Vangelo di domenica 24 Aprile 2016

L’amore indispensabile per un’umanità umana
Vangelo di Giovanni 13, 31-35

Uscito Giuda, Gesù disse: ‘Ora il Figlio dell’uomo riceve gloria da Dio, e anche la gloria di Dio si manifesta per mezzo del Figlio. Se il Figlio dell’uomo agisce in modo da manifestare la gloria di Dio, presto anche Dio darà la sua gloria al Figlio. ‘Figli miei, per poco tempo sono ancora con voi. Voi mi cercherete, ma ora dico anche a voi quello che ho già detto ai capi ebrei: dove io vado, voi non potete venire. Io vi do un comandamento nuovo: amatevi gli uni gli altri. Amatevi come io vi ho amato! Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se vi amate gli uni gli altri’.

 

 

 V Domenica dopo Pasqua (C)

Il cristiano, diviso fra l’amore e la lotta.
“Commento di don Franco Galeone”
(francescogaleone@libero.it)

Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri  (Gv 13, 31)

 

*  La domenica “del comandamento nuovo”. Quasi alla fine del tempo pasquale, è necessario chiedersi: cosa deve caratterizzare i discepoli di Gesù? La risposta è chiara: l’amore, che il suo preciso modello in Cristo: Come io vi ho amati. E’ un comandamento nuovo, cioè perfetto, ultimo, definitivo, secondo il linguaggio biblico. L’amore rappresenta la novità; l’odio fa invecchiare il mondo. L’amore è l’unica energia positiva; Dio è infinitamente creatore perché infinitamente ama. Anche noi: solo quando amiamo qualcuno o qualcosa siamo pieni di vita, di progetti, di iniziative. Quando due note musicali si amano formano un accordo, quando due colori si abbinano bene producono estetica, quando due si amano sprigionano vita. L’uomo è stato creato capace di amare, incapace di bastare a se stesso; non si realizza in una splendida e aristocratica solitudine. Abbiamo bisogno di tanti altri, di un Altro, e questo appartiene alla struttura logica e ontologica dell’uomo; non è un lusso amare, ma è una necessità. Anche Dio ha bisogno di essere “tre” persone, di formare famiglia, per essere veramente Dio! Il diavolo vive nella solitudine, nell’egoismo, non ha bisogno di nessuno: è la vita più terribile!

 

*  E’ possibile amarsi gli uni con gli altri? Sembra proprio di sì, perché questo è l’unico comandamento esplicito di Gesù. Ma non è facile. Siamo pieni di tanti pregiudizi e paure che ci è quasi impossibile avvicinare qualcuno senza vedere in lui un possibile nemico. Siamo portati a inquadrare, etichettare. Siamo prigionieri di noi stessi, del nostro passato, delle nostre abitudini. Di istinto operiamo queste equazioni: diverso = inferiore = pericoloso = da eliminare. E quanti “diversi” abbiamo eliminati, solo perché diversi da noi!

 

*  Il progetto di Dio è come un fiore che si schiude, lascia cadere le foglie che lo avevano custodito, diviene un frutto totale. È importante collocare dentro questa architettura il precetto di Gesù sull’amore, per evitare che esso sia consumato e risolto all’interno dell’etica soggettiva, dei comportamenti privati nel ghetto cristiano. Siamo chiamati a spazzare via le cose passate, perché cieli nuovi e nuove terre siano lo spazio della comunità di Dio. È un obiettivo che supera il perimetro devozionale dei semplici rapporti intersoggettivi, per investire gli interi spazi della creazione. Il cristiano è un segno di contraddizione, non perché è una persona litigiosa, ma per la qualità della sua vita. Graham Greene affermava che se non avete mai detto qualcosa che dispiaccia a qualcuno, è segno che non avete sempre detto la verità. Allora il precetto di Gesù perde quel carattere deludente che esso costantemente ha nella nostra testimonianza fragile. Predichiamo da tanto tempo le cose nuove, ma poi siamo tutti chiusi dentro le cose vecchie. La novità sembra piuttosto una consolazione immaginaria, di cui ogni tanto abbiamo bisogno, come di una festa, per sopportare il pesante, terribile quotidiano.

 

*  Ricordiamo il contesto concreto in cui Gesù ha dato il precetto dell’amore. Non si trovava in una idilliaca riunione, in un ghetto pietistico di beghini, ma dentro la morsa della storia che lo stava schiacciando. Gesù non è venuto a imbonire o erudire in un modo qualsiasi. Egli è la spada che ha separato. Il suo è un amore “architettonico”, cioè destinato a modificare la realtà, non a passarvi sopra, come una sterile nebbia, che nasconde le cose. Non possiamo dimenticare questa cornice di passione. Naturalmente questo non significa che noi dobbiamo lottare contro i nostri avversari. Noi viviamo una conflittualità drammatica tra la necessità di amare  e la necessità di lottare. Se davanti a coloro che fanno soffrire i nostri fratelli, noi tacciamo e consigliamo la sopportazione in questa valle di lacrime, allora siamo contro la forza architettonica dell’amore che deve mutare il mondo. Gesù ha sempre preso di fronte le forze del male, le ha denunciate con il suo dito puntato contro, e con terribili parole. Gesù non è “andato” dagli oppressi, ci è stato dentro, ha preso la condizione di servo, e dall’interno di questa condizione servile, ci ha rivelato che Dio è dalla parte degli ultimi! E invece noi operiamo complicate articolazioni concettuali, per conciliare l’amore con la lotta. Siamo, appunto, in cattiva coscienza. Essere cristiani significa scegliere, schierarsi, lottare per gli ultimi. Non solo lo confessiamo, ma dentro la nostra situazione di peccato ci sforziamo di viverlo con piccoli e provvisori gesti di amore che costruiscono la silenziosa civiltà dell’amore.

 

*  Noi saremo sempre meno importanti nel gioco quantitativo della storia; il non essere importanti è il nostro stato normale; il nostro compito è di diventare una manciata di lievito dentro la massa di farina, un piccola luce accesa nel tenebroso villaggio globale. I cristiani oggi devono diventare  una minoranza lieta e contagiosa. Purtroppo, non sempre siamo stati i primi a raggiungere le barricate sulle quali si combatteva per la dignità dell’uomo, e perciò siamo stati lentamente esclusi dalle università, dalla politica, dalla scienza, dai movimenti operai, dalla questione femminile, dal mondo giovanile … Siamo stati troppo spesso avanguardie mancate, abbiamo spesso trasformato le acque vivificanti del Vangelo in palude verminosa. Ci siamo attardati, riducendoci a fare da cariatidi alla città presente, a invocare la polizia di Stato, a ricercare privilegi e favoritismi, invece di dare voce a quanti non hanno voce, di mettere l’uomo al centro di ogni progetto. Auguri di BUONA VITA!

 

 

 

 

 

 

La Parrocchia “Buon Pastore”

il Gruppo Biblico “Le Sante Radici”

sono lieti di invitare la S.V.

alla presentazione dei libri

di Maria Rosaria Fazio e don Franco Galeone:

UOMINI E DONNE DELLA BIBBIA: ieri per oggi tra       miseria e grandezza

LE BELLE NOTIZIE DEL VANGELO: dalla eis-egesi alla ex-egesi

Introduce: DON ANTONELLO GIANNOTTI

Saluta: MONS. RAFFAELE NOGARO

Lettura brani: Maria Rosaria FAZIO e don Franco GALEONE – Relax musicale: M° Pasquale DE MARCO

Sabato 7 maggio 2016, ore 19.30 – Salone San Giuseppe Moscati

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