Vangelo di domenica 3 Luglio 2016

DOMENICA 3 LUGLIO 2016
Essere discepoli credibili
Vangelo di Luca 10,1-9

Dopo questi fatti il Signore scelse altri settantadue discepoli. Essi dovevano entrare prima di Gesù nei villaggi o nelle borgate che egli stava per visitare. Li mandò a due a due dicendo loro: “La messe da raccogliere è molta ma gli operai sono pochi. Pregate perciò il padrone del campo perché mandi operai a raccogliere la sua messe. Andate! Io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi. Non portate né borsa, né sacco, né sandali. Lungo il cammino non fermatevi a salutare nessuno. Quando entrate in una casa, dite subito a quelli che vi abitano: Pace a voi! Se tra loro vi è qualcuno che ama la pace riceverà quella pace che gli avete augurato, altrimenti il vostro augurio resterà senza effetto. Restate in quella casa, mangiate e bevete quel che vi daranno, perché l’operaio ha diritto al suo salario. Non passate di casa in casa. Quando andate in una città, se qualcuno vi accoglie, mangiate quel che vi offre. Guarite i malati che trovate e dite loro: il regno di Dio ora è vicino a voi!

 

 


3 luglio. XIV Domenica del Tempo ordinario (Anno C)

Il Vangelo è liberatore ma non va imposto! (Lc 10,1)

A cura del Gruppo biblico ebraico-cristiano  השרש   ים  הקדושים francescogaleone@libero.it/sayeretduvdevan@yahoo.it

*  La domenica della missione. Gesù ha da poco iniziato quel lungo viaggio verso Gerusalemme, dove si compirà  il suo destino di morte e risurrezione. Inizia qui quel movimento grandioso di espansione che avrà la sua ufficialità nel giorno di Pentecoste (Atti, 2), e che sarà poi continuato dalla chiesa missionaria e cattolica. Il brano che ora commentiamo è esclusivo di Luca, l’unico evangelista che ce lo racconta. Evidenziamo alcune parole-chiave:

> Il Signore: è il titolo con il quale nella prima comunità viene indicato il Gesù risorto; vedi Luca 24,34; 1Corinti 15,4; Giovanni 20,18 e 20,25;

> designò altri 72 discepoli: una  prima attenzione va data ai numeri 72 e 2, a motivo del valore simbolico dei numeri in Oriente. Sono chiamati in causa non solo i 12 apostoli ma anche i 72 discepoli, cioè la chiesa intera: 72 discepoli, tante quante erano le nazioni della terra, secondo la tradizione giudaica (Genesi 10).

> Li inviò a due a due: nella Bibbia ritorna sovente questo numero 2. Giovanni invierà 2 discepoli dal Signore, Gesù incaricherà 2 discepoli a preparare il suo ingresso in Gerusalemme, 2 saranno gli angeli che annunziano alle donne la risurrezione. Il significato è chiaro: nella doppia testimonianza c’è garanzia di verità come stabiliva la Legge (Deuteronomio 17,16). Il cristianesimo non è un’esperienza intimistica, ma una testimonianza fondata su un evento; comporta certamente rischio e fiducia, ma non è mai cieco abbandono; la fede è ragionevole anche se non è razionale.

> Io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi. Alcuni cattolici considerano se stessi agnelli e tutti gli altri lupi! Per essi, il mondo è come una regione oscura in cui essi devono diffondere la luce del Vangelo, devono spingere a entrare nella chiesa, se vogliono salvarsi, perché nulla salus extra ecclesiam. Per essi, il segno dell’amore di Dio nel mondo sarebbe la chiesa e solo la chiesa. Questa concezione teologica provoca nei credenti narcisismo collettivo, superbia storica, aggressività polimorfa. Esiste un altro modo di concepire la salvezza del mondo, che a noi pare più evangelico: Dio illumina ogni uomo che viene in questo mondo (Giovanni 1,9). Il rapporto fra Dio e uomo è immediato; la chiesa emerge come il luogo in cui si vive con maggiore consapevolezza questa offerta amorosa di Dio. Allora, i cristiani non devono considerarsi gli unici  portatori di verità: la verità riempie la terra e il loro atteggiamento non dev’essere di conquista ma di ascolto. La profezia esplode fuori dalle planimetrie controllate dall’autorità ecclesiastica. Dove c’è un uomo, ivi è presente Dio. Se Dio dovesse far piovere solo sui giusti, vivremmo tutti nel deserto: se dovesse illuminare solo i buoni, resteremmo tutti nelle tenebre. Questa visione non è un cedimento allo scetticismo o all’irenismo.

