TRAM – stagione 2018/19

 

STAGIONE 2018/19

 

ELABORIAMO EMOZIONI

 

 

 

 

 

 

Biglietti:

intero € 12,00

ridotto € 10,00 (under 26 e on line)

 

Abbonamento “Main Board”

9 spettacoli € 65,00

 

Card (spettacoli a scelta)

“Device”: 3 spettacoli € 20,00

“Open Source”: 5 spettacoli € 40,00

 

Orari spettacoli:

dal Giovedì al Sabato ore 21.00

Domenica ore 18.00

 

direttore artistico

Mirko Di Martino

 

info e prenotazioni

cell. 342 1785 930

tel. 081 1875 2126

email info@teatrotram.it

www.teatrotram.it

La terza stagione del TRAM è ricca di spettacoli, eventi, festival, sperimentazioni, attraversamenti. Per accompagnare il 2018/19 abbiamo scelto la tag line “Elaboriamo emozioni”: il TRAM, infatti, è un teatro in continuo fermento, costantemente al lavoro, proprio come la CPU di un computer che raccoglie dati e elabora risposte: le nostre risposte sono gli spettacoli che abbiamo selezionato con cura tra i più originali e interessanti del panorama napoletano e italiano, spettacoli indipendenti che abbiamo voluto e sostenuto, per offrire al pubblico un’esperienza sempre più coinvolgente e emozionante. Perchè proprio le emozioni sono al centro del nostro lavoro: il TRAM è la casa degli spettacoli che parlano al cuore.

 

La “Main Board” della stagione 2018/29 del TRAM propone 9 bellissimi spettacoli, per la gran parte al loro debutto assoluto. Si comincerà il 17 ottobre con Buco nell’acqua, il nuovo spettacolo del direttore artistico Mirko Di Martino, che a marzo proporrà anche un altro suo spettacolo inedito: “Run Baby Run” interpretato da Titti Nuzzolese. In cartellone ci saranno nomi importanti del teatro italiano, a partire da Roberto Latini, l’attore amatissimo dalla critica italiana, più volte Premio Ubu, che proporrà uno spettacolo ispirato alle poesie della poetessa Mariangela Gualtieri. Tornerà al TRAM anche un altro autore e regista molto amato dalla critica: il siciliano Rosario Palazzolo con “Lo zompo”. Il napoletano Giovanni Meola proporrà ad aprile il suo nuovo interessantissimo progetto: “Il bambino con la biciletta rossa”, ispirato a un cupo e doloroso fatto di cronaca. La sperimentazione con i classici sarà al centro di “This is not what it is” di Marco Sanna e Francesca Ventriglia, che rielaboreranno Otello di Shakespeare. Giovanni Del Prete proporrà “Start”, il suo spettacolo inedito ispirato a una storia di calcio e shoah, mentre il giovane attore e regista Daniele Marino rifletterà sulle dinamiche del contemporaneo con “The influencer”. Infine, in occasione dei 150 anni dalla morte di Gioacchino Rossini, a novembre Gianmarco Cesario proporrà una rilettura pop de “Il Barbiere di Siviglia” con un cast di attori e cantanti guidati da professionisti eccellenti.

 

Le emozioni elaborate dal TRAM proseguiranno con i quattro “Device”, ovvero dei focus dedicati a particolari temi di grande interesse, con spettacoli tutti rigorosamente inediti. Il primo device si intitola “Surround” e racconterà alcuni grandi protagonisti della musica: in scena, ci saranno spettacoli che racconteranno Jim Morrison, di Bruno Barone, Luigi Tenco, di Roberto Ingenito, Franco Califano di Ivano Bruner. Il secondo Device racconterà invece Napoli in una chiave contemporanea che guarda al passato per reinventarlo nel presente: “Napoli Dos” vedrà sul palco del TRAM gli spettacoli “Pulcinella morto e risorto” di Alessandro Paschitto, “Regine Sorelle” di Mirko Di Martino, “Le Follie di Don Fausto” di Vittorio Passaro. Il terzo Device si intitola “Hashtram” e proporrà tre spettacoli che riflettono sul contemporaneo: “Audizione” della giovanissima Chiara Arrigoni (spettacolo vincitore di “TrentaTram Festival 2018”), “Un pallido puntino azzurro” di Roberto Galano e “La terroristica fase lunatica di Armando Kill” di Massimo Maraviglia. L’ultimo Device si divertirà a reinventare i classici con “Il Gioco dell’amore e del Caso” di Marivaux e “Yerma – Jetteca” di Fabio Di Gesto da Federico Garcia Lorca, spettacolo vincitore del Premio Rebù 2018.

 

In programma per la nuova stagione ci saranno numerosi eventi e Festival: si comincerà subito, ad ottobre, con la tredicesima edizione de “I corti della Formica”, il prestigioso Festival di Corti teatrali diretto da Gianmarco Cesario. Un altro Festival chiuderà invece la stagione a maggio: tornerà “TrentaTram Festival”, il concorso dedicato alle compagnie under 30 che l’anno scorso ha avuto un notevole successo alla sua prima edizione. Due rassegne saranno invece dedicate ai grandi temi: l’arte sarà protagonista di “Vissidarte”, l’unica rassegna in Italia di spettacoli che raccontano gli artisti, mentre, in occasione della festa della donna, Titti Nuzzolese proporrà “Femminile plurale”, una selezione di spettacoli che racconteranno le donne oggi. Ad aprile sarà infine la volta di un evento particolare e di grande interesse: “13 assassine”, ovvero 13 spettacoli brevi scritti da 13 autrici che raccontano 13 episodi di donne che uccidono.

 

IL PROGRAMMA COMPLETO 2018/19

 

dal 5 al 7 ottobre 2018

AUDIZIONE di Chiara Arrigoni (anteprima stagione 2018/19)

