Vangelo di Domenica 17 Gennaio 2016

La gratitudine ci salverà

Vangelo di Giovanni 2, 1-11

Tre giorni dopo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più vino». E Gesù rispose: «Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora». La madre dice ai servi: «Fate quello che vi dirà».Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili.. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le giare»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora attingete e portatene al maestro di tavola». Ed essi gliene portarono. E come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l’acqua), chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po’ brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono». Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

 

II Domenica tempo ordinario (17 gennaio, anno C)
Quell’acqua cambiata in vino!
“Commento di don Franco Galeone”
(francescogaleone@libero.it)

* Premesso che il matrimonio presso gli ebrei durava da 5 a 7 giorni, e che gli apostoli non si fecero pregare per mangiare e bere, notiamo subito che Gesù inizia la sua missione non attraverso una lezione di catechismo, un congresso eucaristico, una solenne enciclica, ma in un banchetto, in un matrimonio, un fatto della vita, una situazione per nulla sacrale. Un banchetto di nozze, un po’ di allegria, qualche bicchiere in più del previsto: tutto qui. E’ quasi scandaloso che Gesù faccia il suo primo miracolo durante un banchetto. Ancora del vino, perché non cessi l’allegria! Questo significa che tutto è sotto lo sguardo di Dio, i nostri poveri giorni, le nostre povere gioie e dolori. Scandalizziamoci pure: anche un bicchiere di buon vino in più serve a ricordarci che Dio ci è vicino. La vera identità di Dio è quella della gioia e della vita, dell’amore e della famiglia. Dio non è il guastafeste della nostra vita! Tutto è grazia è la splendida frase che chiude il Diario di un curato di campagna, di Bernanos. Non siamo chiamati a cose eccezionali, ma a vivere con attenzione la vita. Sì, perché quanti furono a quel banchetto a riconoscere fra loro la presenza di Dio?

* Il brano evangelico ci parla di questo buon vino, provveduto miracolosamente da Cristo, ad una mensa dove tutti erano già brilli, dove, dunque, non era un elemento necessario ma gratuito. Su questa gratuità conviene riflettere. Noi stiamo scontando un errore, quello di crederci necessari. Abbiamo perciò offerto l’immagine di un Dio necessario come architetto del mondo, come fine ultimo delle cose, come giudice del bene e del male. Questo Dio biblico, pieno di gesti imprevedibili, di iniziative amorose, lo abbiamo irrigidito nelle nostre chiese e nelle nostre leggi, arrivando alla convinzione che senza di noi il mondo non va avanti, che noi abbiamo la risposta per tutti i problemi. Siamo tuttologi! Qualunque problema la società si ponga, tocca a noi rispondere: siamo necessari, terribilmente necessari! Se gli altri non ascoltano, è perché sono smarriti nel loro peccato, sono diventati massa damnationis. Poi è avvenuto che il mondo va avanti senza di noi, procede etsi Deus non daretur. E questo ci produce un pauroso senso di frustrazione. Uno che si riteneva necessario e si accorge di essere superfluo, vive nell’angoscia. Ci affanniamo a dimostrare che senza di noi si fanno follie, ma in realtà la gente ci ascolta sempre meno.

* Al banchetto di nozze, Gesù era un invitato, come gli apostoli, come la madre Maria. Il banchetto era stato organizzato senza di loro, né essi se ne rammaricavano. Ma il vino, il vino del miracolo entrò all’improvviso a rallegrare la mensa, a togliere dall’imbarazzo gli sposi. E’ un gesto semplice, non necessario: erano già tutti brilli, dice il Vangelo. Ecco, il regno di Dio è un vino gratuito che entra nella mensa dell’uomo. Come l’amore, che è gratuito! Tutti voi, che avete avuto esperienza dell’amore, sapete come i vincoli dell’amore, che poi sono diventati stabili, sono nati da un caso; e tuttavia le cose gratuite diventano le più necessarie. Così anche la salvezza gratuita di Dio finisce per diventare necessaria: senza questo vino, senza questo amore paziente di Dio, cosa sarebbe la nostra tavola, la nostra vita? Vivremmo da orfani. Avere sperimentato l’amore gratuito di Dio, significa entrare in un ordine che nessun filosofo o teologo dimostrerà necessario o razionale. Io non ho argomenti per dimostrare a chi non crede che Dio ama l’uomo; per chi non crede, mille prove non costituiscono una sola prova; per chi crede, mille dubbi non metteranno mai in dubbio la sua fede.

* Gli uomini sono in grado di cercare la giustizia, la pace, la fraternità; i cristiani non devono mortificare o squalificare le possibilità umane, come se la creazione fosse tutta paralizzata senza di noi. Dio illumina ogni uomo che viene in questo mondo; nella storia del passato e del presente, ci sono stati e ci sono uomini straordinari, che non appartengono alla chiesa, ma al regno di Dio. Noi abbiamo creduto che, per la salvezza, sia necessario che l’uomo ami Dio, mentre è necessario che Dio ami l’uomo, e questo Dio ama l’uomo anche laddove finiscono le nostre verifiche, anche oltre l’ultimo rantolo dell’agonia. C’è un amore che ci circonda. Questo è il grande annuncio, che non annulla la nostra responsabilità. Forse che nell’amore ci sono leggi che obbligano a corrispondere? O è l’amore che da sé le cerca con libera necessità? Forse che in una famiglia permeata di amore c’è il codice penale e civile a portata di mano? Oppure le leggi non vengono nemmeno pensate perché tutte vengono assorbite e superate dall’amore? Dio ci ama! Quando uno sa questo, le leggi non lo interessano più. Ama et fac quod vis! L’amore rende le leggi serene e dolci, tanto che non si avvertono nemmeno; si compiono sacrifici che fanno paura a chi li vede dal di fuori; ma che per chi li vive, rientrano semplicemente nel ritmo della spontaneità. Noi cristiani abbiamo perduto questo sapore del vino; abbiamo devastato la mensa dell’uomo imponendo galatei impossibili, e alla fine ci è mancato il vino! Abbiamo tolto dal cuore dell’uomo la fiducia in se stesso; abbiamo regolato la spontaneità dell’amore con leggi terribili, e alla fine siamo apparsi come gli organizzatori della severità della vita. Ma il nostro compito è di portare non la legge ma la grazia perché sperimenta la gratuità dell’amore: è un perdonato da Dio che si impegna a perdonare i fratelli, è un amato da Dio che trova necessario amare i fratelli, è un salvato da Dio che lavora per salvare i fratelli.

סדר סעודת האדון
רומא מנהג לפי
Eucaristia del Signore – Rito romano
Lingua originale di Gesù di Nazaret.
Un tempo di forte spiritualità
per riflettere sul profeta Isaia
אִמְרוּ֙ לְנִמְהֲרֵי־לֵ֔ב חִזְק֖וּ אַל־תִּירָ֑אוּ הִנֵּ֤ה אֱלֹֽהֵיכֶם֙ ה֥וּא יָב֖וֹא וְיֹשַׁעֲכֶֽם ׃
Dite agli smarriti di cuore: Coraggio! Non temete!
Ecco il vostro Dio! Egli viene e vi salverà (Is 35,4).
Ogni ultimo sabato del mese (a partire da ottobre), ore 17.00
Parrocchia “Gesù Buon Pastore” (Sala G. Moscati) – Caserta
Prossimo incontro: sabato 30 gennaio
Per contatti: francescogaleone@libero.it

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