> In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa. Notare: in qualunque casa, senza alcuna distinzione! Anzitutto va sottolineata la pienezza, direi carnale, della pace annunciata dal profeta (Isaia 66,11). Nel nostro linguaggio oggi la parola pace ha perduto di contenuto, invece nel mondo biblico essa gronda di tutta la pienezza terrena, come suggerisce la radice ebraica  שׁ . .ל.ם Non è una pace spirituale, non è una pace materiale,  ma è una pace completa, di spirito e di materia, di anima e di corpo, di cielo e di terra.  Questi 72 discepoli non vanno a portare delle verità astratte e asettiche, ma vanno a risvegliare nell’uomo la speranza e la pace. Se noi andiamo in una casa con una verità, subito rischiamo di dividerla tra quanti l’accettano e quanti la rifiutano. Se il nostro approccio con l’uomo è di proselitismo, noi – anche con le migliori intenzioni – portiamo la lotta. Non che non esista nell’annuncio di pace un contenuto di verità, però la verità va costruita nella pace, ricercata nel dialogo. Dobbiamo imparare a sedere alla mensa della pace, condividendo il pane degli altri. Dobbiamo ancora scendere molti gradini dal nostro piedistallo, per riprendere questo filo semplice del viaggio evangelico nel mondo. Che è stato, purtroppo, tante volte una crociata sanguinaria, una forzata acculturazione, un’orgogliosa propaganda. Ricordiamo una scena del Vangelo: sul calvario, accanto al Crocifisso c’erano altri due crocifissi, che erano non ladroni generici, ma zelanti fanatici, che lottavano contro i romani. Gesù era con loro, così sembrava. Eppure Gesù era diverso. Era con loro, ma non era di loro. Gesù è morto contro nessuno, è morto per ognuno. Il partigiano deve sapere su quale nemico sparare! Gesù non ha avuto nemici contro cui morire. Egli è semplicemente morto per l’uomo, è il liberatore senza spada, che anzi – secondo le sue parole – va tenuta sempre nel fodero (Matteo 26,52). Gesù è stato sempre dalla parte di quanti sono vittime del potere. Non solo ha parlato a loro, è stato con loro, è una vittima  del potere. Cosa che non capita a noi che denunciamo il potere comodamente seduti in poltrona.

> Curate i malati e dite: è vicino il regno di Dio. Questo è in vero ritratto della chiesa, come la vuole il Signore e questo devono fare i discepoli. Appaiono qui le due dimensioni fondamentali del cristianesimo: quella orizzontale (servire i fratelli) e quella verticale (annunciare il Vangelo). In questa pagina, la chiesa trova le sue radici, per essere fedele a Dio e agli uomini. Le navi che un giorno salparono cariche di missionari oggi ritornano nei nostri porti con nuovi missionari di colore. Perché il Primo Mondo è diventato ultimo nella fede. La terra di missione non è più oltremare, è qui, fra noi, uomini e donne dell’Occidente, che abbiamo smarrito anche l’alfabeto del sacro. Terra di missione sono i condomini delle metropoli dove si respirano drammatiche povertà e invincibili  indifferenze; sono i quartieri a rischio dove i bambini crescono in fretta e molto male, e i giovani sono già vecchi di disperazione e senza futuro; sono le tante famiglie, dove non c’è più amore e tenerezza, dove si dà tutto ai figli in beni materiali, ma non si è capaci di dialogo, dove si ha paura di interrogarsi sulla vera vita. In queste nostre contrade, l’uomo vive quasi dimenticato, sepolto sotto cumuli di compromessi, tradimenti, bugie, miti falsi e illusioni pericolose. Le parole serie, i messaggi educativi scivolano via nel grande fiume della chiacchiera universale. Testimoniare! E’ questa la grande scommessa dell’Occidente, che duemila anni di cristianesimo non sono riusciti a convertire.

> Non portate borsa, né sacca, né sandali, cioè non pensate al vostro sostentamento, non preoccupatevi di quello che mangerete o berrete, perché il Signore provvederà. La pace non passa dall’avere, non mette radici tra i ricchi. La storia è piena di trattati di pace, ma la pace di cui parlano i libri è sempre tra potenti, tra papi e imperatori, tra politici e diplomatici. Che poi è un modo diverso di continuare la guerra. E tutto, guerra e pace, avviene sulla testa di quanti non hanno nessun potere! Fare la rivoluzione per il potere non è ancora una vera rivoluzione. La vera rivoluzione è quella che rende gli uomini liberi e solidali.