 

dal 9 al 14 ottobre 2018

I CORTI DELLA FORMICA Festival di Corti teatrali

 

dal 17 al 28 ottobre 2018

BUCO NELL’ACQUA di Mirko Di Martino

 

dall’ 8 all’ 11 novembre 2018

IL BARBIERE DI SIVIGLIA di Gianmarco Cesario

 

dal 15 al 18 novembre 2018

LO ZOMPO di Rosario Palazzolo

 

dal 29 novembre al 2 dicembre 2018

FRIDA KAHLO di Mirko Di Martino

 

dal 7 al 9 dicembre 2018

IO FRANCAMENTE di Ivano Bruner

 

dal 14 al 15 dicembre 2018

LA DELICATEZZA DEL POCO E DEL NIENTE con Roberto Latini

 

dal 21 al 23 dicembre 2018

PULCINELLA MORTO E RISORTO di Alessandro Paschitto

 

dal 27 dicembre 2018 al 6 gennaio 2019

IL GIOCO DELL’AMORE E DEL CASO di Marivaux

 

dal 10 al 13 gennaio 2019

THE INFLUENCER di Daniele Marino

 

dal 18 al 20 gennaio 2019

LONTANO LONTANO di Roberto Ingenito

 

dal 24 al 27 gennaio 2019

START di Giovanni Del Prete

 

dall’ 1 al 3 febbraio 2019

UN PALLIDO PUNTINO AZZURRO di Roberto Galano

 

dal 7 al 10 febbraio 2019

REGINE SORELLE di Mirko Di Martino

 

dal 15 al 17 febbraio 2019

THIS IS WHAT NOT IT IS (OTELLO) di Marco Sanna e Francesca Ventriglia

 

dal 20 al 24 febbraio 2019

VISSIDARTE FESTIVAL Il teatro racconta i pittori

 

dal 26 febbraio al 3 marzo 2019

LE FOLLIE DI DON FAUSTO di Vittorio Passaro

 

dal 6 al 10 marzo 2019

FEMMINILE PLURALE Rassegna di spettacoli che raccontano le donne

 

dal 14 al 17 marzo 2019

YERMA di Fabio Di Gesto, da Federico Garcia Lorca

 

dal 21 al 24 marzo 2019

RUN BABY RUN di Mirko Di Martino

 

dal 29 al 31 marzo 2019

BREAK ON THROUGH di Bruno Barone e Valerio Bruner

 

dal 2 al 14 aprile 2019

13 ASSASSINE 13 corti, 13 autrici, 13 asassine

 

dal 25 al 28 aprile 2019

IL BAMBINO CON LA BICICLETTA ROSSA di Giovanni Meola

 

dal 2 al 5 maggio 2019

LA TERRORISTICA FASE LUNATICA DI ARMANDO KILL di Massimo Maraviglia

 

dal 15 al 26 maggio 2019

TRENTATRAM FESTIVAL concorso per compagnie under 30

 

 

 

 

MAIN BOARD

 

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dal 17 al 28 ottobre 2018

 

BUCO NELL’ACQUA

 

drammaturgia e regia Mirko Di Martino

con Antonio Buonanno, Orazio Cerino, Marcomario de Notaris

produzione Teatro dell’Osso | Teatro TRAM

 

Tre migranti su un barcone in mezzo al mare: tre emarginati, tre esclusi, tre poveracci letteralmente alla deriva che hanno perso tutto, perfino il nome. Nero, PiùNero e MenoNero stanno navigando verso Lampedusa sostenuti dalla speranza in una nuova vita. Durante il viaggio, parlano di ciò che hanno superato e di ciò che li aspetta, con un linguaggio carico di surreale comicità, amara come la vita che hanno vissuto. Non si conoscono, sono tre uomini molto diversi tra loro, eppure si considerano fratelli perché hanno sopportato gli stessi digiuni, soprusi e violenze. Ma un problema inatteso complica il viaggio al punto che occorre rivolgersi a Dio: sono tre uomini molto religiosi, Dio li ascolterà senz’altro. Certo: a condizione di rivolgersi a quello giusto.

 

La questione dei flussi migratori è un tema attualissimo nel quale confluiscono idee, paure e motivazioni molto diverse tra loro. Tuttavia, dietro al problema dei migranti si nasconde una questione molto più profonda e complessa: lo scontro delle religioni e, se si vuole, delle civiltà. Il terrorismo è già dietro l’angolo. È ovvio che se, in Italia e in Europa, i migranti africani e orientali venissero percepiti come simili agli occidentali, molte delle posizioni più radicali che alimentano lo scontro verrebbero smussate o scomparirebbero del tutto. Accade invece il contrario: le differenze appaiono molto più profonde dei punti in comune, soprattutto a causa delle differenze religiose. Ma il problema religioso è innanzitutto interno alle stesse popolazioni non europee, soprattutto africane e mediorientali. E’ noto, ad esempio, che lo scontro tra musulmani sciiti e sunniti è molto più acceso di quello tra cristiani e musulmani. Le religioni, da fattori di unità, sono diventate, oggi, focolai di odio e di scontro. “Sul gommone” racconta in maniera simbolica, con una forte dose di comicità corrosiva, questo paradosso tutto moderno per il quale la libertà si trasforma in repressione, la religione in fanatismo, l’accoglienza in xenofobia. E alla fine, la civiltà mediterranea ricorda molto il gommone su cui viaggiano Yeshua, Ibrahim e Muhammad: il viaggio è giunto alla fine, l’acqua allaga l’imbarcazione trascinando a fondo anche i suoi stessi occupanti che, invece di collaborare per chiudere la falla, pensano a distruggersi a vicenda.

 

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dall 8 all’ 11 novembre 2018

 

IL BARBIERE DI SIVIGLIA

 

da Pierre de Beaumarchais, Cesare Sterbini e Gioacchino Rossini

progetto e regia Gianmarco Cesario

con Gennaro Ciotola, Ivan Improta, Carlo Liccardo, Francesco Luongo, Enzo Padulano, Laura Pagliara

arrangiamenti musicali Mariano Bellopede

vocal coach Raffaello Converso

coreografie Enzo Padulano

scene e costumi Melissa De Vincenzo

assistente alla regia Assia Iaquinto

organizzazione Gianluca Corcione

produzione Fratelli Di Versi

in collaborazione con TRAM – Teatro Ricerca Arte e Musica

 

Il 13 novembre 2018 si celebreranno i 150 anni dalla morte di Gioacchino Rossini, uno dei più importanti musicisti italiani, autore, tra l’altro, di immortali melodrammi ed indimenticabili opere buffe, tra le quali spicca, senza dubbio, “IL Barbiere di Siviglia”, che, con l’iniziale titolo di “Almaviva, ossia l’inutile precauzione” debuttava al Teatro Argentina di Roma il 20 febbraio 1816. Il libretto, scritto da Cesare Sterbini, si ispira piuttosto fedelmente all’opera originale di Pierre de Beaumarchais, dalla quale era già stata tratta un’altra opera buffa di Giovanni Paesiello su libretto di Giuseppe Petrosellini, e, dopo un breve conflitto fra le due opere, nel quale pareva dovesse avere la meglio l’opera di Paesiello, quella di Rossini riuscì a surclassarla, diventando una delle opere più rappresentate al mondo, ed il suo successo ancora oggi, dopo oltre due secoli, resta immutato.

