Terrae Motus

In questi giorni il mio amico e collega Michele Gravano mi ha chiesto come mai finora le Piazze del Sapere non sono intervenute in merito alla vicenda di Terrae Motus. Ci ho pensato un poco sopra e mi sono documentato per capire meglio come stanno le cose. Ho letto diversi interventi, a partire da quelli degli eredi di Amelio giustamente indignati dopo il recente clamoroso furto. Devo dire che effettivamente da parte della Direzione della Reggia emerge una non adeguata attenzione e competenza in merito alla gestione e valorizzazione di una raccolta di opere d’arte, unica al mondo.

Confesso che sono rimasto alquanto sconcertato dalla piega che ha preso il dibattito. Da un lato la superficialità e scarso impegno da parte di chi ha avuto in dote un patrimonio inestimabile, che merita ben altra allocazione negli spazi prestigiosi della Reggia Vanvitelliana. Dall’altro, le esternazioni e le preoccupazioni di alcuni intellettuali napoletani, che non vedono l’ora di riportare le opere in altra sede. Devo dire anche che da parte del mondo culturale e della stampa casertana non vi sono state reazioni ed interventi adeguati, a parte le generiche battute del buon Felicori. Come si sente oggi la mancanza di voci competenti e motivate, come quelle di un artista impegnato quale era Andrea Sparago.

Allora mi sono documentato, in particolare con gli autorevoli e competenti interventi di Aldo Trione, il quale ha ripreso anche gli allarmi lanciati dagli eredi di Amelio. Purtroppo siamo dinanzi all’ennesimo capitolo della storia dei «mali culturali» italiani, che stavolta non riguarda l’archeologia ma l’arte contemporanea. Appare giusto e motivato l’appello: «Fate presto». Ed è un invito rivolto innanzitutto al Ministro dei Beni culturali, Alberto Bonisoli, che  è chiamato a intervenire subito. A mio modo di vedere la soluzione migliore può essere quella di «imporre» il ritorno delle opere negli appartamenti reali, con un progetto di valorizzazione e fruibilità che può essere garantito in uno dei siti di grande attrattività internazionale, come la Reggia Vanvitelliana, pretendendo da Felicori un’adeguata «campagna» di conservazione, di fruizione e di promozione di questo patrimonio.

Solo in caso di inadempienza, si può ipotizzare una soluzione alternativa, riportando Terrae Motus in quella che può essere la sua casa naturale, la città di  Napoli in una sede museale storica da individuare, anche in considerazione del fatto che quella collezione ha anche il valore di un indiretto ritratto delle infinite contraddizioni di questa «città involontaria», da secoli segretamente terremotata. Come ha scritto Anna Maria Ortese, sa farsi «testimone in un mondo crudele, di giorno in giorno più oscuro, (…) di quella meraviglia che si chiama Poesia». In questo senso l’appello «fate presto» è coerente con il valore della mostra. “Al Ministro MIBACT spetta il compito di salvaguardare Terrae Motus. Prima che sia troppo tardi”, come sottolinea Trione.

Pasquale Iorio, Le Piazze del Sapere                                                Caserta, 19 luglio 2018

Nota di documentazione su Terrae Motus

Il titolo fu suggerito da Giuseppe Galasso. Ideata, progettata e ordinata dal gallerista Lucio Amelio, Terrae Motus è la più grande collezione d’arte contemporanea «a tema», ispirata al sisma del 1980. Include circa 70 opere di alcuni tra i maggiori artisti del secondo Novecento. In maniera parziale, la raccolta fu presentata negli anni in diversi luoghi e occasioni fino a che, nel 1992, Amelio «affidò» Terrae Motus alla Reggia di Caserta. Nel giugno del 2016, per iniziativa del direttore della Reggia, Mauro Felicori, la collezione è stata presentata nel suo insieme negli ambienti occupati fino a poco prima dall’aereonautica e dalla scuola della pubblica amministrazione. Lo scorso 9 giugno sono state trafugate parti di un’opera di Boltanski. L’episodio ha alimentato un ampio e vivace dibattito (durato circa un mese) sulle pagine del «Corriere del Mezzogiorno», cui hanno partecipato, oltre agli eredi del gallerista, critici, soprintendenti, artisti. Per rispondere alle critiche, Felicori ha annunciato il riallestimento di Terrae Motus nel 2019 (quando scadrà il suo mandato).

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