
Il pentimento di un ex manager di banca in scena al PalArti di Capodrise




CAPODRISE.
Furberie, irregolarità, veri e propri reati. Dalle privatizzazioni alla
contrazione del credito, dalla deregulation degli anni Novanta agli sfracelli
dell’ultima grande crisi, i cui effetti sono anche visibili. Per l’ultimo
appuntamento con il teatro-camera, la rassegna Capodrise contemporanea al
Palazzo delle Arti affronterà uno dei più sordidi dei silenzi sociali, quello
delle banche. Lo farà con un’inedita mise en espace di“Io so e ho
le prove” di e con Giovanni Meola, spettacolo liberamentetratto
dall’omonimo saggio-memoriale di Vincenzo Imperatore e selezionato dal
NTFI-Napoli Teatro Festival 2021. Una produzione Virus teatrali, con musiche
originali di Daniela Esposito. Registrata a porte chiuse, la
performance sarà trasmessa, con la regia video di Gianrolando Scaringi, domenica
28 marzo, alle 19:00, sulla pagina Facebook del Palazzo (e, in replica, su YouTube). Il monologo ruota intorno
ad Enzo, ex manager bancario pentito, che inizia a difendere i
correntisti dagli abusi. Riuscirà a evitare a un suo cliente la trappola che
lui, a parti invertite, ha teso a centinaia di imprenditori, contribuendo alla
distruzione dell’economia reale? «Lo scopriremo – dichiara Meola – il 28 marzo.
Per il momento, posso solo dire che la storia di Enzo è applicabile a molte
altre vite ancora in incognito pronte a convertirsi; anzi, a trasformarsi in una
sorta di onda anomala, quella di chi sa bene che le cose possono farsi anche
senza violentare l’enorme massa di persone che ha sempre visto la banca come un
luogo di accoglienza e non un luogo da combattere e dal quale difendersi».
L’umanità che trasudava dalle parole dei passaggi più cinici o delicati del
libro di Imperatore, caso letterario nel 2015, mi ha spinto Merola a
immaginare un personaggio in carne ed ossa, pronto a raccontare le sue
malefatte, pronto a svelarne i retroscena come un mago che svela i trucchi del
mestiere. «Un manager il cui tormento interiore è quello di un personaggio
shakespeariano che ha sempre saputo e sentito di fare la cosa sbagliata ma che
l’ha sempre fatta con cinico rigore. Perché – conclude – così si doveva fare».
Drammaturgo, sceneggiatore e regista, Giovanni Meola è ideatore e direttore
artistico di progetti, rassegne (“Teatro alla deriva” e “Teatro deconfiscato”) e
di antologie di letture drammatizzate. Si divide tra teatro e cinema.
Con Virus
film, costola audiovisiva della compagnia teatrale, ha lavorato, tra gli altri, con
Massimo Dapporto, Giulio Scarpati, Mariangela D’Abbraccio. Il suo documentario
“La conversione” ha vinto la XIX edizione del RIFF-Rome Independent Film
Festival ed è stato selezionato per la XIV edizione del Los Angeles Italia Film
Festival. Meola è, senza dubbio, uno degli autori e registi più premiati e
prolifici del panorama napoletano.
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