Salerno – Personale di Ciro Pompeo “Mi arrampico senza vedere”

Nel Palazzo Sant’Agostino di Salerno, sala Giunta, si inaugura la mostra di opere di un giovane artista che sviluppa un’analisi approfondita decontrasto che vi è tra il conscio ed il subconscio

Ciro Pompeo
Mi arrampico senza vedere

Venerdì 5 giugno, alle ore 17:00, nel Palazzo Sant’Agostino di Salerno, sito alla via Roma n.104, avrà luogo l’inaugurazione della mostra d’Arte di Ciro Pompeo dal titolo “Mi arrampico senza vedere” Solo Exhibition; l’esposizione, allestita nella sala Giunta, è curata da Gina Affinito e presentata da Carlo Roberto Sciascia.
Alla cerimonia di inaugurazione sono previsti gli interventi del Presidente della Provincia di Salerno dott. Giuseppe Canfora, del Sindaco di Furore dottt. Raffaele Ferraioli, del Console onorario dell’Uzbekistan avv. Vittorio Giorgi, della Presidente dell’Innerweel – 210 Distretto – Club di Salerno dott. Maria Valeria Romanelli D’Aniello, della Presidente dell’AGE di Caserta e Responsabile provinciale dell’Unicef della Provincia di Caserta prof. Rosalia Pannitti, della Presidente della Fidapa “Calazia” di Maddaloni prof. Raffaella Carli, del Diretttore Albatros Edizioni prof. Lucia de Cristofaro, del Presidente della Pro Loco di Caserta ing. Carlo Roberto Sciascia, della Presidente della Commissione di Bioarchitettura dell’O.A.P.P.C. Arch. Patrizia Moschese.
La mostra gode dei seguenti patrocini: Consolato onorario dell’Uzbekistan, Innerweel – 210 Distretto – Club di Salerno, Fidapa Calatia di Maddaloni, Unicef della Provincia di Caserta, Albatros Edizioni, Ars Supra Partes, Pro Loco di Caserta, Unione Regioni Storiche Europee, Associazione Genitori Italiani AGE di Caserta.
In occasione dell’inaugurazione è stato edito un catalogo a colori; l’esposizione proseguirà fino al 5 luglio 2015.

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“Dare spazio ai giovani e stimolarli a dare il massimo è il compito principale di qualsiasi critico. In questa mostra, intitolata <Mi arrampico senza vedere> Ciro Pompeo, giovane artista emergente, è spinto dal desiderio di scrollarsi di dosso il retaggio del passato per avviarsi verso un approfondimento delle espressività degli ultimi decenni e svilupparne ogni sfaccettatura alla ricerca di un modo di intendere l’Arte personale. In questa esposizione si avventura principalmente nell’informale materico fino a raggiungere un’astrazione lirica genuina e spontanea, in contrasto con la materialità utilizzata”. (Gina Affinito curatrice della mostra)

Nel testo critico in catalogo del critico d’Arte Carlo Roberto Sciascia, intitolato <Ciro Pompeo: Il contrasto sereno tra il conscio ed il subconscio>, si legge: “Ciro Pompeo, spinto dall’aspirazione di liberarsi esteticamente dal fare arte nel modo consueto e legato al passato e, spinto dalla curiosità di sperimentare materiali e i diversi linguaggi espressivi nuovi, si avventura principalmente nell’informale materico fino a raggiungere un’astrazione lirica genuina e spontanea.
L’artista si spinge, così, alla ricerca di ogni valore estetico ed espressivo definito proprio dagli svariati materiali, utilizzati quale supporto di base, ma anche da quelli (principalmente lignei) apposti sulla stessa superficie pittorico-materica; detti materiali eterogenei, essenzialmente poveri e di recupero, normalmente naturali e logorati dal tempo e dall’uso, avendo perso la loro forma oggettuale originaria, sono usati per le loro intrinseche <possibilità di mutazione>.
Pompeo sfrutta queste commistioni e considera la materia quale realtà completamente autonoma della quale si presentano in primo piano e a volte si possono distinguere le forme; la rappresentazione, però, è eliminata generalmente diventando un elemento di una realtà caratterizzata dalla fisicità spazio-temporale d’oggetto-soggetto. Contemporaneamente, per liberarsi dalle tensioni accumulate nella sua psiche, l’artista stende sulla materia vari cromatismi con gesto istintivo e decisamente spontaneo, spesso caratterizzandoli con libere pennellate e strati di colore, spalmati in segni all’insegna dell’improvvisazione in modo che l’opera, svuotata da qualsiasi valore formale residuo, possa esaurire la sua inquietudine.
Per Ciro Pompeo quei segmenti di vera e propria materia, posti sulla superficie pittorica, propongono il mondo del suo subcoscio, delineato dalla visione freudiana della psiche dell’artista, e realizzano opere create da stimoli emozionali dipinti con spontaneità <inconscia>.
I pezzetti di legno e le spatolate e/o incrostazioni di colore, quali segni, graffiature, graffiti e simboli intimi, creano un effetto simile a quello presente sui muri scrostati, che portano in sé frammenti di vita, vissuta quotidianamente. La superficie materica o impastata, che ha spesso accolto questi frammenti di una realtà vissuta intensamente, contornati da cromatismi semplici ma impulsivi, si apre ad un sereno rapporto artistico con una realtà individuale, che ha come riferimento la materia stessa, vera e propria. L’atto spontaneo del pittore, poi, è in grado di spargere il colore proveniente dal subconscio mentale e di lasciare che la parte inconscia della psiche si esprima liberamente.
Ciro Pompeo usa la sua gestualità per esprimere le proprie energie interiori e per realizzare opere dalla singolare forza espressiva, ricorrendo poi a legni logorati o a superfici dense e rugose per richiamare alla mente sensazioni di legate al vissuto, derivante da una conoscenza razionale della realtà.
L’artista diventa testimonianza del reale e del subconscio, dell’essere e dell’agire ma non converge verso le visioni filosofiche esistenzialiste perché propone una visione serena della realtà, pur con tanti tormenti insiti; in essa è data la possibilità all’uomo di realizzarsi nel mondo e di sprigionare le personali energie interiori. Il tutto esprime senza alcuna razionalizzazione e senza nessuna spiegazione le pulsioni incessanti che provengono dal proprio inconscio. ”. (CRS)

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