 

Lo spettacolo rappresenta il primo capitolo del progetto POPERA, finalizzato alla riscoperta dei classici del melodramma, attraverso una giocosa riattualizzazione, a favore del pubblico giovane, entrando quindi nel pieno delle celebrazioni che, nel 2018, ricorderanno il grande musicista pesarese. Il testo, rielaborando il libretto originale attraverso la contaminazione con il copione di Beaumarchais, evidenzia la grande vis comica del plot originale, i cui personaggi, ed i rocamboleschi intrecci, rivelano un’inequivocabile matrice della commedia dell’arte.

 

Le note romanze che caratterizzano l’opera sono riarrangiate in chiave moderna, in suoni che vanno dal rock alla musica cantautorale, dal pop elettronico, fino al rap, in una multicolore esplosione di suoni che intende coinvolgere ed appassionare il pubblico di neofiti e divertire quello degli appassionati.

 

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dal 15 al 18 novembre 2018

 

LO ZOMPO

 

scritto, diretto e interpretato da Rosario Palazzolo

assistente alla regia Angelo Grasso

luci Michele Ambrose

scene Luca Mannino

costumi Ylenia Modica

foto Gandolfo Schimmenti

distribuzione Stefano Mascagni

una produzione teatrino controverso e TMO (Teatro Mediterraneo Occupato, Palermo)

 

Nunzio Pomara è un uomo fragile, insicuro, ma di una potenza linguistica formidabile; un uomo tenace, anche, che letteralmente zompa nel teatrino parrocchiale in cui sta per iniziare l’immancabile appuntamento mensile detto Della Rivelazione e obbliga l’uditorio – ovvero i miracolati – ad ascoltarlo, urlando e sospirando tutto il suo odio per una cultura del niente che pretende di determinare le esistenze, di ancorarle alla tradizione, di misurale col metro rotto di una Madonna che piange per il mondo intero. Ma il mondo intero è davvero troppo intero per poterlo contestare, e difatti saranno accuse forti e mirate come un bel buco nell’acqua.

 

Lo zompo è la prima mossa della quadrilogia dal titolo Santa Samantha Vs – sciagura in quattro mosse, un racconto corale che si svilupperà intorno alla figura di Samantha, una bambina e poi una donna che nasce a Palermo e che a Palermo vive un’esistenza minima, fatta di cugine, di santissime marie, di credenze popolari che l’incoronano suo malgrado Madonna in terra, obbligandola a dispensare miracoli. Una sorta di narrazione seriale, un rompicapo psicanalitico, una violenza gratuita, un sortilegio sociale.

 

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dal 14 al 15 dicembre 2018

 

LA DELICATEZZA DEL POCO E DEL NIENTE

Roberto Latini legge Mariangela Gualtieri

di Mariangela Gualtieri

voce Roberto Latini

musiche e suono Gianluca Misiti

luci Max Mugnai

foto Fabio Lovino

produzione Fortebraccio Teatro

 

Il privilegio di essere ammesso a queste poesie nasce in un giorno d’estate di alcuni anni fa, in cui ero con Mariangela Gualtieri in una passeggiata al suo “campo della poesia”. Verso sera, rientrando, intorno alle nostre chiacchiere sono apparse le lucciole che non vedevo da anni. Ogni volta che mi capita da allora, penso a lei e ai suoi versi.

 

LA DELICATEZZA DEL POCO E DEL NIENTE è un titolo che ha scelto Mariangela, dopo aver lasciato scegliere a me le poesie: da “ossicine”, “voci tempestate”, “sermone ai cuccioli della mia specie”, “so dare ferite perfette”, “fuoco centrale”, “paesaggio con fratello rotto”.., alcune delle più belle confidenze della meravigliosa poetessa cesenate, in una serata per voce e musica.

Un concerto poetico di parole lucciole e tenerezze e incanti e quella capacità che hanno i poeti di stare nei silenzi intorno alle parole.

r.l.

 

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dal 10 al 13 gennaio 2019

 

THE INFLUENCER

 

uno spettacolo di Daniele Marino

produzione Rena Libre Compagnia

 

l protagonista è un ragazzo di trent’anni che vive il lutto per la prematura scomparsa del suo cane, un bull terrier di nome Chucky. Dopo il funerale il ragazzo è nella sua stanza immerso nei ricordi comprendendo il grande valore che ha avuto quel cane nella sua vita. Un amico che non vede da tempo gli fa visita e per allontanare la tristezza, il ragazzo gli mostra una maschera di gomma di un bull terrier che aveva comprato tempo prima per giocare con il suo amato Chucky. L’amico, divertito, chiede al ragazzo di indossarla e gli scatta una foto postandola subito sui social. La reazione che ricevono da questo post sarà immediata e capiscono lentamente la vera portata di questo semplice gesto. Gli utenti risponderanno sempre di più. L’uomo-cane diventa man mano una vera e propria icona del web incarnando le passioni e i dolori di chi ha posseduto un amico a quattro zampe. Verranno pian piano contattati da associazioni animaliste, brand, case di moda, che vorranno l’immagine dell’uomo-cane per pubblicizzare le proprie ideologie e i propri prodotti. Comincerà per i due amici un escalation di popolarità virtuale inaspettata.

 

In quest’epoca votata ai social e alla comunicazione virtuale la nuova produzione Rena Libre Compagnia prova ad interrogarsi su quale sia la direzione intrapresa con l’avvento di questa nuova forma di interazione con il reale. Crediamo che si sia arrivati ad un punto di non ritorno. Un punto limite che ci spinge dritti verso un futuro profetizzato solo da grandi capolavori del cinema e della letteratura. Come influisce il superamento di questo limite sui giovani? Come incide tutto questo sull’autostima personale? Chi sono i nuovi “eroi” di questo mondo? E’ ancora tracciabile un confine tra vita reale e vita virtuale? Provando a rispondere a queste domande e a crearne di nuove attraverso il filtro della scena, The influencer, getta un amo nella miriade di contraddizioni che queste nuove pratiche hanno creato e come hanno modificato i nostri stili di vita e di percezione della realtà che ci circonda. Oggi, sempre di più, facciamo esperienza delle cose attraverso uno schermo, “da fermi”, per così dire. Viaggi, eventi, ricorrenze, spesso vissute nel vissuto di altre persone che ce le raccontano via web. Questo meccanismo talvolta allucinante ci porta a riflettere sul fatto che questa nuova forma di condivisione delle esperienze umane non è finalizzata purtroppo a farne davvero esperienza. Solo i numeri contano, numeri virtuali che appagano il nostro ego senza lasciarci intravedere realmente altre strade possibili di scelta. In un mondo che corre e rincorre sempre più velocemente il raggiungimento di uno status sociale. Cosa mostro agli altri di me? Che “personaggio” costruisco da consegnare al popolo del web? Cosa è reale e cosa è solo immaginario? In The influencer sono proprio questi nuovi personaggi a prendere la scena.

