Il Signore mio pastore
Il verbo Qerè, Ketiv, Mappiq, lettura Sal 43: Fammi giustizia, Dio
Il duale-Le lettere gutturali Articolo, nome, lettura Sal 63: Desiderio di Dio
Il raddoppiamento Trilitterismo, masch. femm. Sal 93: Il Signore regna
I segni d’interpunzione Plurale, duale, stato costrutto Sal 100: Acclamate al Signore
Ot: lettere e segni Nomi segolati, lettura Sal 113: Lodate il Signore
Cantico dei Cantici Nomi con suffisso, lettura Sal 121: Alzo gli occhi
Shemà Israel: Ascolta Israele Il verbo ebraico, lettura Sal 126: Dal pianto alla gioia
Salmo 67 Le sette coniugazioni, lettura Sal 127: Vanità degli sforzi
Il Sacro Nome di Dio Qatal, Qittel, Hiqtil, lettura Sal 130: Dal profondo
Sulla soglia del Paradiso Qittel, Hiqtil, lettura Sal 137:  Canto dei deportati
Eucaristia in lingua e canti ebraici Eucaristia in lingua e canti ebraici Eucaristia in lingua e canti ebraici

 

→ Destinatari:

>  il corso è aperto a tutti ed è utile a quanti sono interessati: a) alla conoscenza della lingua biblica, b) alla spiritualità dei Salmi, c) a pregare come Gesù, d) a celebrare meglio la liturgia delle Ore (Lodi e Vespri).

 

→ Quota:

> 15 euro: comprensivi di iscrizione al corso, materiale didattico, CD musicale, cartella corso, dispense …

> quanti partecipano al corso di lingua devono essere in possesso della Grammatica Fazio-Galeone

→ Riempire la seguente scheda di partecipazione:

Cognome  ­­_____________________________             Nome  ____________________________________

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“Le cose dette in ebraico non hanno la stessa forza se tradotte in altre lingue” (Siracide, Prologo 21:22).

 

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