Trivelle, ora i referendari presentano ricorso. Duello nel Pd, polemica tra Renzi ed Emiliano

Niente quorum, alle urne solo il 31,2% (con schiacciante vittoria dei sì). Il premier: «Brindo con gli operai e i tecnici delle piattaforme, la demagogia non paga». Il governatore: «I 14 milioni di elettori sono più dei voti presi dal partito alle Europee». Scintille in casa dem, il tweet di Carbone infiamma gli animi

Il referendum sulle trivelle non raggiunge il quorum: i votanti si fermano al 31,2% con i sì che superano l’85% e i no al 15. Ma le associazioni del Comitato per il sì non si arrendono e annunciano un ricorso al Ministero dello Sviluppo Economico per chiedere il blocco immediato delle cinque concessioni estrattive entro le 12 miglia.

 

“PROROGA ILLEGITTIMA”  

Secondo Enzo Di Salvatore, estensore dei quesiti referendari, «le concessioni sono scadute da anni. La norma prevede che siano prorogati i titoli vigenti, non quelli scaduti. Di conseguenza le aziende petrolifere stanno continuando ad estrarre senza autorizzazione». Lo stesso Di Salvatore ha reso anche noto che l’europarlamentare Barbara Spinelli ha presentato una interrogazione alla Commissione Europea chiedendo se non ritenga di aprire una procedura di infrazione per violazione delle regole sulla concorrenza in merito alla estensione delle concessioni.

 

IL VOTO  

Il quorum è stato raggiunto in una sola delle venti regioni d’Italia: nella Basilicata, epicentro dell’inchiesta petrolifera. Invece la Puglia del governatore Emiliano, portavoce del fronte referendario, si è fermata al 40 per cento. L’aspetto più clamoroso è che nelle regioni del Nord (Veneto, Emilia Romagna, Piemonte e addirittura Valle d’Aosta) si è votato di più che in quelle costiere del Mezzogiorno, da cui per ovvi motivi ci si sarebbe attesi una partecipazione maggiore. Inoltre analizzando i dati si nota che la partecipazione è stata maggiore nelle Regioni che affacciano sull’Adriatico.

 

CHI HA VINTO E CHI HA PERSO  

Tutti cantano vittoria. Esulta Matteo Renzi che a notte ha infierito sugli sconfitti additandoli al pubblico ludibrio. Il premier giudica il risultato una vittoria contro quei «pochissimi consiglieri regionali e qualche presidente di Regione» che volevano farne solo «una conta» politica. Ma si dicono soddisfatti anche i sostenitori del comitato per il sì per aver «acceso un riflettore sulle lobby del petrolio in Italia e sulle scelte energetiche del Paese». E anche le opposizioni che mettono in cassa 15 milioni di votanti che potrebbero fare la differenza al prossimo referendum sulle riforme in autunno.

LA POLEMICA IN CASA DEM  

Ed è proprio sull’interpretazione del voto che si riaccende la polemica politica ( da un lato minoranza dem, Sinistra, FI e M5S; dall’altra il Pd dei renziani). Per il premier i numeri rappresentano un «risultato netto, chiaro, superiore alle aspettative»: «L’Italia ha parlato – spiega – Questo referendum è stato respinto». Il presidente del Consiglio prova ad anticipare gli avversari: «Ora ci sarà la solita triste esibizione dei politici vecchio stile che dichiarano di aver vinto anche quando hanno perso. In politica bisogna saper perdere». Il riferimento, neanche troppo velato, è al presidente della Regione Puglia Michele Emiliano che ha guidato la pattuglia degli amministratori ribelli nel Pd e si è schierato in prima linea contro le indicazioni dell’esecutivo e del partito.

IL GOVERNATORE SCONFITTO AL CONTRATTACCO  

Emiliano non intende deporre le armi, rilancia: «I 14 milioni di elettori sono più dei voti presi dal Pd alle Europee. Renzi impari a rispettare chi come me è stato eletto dal popolo». «Macché sconfitta, abbiamo frenato le lobby», aggiunge il governatore pugliese. Secondo cui, in ogni caso, «il governo dovrà cambiare la propria politica energetica». Probabilmente la battaglia si accenderà nuovamente quando si tornerà a discutere di royalties per le Regioni e delle politiche energetiche del Paese. All’opposizione il M5S, in prima linea nella campagna referendaria, ringrazia «i 15 milioni di votanti» con un post sul blog di Beppe Grillo e rilancia l’iniziativa di referendum senza l’obbligo del quorum. Forza Italia si affida alle parole di Renato Brunetta: il capogruppo azzurro alla Camera mette il voto sulle trivelle in relazione con il prossimo referendum di ottobre sulle riforme istituzionali affermando che per battere il governo basteranno «13 milioni di voti».

IL CASO «CIAONE»  

Il tema dell’astensione ha fatto dibattere più dell’argomento dello stesso referendum, ovvero la possibilità di limitare le concessioni per le trivelle all’interno delle 12 miglia dalla costa. Renzi si dice dispiaciuto di aver dovuto «non votare», spiegando di averlo fatto per tutelare «11 mila posti di lavoro» di operai e ingegneri del settore petrolifero. «Saremo il Paese più verde d’Europa», aggiunge spiegando che però le politiche per le rinnovabili non possono essere fatte sprecando l’energia che già abbiamo ma con il tempo. Alle urne non si è recato neanche il leader di Fi Silvio Berlusconi, mentre le massime cariche dello Stato si sono presentate in giornata. Gli animi sono tesi tra e all’interno dei partiti. A sottolinearlo un tweet del deputato renziano del Pd Ernesto Carbone che, a urne aperte, salutava ironicamente con un «ciaone» tutti coloro che avevano confidato nel raggiungimento del quorum. Un’espressione che è valsa una serie di risposte piccate da parte di esponenti di maggioranza e opposizione.

http://www.lastampa.it/2016/04/18/italia/politica/vota-il-niente-quorum-referendum-fallito-scontro-nel-pd-botta-e-risposta-renziemiliano-ajNPrvlMB0m7USgrZLTuhK/pagina.html

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