 

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dal 24 al 27 gennaio 2019

 

START

 

testo e regia di Giovanni Del Prete

con Orazio Cerino, Francesca Iovine

 

La storia si basa su fatti realmente accaduti durante l’occupazione tedesca dell’ucraina nella seconda guerra mondiale, in particolare nel 1942. I fatti hanno per veri protagonisti dei calciatori della Lokomotiv Kiev e della Dynamo che a campiona-to bloccato a causa della guerra, fondarono una nuova squadra, la START e vinsero le competizioni del campionato indetto dai Tedeschi. Riuscirono a battere nella finale la squadra dei Tedeschi che chiesero una rivincita ma furono battuti di nuovo . Questa vittoria sul campo da gioco alzò il morale della città è abbattè quella delle truppe d’occupazione che non tardarono a mettere in atto una rappresaglia contro i giocatori stessi. Lo spettacoli si ispira ai fatti e personaggi veri.

 

Ivan ex giocatore di calcio, vive con la sorella cieca Miranda nella sartoria di famiglia, durante l’occupazione tedesca di Kiev. Il loro rapporto è conflittuale, perché l’uno vorrebbe tornare a giocare, mentre l’altra vorrebbe cacciare via i tedeschi. I due si arrangiano aggiustando le divise delle truppe d’occupazione. Un capitano nazista conoscendo l’amore per il calcio di Ivan comunica che l’esercito ha indetto un campionato a cui possono partecipa-re anche squadre della città se si iscriveranno. Ivan è contento e anche la sorella lo è, vorrebbe che Ivan mettesse una bomba sotto gli spalti dove siedono i tedeschi.

 

È il dramma dei sogni che vengono infranti dalla dura realtà: le mezze misure, l’onestà, i sogni sembrano non funzionare alla fine. Questa pessimistica visione, in realtà è tale perché durante tutta la loro vita i personaggi lottano, vivono di passioni, si battono per i loro ideali e sogni, ed è questo il centro della loro storia, la lotta per qualcosa che si sente in profondo, qualcosa che si vuole così tanto, da mettere a repentaglio la propria vita e morire. E allora anche se sembra che a nulla vale che la cieca Miranda faccia vedere letteralmente ad Ivan come stanno le cose, o sembra non servire a nulla che Ivan cerchi di mediare fino alla fine per la non violenza, anche se gli ostacoli portino una fine cruenta ciò che si trovano di fronte è una vita che insegna a lottare, lottare sempre, e dimostra che una vita che può essere chiamata tale è quella che va vissuta per i propri sogni.

 

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dal 15 al 17 febbraio 2019

 

THIS IS NOT WHAT IT IS

 

tratto da Otello di William Shakespeare

di e con Marco Sanna, Francesca Ventriglia

produzione Meridiano Zero

 

Ultimo capitolo per B-tragedies trilogia shakespeariana trash, che questa volta si confronta con Otello. La formula, come nei due precedenti capitoli che hanno affrontato Macbeth e Amleto, è quella di far reagire fra loro il linguaggio alto di Shakespeare con forme espressive molto più basse: il karaoke, con la stampa scandalistica, con le barzellette sporche, con le parolacce, con le squallide battute, con la volgarità di ogni giorno, con i soldi, con il gratta e vinci, con la tivù, con le merendine e con i villaggi turistici, con i selfie, con gli strass e le paillettes, con i cocktail colorati, con i balli di gruppo, con la tristezza della volgarità, con la volgare tristezza.

 

Questo è un omaggio alla spazzatura di ogni giorno, alla bassa fedeltà, alla confusione nella quale viviamo, al tradimento di ogni tradizione tradita e subita, ad ogni inutile umana speranza, alla stupidità di ogni gesto ogni parola ogni movimento a cui non ci si abitua mai. Siamo a Cipro e non succede nulla. Sono lontani i tempi quando i Turchi assediavano le coste, quando si  poteva almeno menar le mani. Non è rimasto nulla neanche una fortezza da difendere. Solo la noia di chi sa di essere nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Solo i fantasmi che pian piano s’impossessano delle nostre vite, si mescolano alle nostre vicende personali. Cipro è la metafora dell’agognato luogo di residenza, quello in cui passare un breve o lungo periodo di “studio”, concentrazione, isolamento dalle distrazioni quotidiane. In scena due attori senza fantasia e senza talento, ma con un desiderio disperato di ambedue le cose. Sono artisti mediocri, che per una vita intera hanno trascinato la loro pochezza sui palcoscenici, non così fortunati da vivere la loro condizione nella totale inconsapevolezza, ma al contrario in una sorta di depressione perenne, contagiosa, ma non mortale, una febbre sottile che li accompagna in uno stato di debolezza cronica. Fra i tavolini vuoti e gli ombrelloni divelti, due anime sole e ignoranti, svuotate di ogni consapevolezza, rifiutano esse stesse di voler sapere o conoscere i motivi per i quali si trovano ad agire su un palcoscenico costretti a recitare un inutile Otello, tema obbligatorio dell’ennesimo inutile bando. Questa è la parodia del bel teatro, il buon teatro, quello con la trama narrativa, quello dei testi sacri, quello che accusa un vuoto di contenuti negli altri, sempre negli altri, quello che non si guarda allo specchio, incapace di vedere le proprie rughe.

 

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dal 21 al 24 marzo 2019

 

RUN BABY RUN

 

drammaturgia e regia di Mirko Di Martino

con Titti Nuzzolese

produzione Teatro dell’Osso | Teatro TRAM

 

Marta e il suo bambino. Marta è su un letto d’ospedale a prendersi cura di suo figlio appena nato, ad allattarlo, a coccolarlo, ad abbracciarlo, sapendo che quella sarà l’ultima volta che potrà farlo. Marta non è una buona madre: per il Tribunale dei Minori, non è adatta a prendersi cura di suo figlio. La tossicodipendenza, i furti, la vita da sbandata, dimostrano che il piccolo starà meglio senza di lei e sarà affidato a una casa di accoglienza in attesa che qualcuno decida del suo futuro. Ma per Marta, il bambino che tiene in braccio è suo, soltanto suo, e niente e nessuno potranno mai portarglielo via. Marta fugge: inganna le infermiere, esce dall’ospedale con il bambino in una culla, si mette in macchina e scappa via, lontana da quelli che vogliono portarle via suo figlio. Abbandona la ricca provincia del Nord, dove ha vissuto da emarginata negli ultimi vent’anni, e viaggia verso il Sud, verso il paesino sperduto della lontana Irpinia da dove era scappata tanti anni prima per inseguire i suoi sogni. Di quei sogni, oggi, non resta più nulla: solo un bambino senza un padre, un bambino che è così bello e così indifeso, così puro e così innocente. Marta lo difenderà con tutte le sue forze, quel bambino. Ma la polizia è partita al suo inseguimento: non importa che il piccolo sia suo figlio, si tratta comunque di rapimento. La strada per tornara a casa è lunga: centinaia di chilometri di asfalto separano Marta dalla sua meta. Non le importa di essere in fuga, non le importa di essere una criminale: Marta tornerà a casa. Marta e il suo bambino.

