Rio de Janeiro per il carnevale di Jovanotti

In trentamila al

di GIANNI VALENTINO

Jova santificato. Jovanotti osannato. Lorenzo Cherubini – in arte Jovanotti – in terra venerato. La sua tribù, e sono famiglie, coppie, single, gay, adolescenti e post-adolescenti, adulti coraggiosi nel saper essere fanciulli onnivori, è pronta al suo richiamo da jungla pacifica e pacifista. E ambientalista, considerato che il suo Jova Beach party ha quale priorità quella di lasciare le spiagge che incontra lungo l’itinerario più belle e sane (possibilmente) di come erano prima che atterrasse il suo Discovery del ritmo. Castel Volturno, per una notte, è il carnevale di Rio de Janeiro.

Gli viene così naturale, rendere tutto una performance. Lui che già alle consolle delle discoteche, e nei videoclip, e nei testi delle canzoni o nei set negli stadi ha celebrato il rito pagano e laico dello stare insieme per medium della musica – sia dance, pop, afro, reggae, edm, funk, cubana – questa volta spinge i suoi desideri nelle galassie dell’evento live. Quella visione di portare sul bagnasciuga i ritornelli della forma-canzone l’ha avuta meno di anno fa. Da lì è stata tutta una rincorsa gigantesca per far sì che il sogno prendesse sembianze e corpo. E c’è riuscito.

“Non ci scommetteva nessuno all’inizio – s’è sfogato Jovanotti al termine dell’esibizione – tutti a dire che non l’avremmo fatto su questa spiaggia. Da subito abbiamo avuto tantissimi contro. Tutti contro a rompere i coglioni. E invece oggi è stato fantastico stare con voi in questo spazio del Mediterraneo. Vi sono grato”.

Immaginando Castel Volturno la sua città invisibile – evocando l’omonimo libro di Italo Calvino – almeno per un giorno, Jovanotti manipola l’immaginazione e trasforma il litorale dove morì mama-Africa Miriam Makeba (a lei ha rivolto una sorta di free-style), e dove Edoardo De Angelis e Matteo Garrone hanno raccontato brutalità e violenze, alienazione e peccati nel santuario del buonumore. Sorridono, ridono, festeggiano, si amano e si baciano (quasi) tutti. Felici di essere nel medesimo posto nello stesso momento. Poiché è questo il senso di un concerto. Non c’è la separazione ultras delle partite di pallone. Qui tutti fanno gol nell’identico istante. E si inizia a fare gol già nel pomeriggio coi tanti ospiti radunati da Jovanotti e accolti ora sullo Sbam Stage ora sul Kontiki Stage: dj Ué Cervone, Rocco Hunt, The Liberation Project di Phil Manzanera, Bombino, Ackeejuice Rockers, Enzo Avitabile con i suoi fedeli e instancabili Bottari di Portico. Ed è proprio a Enzo Avitabile che Jovanotti, al termine del duetto su “Salvammo ‘o munno”, rivolge un inchino a sole aperto.

Il party è gioioso, furioso, ondoso. Certo, qualche privazione la spiaggia la presenta e pure la macchina organizzativa mostra incertezze nella comunicazione-vendita dei token (moneta da usare nel villaggio del live): quelli che avanzano sarebbero rimborsabili ma allo sportello gli impiegati dicono proprio il contrario. Il risultato è che tanti spettatori si limitano nella spesa, essendo a rischio il recupero dei danari. L’area destinata allo show è sterminata. Vista dal backstage, rassomiglia al set del felliniano “8 ½”. Ci sono 28 mila spettatori, le zone parcheggio sono 3. Ci sono stand di cibo ovunque e di ogni sorta; beverage; preservativi; giochi d’acqua, power yoga e tante postazioni riservate alla conoscenza della salvaguardia ambientale. Estathé e Corona provvedono a informare la platea sulla necessità della raccolta differenziata dei rifiuti e di come e quanto si possano riciclare i materiali (alluminio, acciaio, plastiche) fino a produrre biciclette, arredi urbani, portamatite.

