Un caleidoscopio di storie nel nuovo libro di Goffredo Palmerini

di Gianfranco Giustizieri *

 

            Il libro è qui davanti a me. Le sensazioni derivanti dal fruscio delle pagine, l’odore della carta, il piacere personale di ritrovare la scrittura di Goffredo Palmerini nel suo L’Italia nel cuore, One Group Edizioni, L’Aquila, 2017, in aggiunta alla bella manifestazione per la presentazione e l’occhio che si sofferma subito sulle pagine 181 e 182, prima di ogni altra lettura: il ricordo di Adolfo Calvisi.

            È un coinvolgimento immediato, emotivo e razionale. Leggo attentamente, seguo i passaggi illustrativi di una vita, le diverse esperienze descritte, gli ideali e le fonti ispiratrice di colui che ho sempre considerato un mio Maestro, a cui sono stato molto vicino e con il quale ho iniziato i miei primi percorsi sociali. E l’ho ritrovato! Palmerini ha saputo cogliere, parola dopo parola, pensiero dopo pensiero, l’essenza di una vita, entrare nell’altro e narrarlo: due pagine esemplari per una storia esemplare.

            Mi scuserà il lettore di questo approccio molto personale al volume, ma credo che già da questo esempio si possa cogliere il significato di un pensiero di Luisa Prayer nella pagina di Presentazione: “È innamorato delle storie che racconta, delle persone che incontra, perché è capace di una meravigliosa disposizione interiore, aperta, disinteressata, pronta a gioire dei successi dei protagonisti dei suoi reportage, e soprattutto a rappresentare con intelligenza e sincera adesione il senso profondo di quelle esistenze, viste nella prospettiva della migrazione”. Ma non solo in questa prospettiva, aggiungerei, ogni storia narrata ha una vita e un significato particolare che va oltre il filo rosso che può costituirne la guida: sono storie di donne e di uomini nella loro essenza umana, culturale e sociale che poi esperienze di migrazione uniscono in una tematica comune.

            Così nascono le narrazioni e le cronache dell’autore: un’attenzione vigile all’uomo nel suo passato e nel suo presente, una testimonianza colta e innamorata verso i suoi protagonisti, verso la sua terra che si estende oltre ogni confine.

            Allora L’Italia è nel cuore non solo per coloro che sono lontani dalle proprie radici ma prima di tutto per Goffredo: “… Tutti i miei libri, di cui ad altri è dato giudicare la forma e la scrittura, sono densi di amore e passione per le cose belle dell’Italia e degli italiani, per il nostro meraviglioso Paese”, così nella sua Nota e non potrebbe essere altrimenti. L’autore ama l’Italia non solo come riferimento natio o geografico ma per i valori passati e presenti che esporta nel mondo. Così il suo libro, anzi i suoi libri, spaziano, qui nella nostra terra, lì oltre confine, per narrare frammenti, storie, esperienze, emozioni. Narrazioni anche dell’oggi come gli ultimi dati confermano e che danno in fuga 500.000 italiani dal 2008 al 2015 alla ricerca di nuove opportunità di lavoro.

            Non intendo fare paragoni ma nel sentire Goffredo durante il pomeriggio di presentazione del libro, mi è venuto in mente un altro appassionato viaggiatore, del resto a noi aquilani molto vicino, un osservatore attento alla storia dei paesi e degli italiani all’estero tanto da scrivere, credo nel lontano 1935, il primo soggetto di un film italiano sull’immigrazione Passaporto rosso, cioè Gian Gaspare Napolitano. Anche Napolitano, come pochi, richiamava l’attenzione sulla terra d’origine, sui valori che spesso le seconde generazioni volutamente intendevano dimenticare. E Palmerini ha ricordato come il malvezzo per la nostra terra è un’abitudine diffusa che spesso noi stessi esportiamo a fronte di “… quegli 80 milioni d’italiani (fuori confine) che amano il nostro Paese più di noi che vi abitiamo”.

            Ma riprendiamo la lettura. Come non soffermarsi sull’incipit del primo frammento narrativo quando “… il sole disegna arabeschi di luce sugli specchi d’acqua che circondano l’aeroporto JFK”, per terminare con “… Gli alberi del parco espongono le intense tonalità dei loro colori allo stato puro, vivissimi e cangianti, come nelle tele degli artisti fauves. Giallo, rosso, terra di siena, ruggine, carminio e ocra contrappuntano con il verde ancora resistente delle foglie e con lo smeraldo del prato. Un incantevole spettacolo che solo la natura riesce ad ostentare, nella splendida varietà delle sue cromie. New York è davvero bella d’ottobre …”. Altri esempi potrei fare per ribadire la bellissima espressione di Carla Rosati che nella Prefazione al volume afferma: “… prima di concludere, vorrei dire che c’è una cosa che ormai gli deve essere pienamente riconosciuta: il ruolo di scrittore. Tra i tanti modi con cui viene definito Palmerini, questo termine compare di rado. Penso in tutta sincerità che ormai questo riconoscimento gli sia dovuto, tanto è il piacere con cui ho letto questo suo ultimo libro. Tra un viaggio e l’altro, tra una conferenza e l’altra, tra un trasferimento da un posto all’altro, egli annota con finezza di scrittura le sue sensazioni ed emozioni, descrivendo luoghi, paesaggi, persone, con uno stile così appassionante e coinvolgente che il lettore ha l’impressione di stargli accanto e di viverle con lui”. È vero, da tempo nel leggere i vari interventi di Goffredo sulla carta stampata e online per recensioni, commemorazioni, viaggi, ecc., avevo notato un’eleganza di scrittura, una ricerca lessicale, una cura nel dettaglio narrativo e di cronaca che connotano il talento dello scrittore con il pieno coinvolgimento del lettore.

            Poi l’amicizia, valore primario: Mario Fratti, Maria Fosco, Francesca Alderisi, Laura Benedetti, tanti altri ancora, famosi e non, quando l’abbraccio è il primo contatto epidermico che riconosce e rinsalda gli affetti!

            E le emozioni, “emozioni palpabili”, come nell’incontro con l’on. Elio Di Rupo, già Primo Ministro del Belgio, in occasione del conferimento della Laurea honoris causa in Scienze Politiche internazionali e delle amministrazioni da parte dell’Università di Teramo. Un’emozione che “tocca” Goffredo nell’ascoltare la Lectio doctoralis dell’on. Di Rupo: le sue modeste origini, figlio di emigrati abruzzesi all’estero, le possibilità offerte dal paese ospitante, la dedica del riconoscimento alla madre e a tutti gli emigranti italiani nel mondo e i problemi dell’Unione Europea. Emozioni trasferite nella pagina scritta!

            Il ricordo nel cuore: il fratello Corradino a cui è dedicato il libro, con la riproduzione di Pillole di storia degli alpini, un saggio in cui l’alpino Corradino rievoca la nascita del Corpo e con essa le campagne di guerra, la fondazione dell’ANA (Associazione Nazionale Alpini) e del glorioso Battaglione «L’Aquila» con il suo dannunziano Motto “D’AQUILA PENNE, UGNE DI LEONESSA”. Poi altri ricordi di chi “è andato avanti” secondo il riferimento alpino, Rinaldo Mastracci, Constantin Udroiu, Dan Fante, Vittorio Antonellini: la sobrietà del racconto, senza enfasi, per il valore della memoria.

            Poi … tanto altro, impossibile dire tutto: la consegna è al lettore.

 

 

*scrittore e critico letterario

 

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