 

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dal 25 al 28 aprile 2019

 

IL BAMBINO CON LA BICILETTA ROSSA

 

scritto e diretto da Giovanni Meola

da un’intuizione di e con Antimo Casertano

scenografia Flaviano Barbarisi

costumi Marina Mango

ass.te alla regia Annalisa Miele

foto di scena Nina Borrelli

produzione Virus Teatrali, Teatro Insania

 

Un caso di cronaca: il primo rapimento di un minore finito tragicamente. Viareggio, fine Gennaio 1969: la ‘strategia della tensione’ è ancora a qualche mese dall’avere ufficialmente inizio. Ermanno Lavorini ha 12 anni ed esce già da solo inforcando la sua biciclettina Super Aquila rossa. Ma un pomeriggio, da quel giro in bicicletta, non torna più. Primo evento mediatico in assoluto in Italia, il caso-Lavorini fu sulla bocca di tutti, tutti si sentirono genitori, fratellini o sorelline del piccolo rapito. Poi, di lui, tutti si dimenticarono. Tutti. Per quali motivi? Di lì a poco, bombe, attentati, lotte ‘rivoluzionarie’ o ‘reazionarie’ avveleneranno il paese.

 

‘Il Bambino con la Bicicletta Rossa’ nasce, a 50 anni esatti da allora, dall’intuizione di un giovane attore che affida alla penna di un drammaturgo la sua piccola ossessione, ricostruire cioè la vicenda, ormai dimenticata e sepolta nonostante il clamore enorme dell’epoca, e cercare di raccontarne i retroscena e il perché della sua scomparsa dalla memoria pubblica odierna. Quell’autore si è fatto a sua volta prendere da quella piccola ossessione, facendola propria, e ha immaginato non dei personaggi ma delle ‘voci’, nove voci da un rapimento, per l’esattezza. Quelle dei veri protagonisti di questa intricata vicenda. Ma le ha immaginate trasfigurate, ognuna con una sua specifica caratteristica in sede di scrittura, ognuna coniugata in uno stile diverso (in versi sciolti, in rima, per anafore, ecc.). Nove voci affidate tutte assieme al volto, al corpo e alla voce di quello stesso giovane attore ancora oggi alle prese con quella ossessione che, in scena, potrà finalmente cercare di domare e donare per raccontare quella che forse fu proprio l’infanzia delle stragi, come scrisse qualcuno in quegli anni, Cassandra inascoltata o forse volutamente trascurata. In fondo, l’Italia non continua ancora oggi ad essere il paese dei misteri irrisolti?

 

 

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DEVICES

 

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DEVICE: “SURROUND

Il teatro racconta la musica

 

 

dal 7 al 9 dicembre 2018

 

IO FRANCAMENTE

 

di e con Ivano Bruner

 

Un monologo dai toni brillanti, spesso ironici, che avviene nella coscienza dell’artista attraverso un dialogo tra l’attore e il suo personaggio, Franco Califano. Attraverso l’interpretazione del grande cantautore romano, l’attore comincia a dialogare con se stesso in un racconto biografico di Califano, che diventa pretesto per parlare della vita da Artista e delle strade che questi intraprende per rispettare e rispecchiare la sua natura, senza escludere i compromessi con un mondo difficile. A far fluire questa insolita forma di dialogo narrativo sono le canzoni cantate dal vivo e accompagnate da una chitarra, interpretate a volte dall’attore, a volte dal personaggio Califano.

 

Lo spettacolo si apre con un’interpretazione in stile romanesco del monologo di Amleto col teschio di Yorick, artista saltimanco defunto da tempo. La riflessione shakespeariana fa breccia nell’interpretazione di una delle canzoni più intense di Califano, “Poeta Saltimanco”: “Poeta non insistere a cantare canzoni piene di malinconia, il pubblico si vuole divertire e se ne frega della tua poesia”. L’artista si rintana nella sua solitudine dove trova, sua unica salvezza la recita, l’Arte. Il racconto prosegue attraversando diversi momenti della vita del “Maestro”, tra i quali l’incontro significativo e l’amicizia con Luigi Tenco fino al suo suicidio a Sanremo nel ’67; le donne e le avventure nella vita di Franco; la malattia che lo assale a soli ventisei anni e dalla quale si libera con tutta la forza della vita, delle “parole” che l’ispirazione gli suggerisce per comporre parte consistente del suo repertorio; il carcere che lo sottrae per un periodo intenso dalle scene e infine il successo con la creazione di brani, testi e canzoni che hanno fatto la storia della musica italiana. Il tutto riassumibile in un percorso a tappe musicali fatto di conquiste e sconfitte, vittorie e delusioni. Una scalata non priva di gavetta, sacrifici, riconoscimenti, amori, distrazioni, malattie, sesso, impedimenti, errori e tanta tanta poesia.

 

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dal 18 al 20 gennaio 2019

 

LONTANO LONTANO

 

scritto e diretto da Roberto Ingenito

con Francesco Luongo, Francesco Santagata

produzione Liberaimago – Produzioni Creative.

 

“Lontano lontano nel tempo – l’espressione di un volto per caso – ti farà ricordare il mio volto – l’aria triste che tu amavi tanto”. “Lontano lontano” è uno dei pezzi più noti della produzione artistica di Luigi Tenco, ed è anche, forse, il luogo dove crediamo sia giunto, troppo in fretta, dopo la sua morte. Un altrove in un “non tempo”, uno spazio bianco, pieno solo, probabilmente, di una dannata, straziante, illuminata poesia. Raccontare Tenco è impresa ardua, immaginiamo allora di vivere il dopo. Di raccontare ciò che non ha avuto tempo di accadere. Un tavolo, una sedia, una voce, la sigaretta accesa e quelle domande a cui non s’è mai potuto o voluto dare voce. Quel “poi” ancora tremendamente vivo che ha reso Luigi Tenco icona immortale della musica italiana.

