Spettacolo “Scarrafunera” – Maggio dei Monumenti

Ortensia  T

presenta

 

25 Maggio 2019 – Ore 20,00

SUCCORPO DELL’ANNUNZIATA – NAPOLI

 

MAGGIO DEI MONUMENTI

 

ROBERTO AZZURRO

SCARRAFUNERA

di Cristian Izzo

 

Da due anni in scena, dopo aver debuttato all’Anfiteatro Pusilypon di Napoli, e essere stato al Teatro Elicantropo, al Positano Teatro Festival, alla Sala Molière di Pozzuoli, e in giro per la Campania, prima di approdare quest’estate a Capri per l’estate Caprese, torna per Maggio dei Monumenti Scarrafunera di Cristian Izzo con cui Roberto Azzurro appunto comincia la sua collaborazione con Cristian izzo, il giovane autore e attore ci Castellammare che si sta facendo largo in tutta Europo addirittura.

Di Scarrafunera questo:

Siamo tutti ancora un po’ animali. Siamo tutti un po’ esseri umani. Da questa riflessione parto, dopo aver interpretato alcuni esseri umani che sembrano stare al di sopra di altri esseri umani, alcuni esseri umani speciali insomma speciali – Pier Paolo Pasolini, Oscar Wilde, Boni de Castellane – e dunque stavolta divento lo “scarrafone”. E finalmente, senza ricorrere al favoloso Gregor Samsa di Kafka, eccone un altro, senza nome, ma fatto di versi. E, nell’intento di diventare altro sulla scena – un “altro” apparentemente così lontano da noi – quando ho “incontrato” Scarrafunera di Cristian Izzo, mi sono reso conto che poi così tanto lontano non ero. Infatti lui stesso dice:

Una scarrafunera è un nido di scarafaggi. Ed è qui che rifletto su una somiglianza naturale tra l’uomo e lo “scarrafone”, che non ha nulla a che vedere con i ben noti cliché riguardanti lo schifo, il ribrezzo provocati da questo antipatico essere vivente e più vicina a quanto detto da Joyce in “Dubliners”, o da Dickens in “Hard Times”. L’essere umano, come lo scarrafone, non si percepisce come componente di una collettività, ma si concepisce come principio e fine di un Universo a sé stante, ed in questo continuo affermarsi e prevaricarsi di “ego” ipertrofici crea un movimento spastico, violento, convulso e continuo, pur restando sempre immobile, nello stesso punto. Una pesante immobilità, una irrisolutezza nevrotica, che sembra entrata nella quotidianità, di chi s’illude di conquistare il Mondo, rubando la mela del vicino, mentre lui non è in casa, perché occupato a rubare un’altra mela, ad un altro vicino: magari, proprio a lui.

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