Viaggio in India

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Valigia a due piazze è quella che da qualche anno a questa parte preparo prima di partire: per me e per mio marito. Ma non solo. Valigia a due piazze è il bagaglio di esperienze, immagini, spunti, appunti e ricordi con cui torniamo a casa dopo ogni viaggio.

 

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Un viaggio in India non si affronta come gli altri. Il viaggio in India è molto desiderato, studiato e anche un po’ sofferto visto che per ottenere il visto è necessario munirsi di tanta pazienza. Ma non è solo per questo. Ci sarà chi cercherà di sconsigliarvi di andare in India, con tutti i bei posti che ci sono da visitare nel mondo. E di certo verrete messi a dura prova, una volta là. Dalla povertà, perchè è davvero estrema e andrà a scontrarsi con il benessere non solo dei turisti di passaggio, ma anche di quello delle caste più in alto nella piramide sociale. E dal cibo, perchè – anche se io stranamente sono rimasta indenne – tra spezie e pulizia non sempre ottimale, è facile cadere preda di quella che laggiù chiamano Delhi belly.

Ecco quindi la prima cosa che vi consiglio per organizzare un viaggio in India: siate certi della vostra meta. Non vi sto scoraggiando, tutt’altro. Il viaggio nell’India del Nord, dove siamo stati noi per quasi venti giorni, è un’esperienza a cui penso molto spesso e che spero di ripetere nel nostro giro del mondo, ma bisogna esserne convinti.

 

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Quando siamo tornati dall’India, in molti ci hanno posto domande su come sia davvero questo enorme Paese. Noi siamo stati in quattro stati: quello di Delhi che è a sé, nel Rajasthan che rientra tra i giri più turistici e va a confinare nel deserto con il Pakistan, nell’Uttar Pradesh subito a sud del Nepal e in cui si trovano Agra e Varanasi, nel Madhya Pradesh, un verde, vasto e povero stato federale dell’India centrale.

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Com’è l’India? Povera, di una povertà tale che ti si appiccica addosso. E non la puoi evitare, perché è ovunque. Anche a Delhi. Perché è sufficiente uscire dal grande albergo per scontrarsi con gli intoccabili, come sono chiamati i fuori casta. Perché vivono ovunque, sotto i cavalcavia, nelle aiuole che organizzano per la notte con vecchie tende sdrucite e puzzolenti. Perché non hanno niente. Né un pezzo di sapone, né un cambio di abiti. Non hanno un bagno, non hanno acqua, non hanno da mangiare. Vivono sulle discariche con vacche (sacre), maiali dalle sembianze di cinghiali e cani smunti. Li vedrete solo come ombre più nere della notte, una volta che sono calate le tenebre sulla vostra giornata. E iniziano ad accendersi i fuochi, quelli con cui tentano di soffrire meno il freddo, durante le ore notturne. Ma ci sarà tempo per parlarvi di chi abita l’India e dei villaggi di fango in cui non è possibile voltarsi dall’altra parte. Portate con voi caramelle, pennarelli colorati e frutta secca e strappate un sorriso, anche se breve, a quei bambini.

Ora proviamo a organizzare questo viaggio straordinario.

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