Jovanotti, 52 anni, in scrupoloso atteggiamento materno ribadisce quanto sia indispensabile prestare cura e attenzione al mare e alla natura. S’intrufola qua e là nelle esibizioni dei suoi ospiti: con uno scratch, una frase a effetto, una risata smisurata. Officia alle nozze di Cristina e Agostino (che hanno già anche una figlia assieme) e si inventa uno speciale omaggio per l’amico scomparso Pino Daniele. Lorenzo – che ha gli zigomi truccati come un primitivo che si accinge alla caccia – chiama accanto a sé uno dopo l’altro in sequenza Enzo Avitabile, Rocco Hunt e Clementino.

E sale alle stelle il groove di “Soul Express” dello stesso Avitabile in un vorticoso intarsio con quello di “Yes I Know My Way”, un hit del “più grande artista napoletano di tutto il Novecento”, sostiene Jovanotti. Poi urla: “Pino Danieleeee! Facimmo ‘o burdellooo”. Il pazzesco quartetto celebra il canto del Sud – Lorenzo invita la folla a una jumping ovation per il sassofonista di Marianella – e una nell’altra arrivano “Nu juorno buono” del rapper salernitano e “‘O viento” di Clementino. A distanza di pochi minuti, a Clementino tocca rientrare in scena per duettare le rime di “Fratello/Fratemo”.

Il vortice cattura la band composta da Saturnino, Riccardo Onori, Christian Rigano, Gianluca Petrella, Franco Santernecchi e Leo di Angilla; impavidi e allegri sono là per improvvisare mescolando black sound, tradizione italiana e intuizioni folk (ondeggiando in tammurriate e tarantelle), alternando i brani originali della produzione dell’artista romano con una folle catapulta al dj set. Jovanotti fa una altalena inarrestabile tre le canzoni old school e le sue magie in consolle: si passa da “Tutto l’amore che ho” a “Tutto un fuoco”, da “Muoviti muoviti” a “Nuova era”, da “Ora” a “Raggio di sole”, “Io danzo”,”Bella”, “L’ombelico del mondo” – sul palco vengono sparate verso la luna raffiche di fuoco bollente – ai passi più cool di Santana, Blur, Stromae, Michael Jackson, DaftPunk, Guns’n’Roses, White Stripes, Panjiabi MC, Bruno Mars. Un po’ cita il Troisi del “Postino” – “Don Pablo mi sono innamorato … io voglio stare malato” – e un po’, guardando il tramonto e la luna, cita il Totò della poesia “‘A cunzegna”.

Quindi i sentimenti: “Non c’è festa che si rispetti senza un meraviglioso ballo lento”. Inanella le strofe di “A te”, si avvicina alla moglie Francesca, e canta le parole tenendole la mano. Se la folla canta invocando un pezzo amato la squadra asseconda senza rinunciare al beat che ha nei polmoni.  E così le tre ore del suo concerto sfilano via come un avventuroso indovinello. Proprio perché a ogni concerto di questo speciale e imprevedibile beach tour si cambia radicalmente scaletta, affidandosi alla percezione del momento.

“Adesso mi sembra di essere vostra madre – ha spiegato alla folla, poco prima di spegnere amplificatori e riflettori – ma vi prego, andando via, avvicinate gli addetti che in spiaggia stanno girando con i bustoni per raccogliere l’immondizia e i rifiuti e ripulite la spiaggia assieme a noi. Aiutateci ad aiutarvi. Le plastiche non finiranno domani, queste sono cazzate che si sente dire qua e là. Ma dobbiamo iniziare un processo di recupero della natura già oggi, dobbiamo agire adesso. Non lasciate merda sulla spiaggia sennò il mondo non va avanti”. E in effetti incamminandosi verso i vialoni della pineta l’arena era realmente pulita e pronta a una sacrosanta giornata di mare. Il rito è compiuto. Buona strada, Jova. Hai davanti un altro viaggio e una città per cantare

 

Fonte:https://napoli.repubblica.it/cronaca/2019/07/13/news/castel_volturno_e_rio_de_janeiro_per_il_carnevale_di_jovanotti-231132088/?refresh_ce

 

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