 

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dal 29 al 31 gennaio 2019

 

BREAK ON TROUGH

 

di Bruno Barone e Valerio Bruner

regia Bruno Barone

con Bruno Barone e Francesca Romana Bergamo

 

Lo spettacolo narra la vita di Jim Morrison partendo dalle vicende che portarono alla nascita del mito, poi il rapporto conflittuale con il padre e la madre, le sue prime relazioni, le sue infinite letture, le sue poesie, la dipendenza dalle droghe e il rapporto con la donna che maggiormente segnò la sua vita, Pamela Courson. Partendo da un Morrison maturo nel periodo più buio della carriera, attraverso i monologhi dello stesso Morrison, i dialoghi con Pamela Courson ed i membri della band e una selezione delle più belle poesie e canzoni dell’autore, si cercherà di ricostruire le mille sfaccettature di un poeta maledetto, uomo controverso dal grande talento e temperamento spentosi troppo presto in un mistero che dura da 45 anni

 

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DEVICE: “NAPOLI DOS

Il teatro racconta Napoli

 

dal 21 al 23 dicembre 2018

 

PULCINELLA MORTO E RISORTO

 

scritto e diretto da Alessandro Paschitto

con Alessandro Paschitto, Raimonda Maraviglia, Mario Autore

 

PMR parte da un interrogativo di semplicità buffonesca: che accadrebbe se Pulcinella, servo infernale di Lucifero, fosse da questi scacciato, costretto a tornar vivo sulla terra, addirittura a iscriversi all’Università? Se dovesse tornare a vivere in casa della Madre, se fosse costretto a incontrare nuovamente la sua vecchia fiamma? Che succederebbe se fosse costretto a fare i conti con un passato da cui già una volta si era defilato? Il testo è una scrittura originale dal registo misto: una farsetta metafisica, colta e popolare a un tempo. Pur rappresentati da significanti anomali, paralleli, extraquotidiani i temi trattati si rivelano di immediata pertinenza: cosa significa diventare adulti? Cosa vuol dire assumersi la responsabilità di una scelta? Non ultimo il quesito sull’identità dell’individuo (sociale, psicologica, animica infine). Ancora: è possibile liberarsi delle macerie del passato, si può forse sfuggire all’ortopedia degli innumerevoli meccanismi che regolano la nostra esistenza tutta (vincoli istituzionali, credo scientifici, convinzioni personali, equivoci e tranelli della comunicazione, annidati nel nostro stesso linguaggio)? La possibilità di rispondere a tutti questi interrogativi ha come fulcro la domanda sulla natura del desiderio: cosa desidero? Conosco questo qualcosa? Cosa sono disposto a rischiare per ottenerlo? Pulcinella questo manca di fare: seguire una vocazione definita, farsi carico di un desiderio, di un progetto, di un impresa, con le annesse conseguenze. La vicenda assume un secondo punto di fuga nell’alter ego pulcinellesco per eccellenza: Felice Sciosciammòcca, l’ex maestro di calligrafia, il narratore senza più storie di sufficiente pregnanza cui dare un senso compiuto. Ecco che la narrazione Pulcinellesca diviene metanarrazione: Felice e Pulcinella si interrogano su come far proseguire la propria storia, cercano di imprimerle un andamento. Il che ci riconduce al quesito ennesimo: cosa si può fare in una storia? Quello che si vuole. Già, ma che si vuole?

 

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dal 7 al 10 febbraio 2019

 

REGINE SORELLE

 

con Titti Nuzzolese

drammaturgia e regia Mirko Di Martino

costumi Annalisa Ciaramella

 

Maria Antonietta e Maria Carolina d’Asburgo: le figlie di Maria Teresa d’Austria, le due mogli del re di Francia Luigi XVI e del re di Napoli Ferdinando di Borbone. Due regine, due mogli, due figlie. Ma forse, soprattutto, due sorelle. Da piccole, Antonietta e Carolina erano fortemente legate l’una all’altra, ma vennero ben presto divise dal corso della storia e dalle necessità della politica. Il loro destino regale le attendeva giovanissime. Vissero da protagoniste inconsapevoli durante uno dei periodi più cruenti e importanti della storia, ma subirono la violenza della Rivoluzione Francese e la forza di Napoleone Bonaparte: Maria Antonietta venne ghigliottinata in piazza a Parigi al cospetto di una folla che l’aveva prima amata e poi odiata; Maria Carolina morì vecchia e sola lontana da Napoli, la città che aveva imparato ad amare.

 

Lo spettacolo è un monologo di teatro brillante che racconta le vite parallele di Maria Antonietta e Maria Carolina d’Asburgo utilizzando una chiave pop, moderna e colorata, divertente e giocosa, con un pizzico di nostalgia per un mondo irrimediabilmente scomparso. Le due donne furono regine, mogli, figlie, ma forse, soprattutto, sorelle. Lo spettacolo racconta queste due figure di donne eccezionali che scoprirono troppo tardi il vero significato del loro ruolo di regine. Intorno a loro si muove una folla numerosissima di personaggi pittoreschi e intriganti, famosi e sconosciuti, che, ognuno a suo modo, con le sue caratteristiche e la sua lingua, raccontano un pezzo di storia di Napoli, di Parigi, d’Europa. La straordinaria versatilità di Titti Nuzzolese dà vita a uno spettacolo ricchissimo di comicità e di dramma, di storie e di voci, di emozione e di fascino.

 

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dal 26 febbraio al 3 marzo 2019

 

LE FOLLIE DI DON FAUSTO

 

drammaturgia e regia Vittorio Passaro

con Aurelio De Matteis, Vittorio Passaro, Marco Serra, Francesco Saverio Esposito, Laura Pagliara, Simona Pipolo, Francesco Rivieccio

produzione Compagnia MiST

 

La storia di Don Fausto è quella di un giovane medico che ha in cura quattro pazienti; un giovane che vede la vita a modo suo, con un pizzico di poesia e un goccio di follia. Così come l’omonimo protagonista de “La tragica storia del Dottor Faust” di Marlowe e come il “Faust” di Goethe, parodiati a loro volta ne “Il Don Fausto” di Petito, così il nostro Don Fausto, con la sua estrema voglia di conoscenza e di condivisione della stessa, viene creduto pazzo. Un gruppo di quattro medici anch’essi un po’ strambi, tentano di risanarlo dalla sua follia, con una tecnica innovativa: la teatro-terapia applicata miratamente alla follia specifica del paziente. Proveranno dunque a far rivivere a Fausto le stesse vicissitudini che subiscono gli omonimi creati dagli autori sopraelencati, facendogli così incontrare gli stessi svariati personaggi, ma ben più affini alla sua bizzarria.