> Non fermatevi a salutare nessuno perché il saluto in Oriente era praticamente ricco di convenevoli e cerimonie.

> Restate in quella casa mangiando e bevendo di quello che hanno. Perché questo particolare? Perché gli ebrei erano attenti a non toccare nulla che fosse classificato come impuro; per questo non entravano nelle case dei pagani che erano impure. Gesù comanda di non avere questi scrupoli. Negli Atti degli Apostoli Pietro dice che non è lecito per un ebreo unirsi o incontrarsi con persone di altra razza. Gesù dice: Non abbiate di questi problemi. Quando andate in una casa, non fate gli schizzinosi, i difficili, per motivi religiosi. E di nuovo Gesù insiste: Mangiate quello che vi sarà offerto, non state a fare i difficili, questo è puro, questo è impuro

> Curate (θεραπευετε) i malati che vi si trovano, e dite loro – cioè ai malati – E’ vicino a voi il Regno di Dio. Non dice guarite, come traduce la CEI, ma curate: guarire non sempre dipende da noi ma sempre e tutti possiamo prenderci cura dei malati.

> Pace a voi. Il regno di Dio vi è vicino! I discepoli dovevano solo dire solo queste due cose. I discepoli non erano laureati nelle università pontificie o diplomati negli istituti di scienze religiose. Era gente semplice, diceva verità semplici, e i semplici di cuore  comprendevano bene. Un esempio, da cui la chiesa si è talvolta allontanata, facendo dei predicatori i professionisti della parola. E proprio per questo sono esposti a diventare complici del potere. Perché la cultura è potere! Oggi numerosi predicatori sono ricevuti dalle autorità, vanno non dai malati ma dai benestanti, non dagli emarginati ma dai potenti, ai quali fa anche comodo avere dalla propria parte un ministro della chiesa!

> Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore: affermazione importantissima. Nella concezione dell’epoca Satana stava nei cieli, era un funzionario della corte divina, era un ministro di Dio. Basta leggere il libro di Giobbe, dove Dio riceve i suoi figlioli e fra questi c’è anche il Satana. Era l’ispettore generale di Dio, quello che curava i suoi interessi e il suo compito era sorvegliare gli uomini, e poi accusarli presso Dio per poi infliggere loro la pena per i loro peccati. Una sorta di pubblico ministero! L’annunzio dei 72 segna la fine di Satana. la Buona Notizia è che Dio non è buono, ma è esclusivamente buono; il Dio di Gesù non è il Dio della religione che premia i buoni e castiga i malvagi, ma a tutti comunica amore. Allora il ruolo del Satana è finito. Già Gesù aveva detto: Il Padre mio è buono verso i buoni e verso i malvagi. Se Dio dovesse fare luce solo sui buoni, resteremmo tutti la buio! Allora Satana viene cacciato dal cielo, il suo ruolo è terminato, come conferma anche l’Apocalisse: E’ stato precipitato l’accusatore dei nostri fratelli, colui che li accusava davanti al nostro Dio giorno e notte. E poi la promessa finale: I vostri nomi sono scritti nei cieli, cioè l’esperienza di sentirsi amati da Dio. Buona vita!

Haggadàh. In quel tempo Gesù raccontò questa parabola:

Un giorno, in una sinagoga, arrivò un messaggio direttamente dal profeta Elia. «Questa sera verrò a farvi visita. Il vostro Elia». Il rabbino si affrettò ad annunciarlo a tutti e la gente arrivò in massa per vederlo. Tutti si aspettavano dal profeta Elia una bella predica, ma egli si limitò a sorridere al momento delle presentazioni e disse: «Buonasera!». Erano tutti disposti a ospitarlo per la notte, soprattutto il rabbino, ma egli rifiutò gentilmente l’invito e disse che avrebbe trascorso la notte in sinagoga. Cosa che tutti approvarono. Egli se ne andò senza far rumore l’indomani mattina presto, prima che venissero aperte le porte della sinagoga. Quando tornarono, il rabbino e gli altri scoprirono che la sinagoga era stata oggetto di atti vandalici. Dappertutto sulle pareti era scarabocchiata una parola. Sempre la stessa: Attenzione, attenzione, attenzione, attenzione, attenzione, attenzione, attenzione…».

 

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