Sicurezza stradale, A.U.F.V. lancia appello: “Favorire cultura tramite insegnamento scolastico”

ROMA. “Il nostro paese subisce una strage silenziosa ed ogni anno registriamo oltre 4000 vittime sulle strade italiane”.  E’ con queste parole che la coordinatrice del movimento “Strada alla vita” (parte integrante dell’Associazione Unitaria Familiari e Vittime), Clelia Formiconi, lancia, ormai a 2018 inoltrato, un chiaro messaggio di preoccupazione all’opinione pubblica, nei giorni seguenti alle statistiche diffuse dalla Commissione Europea, la quale ha attribuito all’Italia il triste primato di “regina del contromano”. 

“La maggior parte delle vittime sono giovani e le cause sono da ricondurre a tre fattori centrali – spiega -, ovvero la responsabilità umana che incide per l’80% dei casi, le infrastrutture per il 17% e il mezzo meccanico per il 3% .Il problema è articolato e complesso. In primis manca la cultura della strada e l’attuale modello di prevenzione è stato fallimentare. Il concetto del conflitto stradale, inoltre, si evince dai risultati di ricerche portate avanti dalla Prof.ssa M.R.Ciceri, coordinatrice del dipartimento di psicologia del traffico della cattolica di Milano, secondo la quale in strada si esprimono comportamenti aggressivi persino in persone miti. Dobbiamo tener conto che il problema è sociale – sottolinea -, mentre il dolore ha una dimensione privata. Nessuno denuncia l’alto costo dell’incidentalità stradale, pari al 2,5% del prodotto interno lordo. Questi costi sociali sono a carico di tutta la collettività ed il passaggio da una strada come luogo di morte ad una strada come luogo di vita richiede la capillare diffusione della cultura stradale che, appunto, non esiste”. 

La Formiconi sottolinea quanto sia importante evitare di ricondurre gli incidenti al caso ed alla fatalità come il più delle volte i media sono soliti fare,  piuttosto “bisogna operare in modo tale da affrontare il diniego del problema. Si tratta di una vera e propria rimozione collettiva del dramma e non si considera il dolore immenso che esso produce. Il movimento che coordino si pone l’obiettivo di affermare la cultura stradale attraverso l’insegnamento scolastico della stessa, inserito in un piano didattico di almeno due ore settimanali”. 

Come deve intervenire, a questo punto, il nuovo governo? “L’Italia – risponde la Formiconi – è tra i primi paesi in Europa per numero di vittime e le motivazioni sono, tra le altre cose, gli scarsi interventi efficaci in materia di prevenzione e pochi controlli. Il tutto a fronte di una campagna di prevenzione poco incisiva. Le misure della Comunità Europea sono positive ed apprezzabili, peccato non siano facilmente applicabili nel nostro paese. Abbiamo già richiesto un incontro con il nuovo ministro delle infrastrutture e chiederemo incontro con il MIUR, poiché siamo intenzionati a partecipare al tavolo che coordina l’educazione stradale nelle scuole”. 

Grande punto interrogativo è il codice della strada: “Risulta fermo al 1992 ed è mediocre; speriamo in meglio. Sembra che qualcosa si stia smuovendo in materia di utenti deboli come pedoni e ciclisti, ma c’è ancora molto da fare”. L’associazione unitaria familiari e vittime è impegnata a fare rete ed a riunire le numerose associazioni locali e territoriali, oltre a quelle di carattere nazionale: “Ad oggi – racconta la toscana – ci sono stati numerosi convegni sulla prevenzione. L’ultimo a Grosseto, il 16 febbraio scorso, sul tema la cultura della strada. Le finalità generali associative si muovono verso la direzione di fermare la strage stradale e dare giustizia ai superstiti”.

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