 

Da un Mefistofele che si cimenta in giochi di magia coinvolgendo il pubblico in sala, ad una strega con un incanto particolare: chiunque al suo cospetto non può far a meno di parlare cantando. Verrà poi catapultato in un night anni ’30, con camerieri sgangherati e dei commensali ancor più bizzarri, pupazzi a grandezza naturale mossi dal proprietario del locale, per poi incontrare anch’egli la sua versione di Margherita, che lo farà innamorare “follemente” di sé, ma senza usare neanche una parola. Il vortice gira fino a riportarlo nei meandri della propria mente, lì dove la sua follia è rinchiusa, prigioniera (e chissà se sia meglio liberarla o tenerla in catene).

 

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DEVICE: “HASHTRAM

Il teatro racconta il presente

 

dal 21 al 23 dicembre 2018

 

AUDIZIONE

 

spettacolo vincitore di TrentaTram Festival 2018

 

di Chiara Arrigoni

regia Francesco Toto

con Massimo Leone, Andrea Ferrara, Chiara Arrigoni

 

Un esaminatore borioso, il Signor T., e due candidati in uno stato di palpabile tensione, Sarah e Miguel. Il pubblico si scopre a spiare una conversazione già iniziata, che di primo impatto potrebbe sembrare un normale colloquio di lavoro. Un lavoro di una sola notte retribuito centomila euro. Pezzo dopo pezzo gli spettatori cominciano a intravedere la sagoma inquietante del compito che i due esaminati sono chiamati a svolgere: partecipare a un’orgia per ricchi annoiati. Non un’orgia come tutte le altre: una sorta di rito per una élite che ha smarrito il valore della vita, una roulette russa sessuale in cui i partecipanti possono tornare a sentirsi vivi unendosi a un’orgia con una persona affetta da HIV. Senza sapere chi sia il portatore di morte. In un interrogatorio incalzante il Signor T. sembra quasi provare piacere a scavare nelle vite di Sarah e Miguel e nelle motivazioni che li spingono ad aspirare al posto. Il candidato perfetto del Signor T. è una persona che ha trasformato la propria disperazione in cattiveria e che è in grado di diffondere la malattia senza provare nessun senso di colpa. Una telefonata provvidenziale porta il Signor T. fuori dalla stanza. Ora i due ragazzi sono soli. Ma il racconto delle loro vite non è finito e in un confronto senza più freni metteranno a nudo le proprie inattese verità.

 

Il testo è ispirato a un’inquietante storia vera dai tratti distopici ambientata ai giorni nostri nel Regno Unito: un fatto di cronaca racconta di “party con roulette russa sessuale, in cui una persona è segretamente affetta da HIV e nessuno dei partecipanti alla festa è legittimato a usare preservativi”. Lo scopo di questo gioco pericoloso è proprio “gustare il brivido di non sapere se si finirà contagiati”: un brivido che qualcuno è persino propenso a pagare a caro prezzo. La notizia passa quasi inosservata, ma Chiara Arrigoni decide di trasformare quell’episodio terribile in un testo teatrale, mettendo al centro dell’attenzione, però, non i ricchi e incauti giocatori di questo “sport estremo”, ma le vittime sacrificali che sono disposte a fare da untori silenziosi, forse per soldi, o forse per disperazione. L’idea è quella di raccontare, attraverso la storia di due ragazzi nel tempo di un’audizione, un po’ di quel vuoto che si annida nella società del benessere e delle disuguaglianze. Attraverso la metafora del colloquio di lavoro possiamo, infatti, portare in luce un tema di forte rilevanza sociale, radicalmente legato all’attualità, parlando metaforicamente di tutto il mondo del lavoro, che sottopone chi vuole farne parte a dinamiche crudeli e predilige chi è disposto a fare il “lavoro sporco” mettendo a tacere la propria coscienza.

 

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dall’ 1 al 3 febbraio 2019

 

UN PALLIDO PUNTINO AZZURRO

 

drammaturgia di Christian di Furia

diretto e interpretato da Roberto Galano

voce fuori campo Giuseppe Rascio

costume Annalucia Palladino

produzione Teatro dei Limoni

 

Testo finalista Premio Riccione “Pier Vittorio Tondelli” 2017

 

H3+ è lo ione triatomico di idrogeno, ed è l’elemento chimico alla base dell’Universo. Tutto nasce da questa molecola: le stelle, le galassie, l’acqua. La vita. Esplorare l’Universo, quindi, significa esplorare una parte di se stessi. Nel suo viaggio spaziale verso Giove e Saturno, il Maggiore Franchino Accatagliato scopre così il proprio mondo: un pianeta che, in effetti, aveva sempre s-conosciuto.

 

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dal 2 al 5 maggio 2019

 

LA TERRORISTICA FASE LUNATICA DI ARMANDO KILL

 

drammaturgia e regia di Massimo Maraviglia

con Giovanni Scotti, Daniele Sannino, Raimonda Maraviglia

costumi Patrizia Baldissara

musiche Canio Fidanza e Massimo Maraviglia

aiuto regia Aldo Verdeiuseppe Rascio

costume Annalucia Palladino

produzione Asylum Anteatro ai Vergini

 

Un ghostwriter di grande talento, uno spregiudicato e coltissimo traffichino e una segretaria efficiente ed esuberante ma immaginaria. Questi i tre personaggi de La terroristica fase lunatica di Armando Kill. E Armando Kill? Chi è? Probabilmente nessuno o, più probabilmente, uno degli infiniti personaggi partoriti dalla febbricitante fantasia dell’anonimo poligrafo che vorrebbe scrivere per sé ma che per vivere scrive per conto d’altri testi dai più disparati impieghi e collocazioni. Chiuso nel sottoscala in cui vive e totalmente schiavizzato da Geppino Catuorzo (il coltissimo traffichino, evoluto parassito formatosi alla Normale di Pisa), Chiattillo (tale è il soprannome impostogli da Catuorzo) scrive senza sosta e senza gusto tutto ciò che il suo datore di lavoro gli passa e gli paga due soldi. Chiattillo però vorrebbe scrivere un suo libro, un romanzo che allunghi il cuore e scaldi il respiro del lettore. Catuorzo cerca di distogliere il suo schiavo dall’insano ed ineffettuale intento, alimentato dalle improvvise apparizioni di Segreta, la segretaria immaginaria del poligrafo che di tanto in tanto si rivela recando con sé proposte indecenti per romanzi privi di ogni speranza.

