Ripartire con la cultura

I Variconi, un’oasi naturale alla foce del Volturno

Undicesima tappa

Premessa. Nell’opinione pubblica la costa domiziana è nota come località balneare. I turisti che affollano le spiagge spesso ignorano o trascurano le bellezze ed i tesori storici di un patrimonio artistico ed ambientale, che spesso viene tenuto nascosto o degradato nelle varie città costiere (da Castel Volturno a Mondragone fino a Sessa Aurunca). Per questo abbiamo deciso di soffermarci su alcune realtà meravigliose, come l’Oasi dei Variconi  (nella tappa successiva ci dedicheremo ai resti dell’antica Sinuessa e ad altri beni culturali lungo il tracciato dell’Antica via Appia).

Purtroppo questa oasi molto spesso viene devastata dalla furia della natura, dalle mareggiate sempre più violenti che sommergono la spiaggia ed i laghetti salmastri di cumuli di rifiuti solidi, spesso inquinanti, che il mare ci restituisce (plastica, carcasse di animali morti e quant’altro). A ciò si aggiunge l’ignoranza degli umani che utilizzano questi spazi come sversatoio di rifiuti di ogni specie, con gravi danni per l’ecosistema, che andrebbe tutelato e conservato con ben altro rispetto e cura. In questa tappa ci avvaliamo di un bel contributo del mio caro amico Alfonso Caprio, che potete leggere a seguire tratto dal volume “Ripartire con la cultura”,. P. Iorio

“Il volume Variconi Viaggio fotografico nella zona umida di importanza internazionale alla foce del fiume Volturno, è un vero e proprio viaggio fotografico in quella che è una delle zone più belle del nostro territorio comunale costiero. Una palude, l’ultima rimasta in provincia di Caserta dopo le  bonifiche effettuate tra fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento.

I testi e le belle foto ne descrivono in maniera egregia la legislazione, che tutela  questo sito, la flora e la fauna, che vi si è acclimatata e che rende questo pantano un luogo unico in tutta la nostra provincia.

I Variconi sono un vero e proprio paradiso stando alle belle foto, che lo ritraggono in questa pubblicazione, è un luogo che andrebbe maggiormente, non dico tutelato perché la tutela legislativa c’è; è stata emanata a livello non solo provinciale, regionale ma anche comunitaria europea e internazionale, ma difeso e custodito come un bene prezioso non solo da parte degli addetti ai lavori e di chi lotta per la salvaguardia della natura ma anche da parte di tutti quelli, che aspirano ad un diverso sviluppo turistico quello naturalistico, perché chi lo visita, venendo da lontano, ne rimane affascinato e perciò lo apprezza e lo ama, forse molto di più di alcuni nostri concittadini.

La bellezza dei luoghi è testimoniato dalle magnifiche foto, che danno una immagine di che cosa è la forza della natura, che nonostante sia calpestata, offesa e ingiuriata dall’uomo, riesce sempre a sorprenderci con queste piante e questi fiori, che non se la sentono di spegnere i loro vivi colori; con questa enorme quantità di uccelli marini, che continuano insistentemente e instancabilmente a sostare nei Variconi da millenni nelle loro incessanti migrazioni primaverili e autunnali; i tramonti rosso sangue non hanno niente da invidiare all’immagine dell’Urlo di Edvard Munch, qui, nei nostri Variconi, l’uso del colore rosso vivo e gli accostamenti cromatici associati ad altre tinte naturali suggeriscono ad un osservatore attento non uno stato emotivo di angoscia ma un senso di pace, di armoniosa tranquillità, la luce naturale catturata dall’obiettivo conferisce al paesaggio un senso di fragilità dell’immediata bellezza, che si visualizza davanti ai nostri occhi. La luce rosata del tramonto sembra quasi suggerire un paesaggio incantato di fiaba, l’azzurro e il blu scuro delle nuvole e delle acque stagnanti sottostanti ci inducono in errore, deviano la nostra immaginazione e sembrano accostare questo nostro paesaggio mediterraneo ad un fiordo norvegese, è il bufalo solitario che si bagna in una pozza di acqua fangosa e stagnante, attorniato da una lussureggiante vegetazione palustre, che ci richiama alla realtà, senza ombra di dubbio ci troviamo nei Variconi, alla foce del fiume Volturno a Castel Volturno.

Le cannucce d’acqua, la lisca costiera, i giunchi e le tamerici fotografate emergono dalle acque come isole, come mondi di vita ancestrale. Le distese a perdita d’occhio di statice e di camomilla marittima fiorita dilatano il nostro animo, predisponendoci ad assaporarne il profumo leggero e  salmastro. La delicatezza dei colori dei fiori dell’astro marittimo, della saponaria, della statice, della salcerella, della veronica o del giglio acquatico ci inducono a pensare di come la bellezza sia a volte effimera eppure così stupenda da suscitare un senso di annichilimento dell’animo umano.

Le foto che ritraggono le libellule ci riportano ad un mondo primordiale, quello delle origini della vita, i nostri insetti vengono ritratti a partire dagli occhi posto sul capo, che “ricordano figure facciali umane” (p. 46).

Gli uccelli sono invece ritratti nel loro habitat naturale, tra i nidi o mentre cercano il cibo tra il fango e le acque basse, l’eleganza delle garzette, la colorazione criptica dei beccaccini, la forza rapace del falco, l’incedere regale dell’airone, l’innaturale posa dei cormorani fermi ad asciugare le loro penne, il volo sospeso dei gabbiani ci lasciano esterrefatti, soprattutto quando questi uccelli si alzano in volo, un atto che per secoli ha affascinato gli uomini, staccarsi dalla terra e librarsi nell’aria, rimanervi sospeso senza cadere giù; c’è la foto di un saltimpalo che sembra essere sospeso su un batuffolo di cotone, così leggero, così aereo, così etereo da suscitare in chi lo guarda un sentimento di insostenibile leggerezza.

La bellezza delle di queste immagini ci restituiscono la bellezza poetica del luogo”.

Ai bordi di questo mondo

Pini sclerotici mugolanti

Nel vento brezzato della sera.

Poesia Tratta dal volume “Variconi (poesie palustri)”

Alfonso Caprio                              Caserta, 12 – 01 -2019

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