Udc, Massimo Golino spinto fuori dal partito.

L’avvocato: Non siamo un comitato elettorale

«Il tentativo di insabbiare le polemiche giornalistiche nate dopo la visita del segretario nazionale Cesa con una coltre di silenzio, non può essere avallato da chi, come il sottoscritto, da tanti anni a questa parte, lavora e si spende per fare in modo che il simbolo dell’Udc cresca e si affermi sul territorio». E’ l’avvocato Massimo Golino, in piena corsa per le elezioni regionali, ad avviare un’operazione trasparenza all’interno del partito chiedendo immediata chiarezza. «Che cos’è oggi l’Udc a Caserta? Che cosa sarà? E come? Vogliamo ancora il partito che auspichiamo da anni, invocando valori, appartenenza, militanza, rinnovamento, meritocrazia o ci siamo ridotti ad un comitato elettorale? – s’interroga Golino – le legittime aspirazioni dei singoli non devono mai prevaricare quello che è il bene comune del partito. E’ per questo motivo, che bisogna aprire immediatamente una discussione mirata che coinvolga anche coloro che non sono organici e omologati al singolo, in modo da assumere decisioni di cui benefici l’intero partito e non solo chi, temporaneamente, ne regge le fila. Girarsi dall’altra parte di fronte a questo mio invito, ovviamente, significa che quelli delle ultime settimane non sono sfaceli, dettati da inciampi di percorso, ma scelte consapevoli mirate a fortificare posizioni e delegittimarne altre». Golino, senza mezzi termini, si rivolge direttamente al segretario Consoli: «Organizzare dei camini personali, non significa promuovere riunioni di partito – ha spiegato – io al Vanvitelli ho organizzato un incontro con mille miei amici e sostenitori che hanno votato sempre Udc, che credevano e credono nel progetto Udc, molto più di altri che in passato lo hanno anche contrastato, ma che, ovviamente, non possono considerarsi il partito. Men che mai possono considerarsi riunioni di partito quelle nelle quali si decide, in maniera deliberata di estromettere chi, come il sottoscritto, non è funzionale al progetto di altri. Negare il saluto poi, in modo pacchiano e scortese come definito da alcuni organi di stampa, davanti al segretario nazionale, a chi, con un pizzico di immodestia, ha contribuito a tutti i livelli alla nascita dell’Unione di Centro in un momento in cui a Roma si lottava per sopravvivere, rinunciando a ben altre prospettive, ricoprendo incarichi nel partito che oggi risultano tra i più qualificati in provincia, non rende merito alla nostra credibilità e alla nostra progettualità. Ancora, non è immaginabile che vengano scelti commissari in città come Maddaloni e Marcianise, dove, tra l’altro l’Udc ha una storia importante, in maniera monodirezionale, snobbando anche i possibili futuri compagni di viaggio del Nuovo centrodestra, senza consultare nessuno, senza coinvolgere il resto del partito in queste valutazioni, a meno che, non si ritenga che un conciliabolo tra il segretario Consoli e vari cespugli sia rappresentativo dell’intero partito. Questione di prospettive… Un partito che si candida a guidare i processi del territorio, queste cose non le può tollerare, un partito che si culla sui propri numeri non può ritenersi soddisfatto di tali comportamenti… ».

Caserta, 1 gennaio

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