 

“La terroristica fase lunatica di Armando Kill” ha qualcosa di una black comedy. Il mood umoristico ci è sembrato quello più appropriato per proporre un tema che, di per sé, non è esattamente umoristico, ed è quello della responsabilità etico/morale che artisti e intellettuali e, più genericamente, i costruttori di narrazioni, possono avere nella modellazione degli immaginari collettivi. Il problema della violenza mediatica – tema contiguo a quello proposto –  non sta tanto nel fatto che possa produrre effetti emulativi (peraltro scientificamente non ancora provati) quanto nel fatto che possa contribuire, attraverso la rappresentazione, a conferire quasi una dignità estetica e ontologica anche a una serie di fenomeni e di realtà che, di per sé, sarebbero senza identità e che probabilmente non aumenterebbero di peso se non fossero rappresentate.

 

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DEVICE: “TRAMSISTOR

Il teatro racconta i classici

 

dal 27 dicembre 2018 al 6 gennaio 2019

 

IL GIOCO DELL’AMORE E DEL CASO

 

di Pierre De Marivaux

regia di Mirko Di Martino

con Antonio Bonanno, Antonella Liguoro, Tommaso Sabia, Alessia Thomas, Gabriele Savarese

aiuto regia Titti Nuzzolese

costumi Annalisa Ciaramella

assistente alla regia Elena Paoletti

produzione Teatro dell’Osso e Teatro TRAM

 

Silvia, la giovane figlia del nobile Orgone, decide di travestirsi con gli abiti della sua cameriera Lisetta per poter osservare di nascosto il suo promesso sposo Dorante, che lei ancora non conosce. Ma Dorante, all’insaputa delle due ragazze, ha avuto la stessa idea: ha scambiato i suoi abiti con quelli del servitore per poter studiare la sua futura moglie. Solo Orgone è al corrente di entrambi i travestimenti, ma non dice nulla perchè è convinto che lo stratagemma possa essere un ottimo modo per svelare i veri sentimenti di ciascuno di loro. Riuscirà, l’amore, a trovare la strada giusta per arrivare al cuore dei quattro protagonisti?

 

L’amore non è un gioco: il titolo scelto da Marivaux per la sua celebre commedia è volutamente ambiguo. Non sono i personaggi che giocano all’amore, ma è l’amore che gioca con loro con la complicità del caso, o del destino. O forse dovremmo dire con la complicità della ragione, che conosce le ragioni del cuore meglio del cuore stesso (sovvertendo il famoso aforisma di Blaise Pascal). Il saggio Orgone, infatti, più che un padre, appare come il regista dello spettacolo che i quattro ragazzi recitano sotto i suoi occhi. Ma “recitare”, in francese, si dice “jouer”, cioè giocare. Recitare è dunque un gioco, ma corteggiare è recitare, quindi anche corteggiare è un gioco, un gioco che ha delle regole da rispettare. E l’amore, invece? E’ una forza che nasce nel cuore, che guarda oltre le apparenze, ma che ha bisogno della ragione per essere guidata. La commedia di Marivaux è vecchia di quasi tre secoli, eppure, spogliata di tutto ciò che appartiene al tempo dell’Illuminismo francese, torna in scena piena di vita, fresca, perchè i sentimenti, da che mondo è mondo, sono sempre gli stessi.

 

“Il gioco dell’amore e del caso” è uno dei capolavori teatrali del drammaturgo francese Pierre de Marivaux. Si tratta di una commedia che fu rappresentata la prima volta dagli attori della Comédie italienne il 23 gennaio 1730 con grande successo.

 

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dal 14 al 17 marzo 2019

 

YERMA (JETTECA)

 

spettacolo vincitore del Premio Rebù 2018

 

di Fabio Di Gesto da Federico Garcia Lorca

regia di Silvio Fornacetti e Fabio Di Gesto

con Chiara Vitiello, Giovanni Meola, Francesca Morgante, Maria-Grazia B. Di Rosa, Gennaro Davide Niglio

 

Co – produzione POST teatro e Teatro TRAMproduzione Post Teatro

 

Yerma è la seconda delle tre grandi Tragedie di Federico Garcìa Lorca, collocata tra “Nozze di sangue” (1933) e  “La casa di Bernarda Alba”(1936). E’ il dramma di una donna sterile, scritto con un linguaggio potente, popolare e poetico. Le  storie di Lorca  sono popolari e molto vicine alle tradizioni del Sud Italia. Se prendiamo Yerma ad esempio, troviamo: il pellegrinaggio al santuario; Dolores la Fattucchiara; il pregiudizio del popolo; i conflitti e il rispetto di una moglie nei confronti del marito. Tutti temi che ancora oggi sono presenti nella nostra società.

 

In questa rivisitazione in lingua napoletana, i personaggi sono: Yerma, Giovanni e tre voci che rappresentano la proiezione del popolo. Perché tre? Il tre rappresenta per eccellenza il numero femminile. Tre sono: le maria; le grazie; tre sono anche le sorelle di Checov. Il tre è la variante. La rivisitazione si concentra sul dramma della coppia. Scende ed indaga i loro stati d’animo, la follia di Yerma, la superficialità di Giovanni, la leggerezza e l’amore di uno nei confronti dell’altro. Nella rivisitazione si è cercato di ricreare la stessa sonorità dell’originale, dando priorità al suono della frase finita, In modo che risultasse cupa e profonda da ascoltare. E’ un linguaggio particolare,  ricercato, viscerale ma elegante allo stesso tempo.

 

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EVENTO SPECIALE

 

dal 2 al 14 aprile 2019

 

13 ASSASSINE

 

13 corti, 13 autrici, 13 assassine

 

testi di Sharon Amato, Concetta Celotto, Marina Cioppa, Leda Conti, Patrizia Di Martino, Rebecca Furfaro, Raimonda Maraviglia, Milena Pugliese, Silvia Santo, Iolanda Schioppi, Ramona Tripodi, Chiara Vitiello

 

13 autrici napoletane indagano il crimine femminile per andare al di là della cronaca,  del’indignazione, dello shock. Il teatro diventa l’occasione per trasformare il fatto concreto, nudo e crudo, in un’indagine profonda dei lati oscuri delle donne.

 

 

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RASSEGNE E FESTIVAL

 

 

dal 9 al 14 ottobre 2018

LA CORTE DELLA FORMICA

Festival di Corti teatrali. Direzione artistica Gianmarco Cesario

 

 

dal 20 al 24 febbraio 2018

VISSIDARTE FESTIVAL

Il teatro racconta i pittori e l’arte

 

 

dal 6 al 10 marzo 2019

FEMMINILE PLURALE

Rassegna di spettacoli che raccontano le donne. Direzione artistica Titti Nuzzolese

 

 

dal 15 al 26 maggio 2019

TRENTATRAM FESTIVAL

Concorso per compagnie under 30

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