
La ‘danza delle ombre’, un gioco senza regole fra 007 e grande politica
di Sara e Giorgia Piccolella
Per amore, denaro, potere. O per essere veri. Dannati e uomini soli. Guido Olimpio in ‘La danza delle ombre-spie, agenti molti segreti‘ (La nave di Teseo – pagg. 272; euro 22) offre una rassegna su quanti hanno scelto di ‘saltare il fosso’ e servire altri paesi, nemici del proprio per scelta o, non dimentichiamolo, di farlo anche per ricatto. Ne esce un libro come un romanzo, ma anche pieno di notizie, di spunti, ricercato nelle fonti e di appunti di un grande giornalista investigativo. “E’ una sfida con tre regole. La prima: tutto e il contrario di tutto. La seconda: cio’ che appare non e’ sempre la realta’. La terza: non esistono regole. A giocarla – spiega Olimpio – sono ombre, spesso sfuggenti. Professionisti addestrati, allenati duramente nel fisico e nella mente, consapevoli dei rischi e pronti a prenderli. Sono diventati delle spie per scelta netta, inseguendo il gusto dell’avventura, spinti dalla voglia di essere protagonisti e mostrare agli altri di essere superiori. Per intelligenza e scaltrezza“.
Poi ci sono gli agenti, gli infiltrati, persone qualsiasi, esistenze normali sconvolte dalla necessità o dal desiderio di cambiare in modo repentino, saltando il fosso della fedeltà scelgono di tentare l’azzardo: vogliono guadagnare in fretta, devono uscire dei guai personali, cercano rivincite individuali anche perché si sentono sottovalutati, sono convinti di poter dare di più schierandosi con il nemico. Ma non mancano coloro che, caso di debolezza o errori, sono stati costretti a passare il guado. Li hanno ricattati, incastrati attirati in modo abile fino al punto di non ritorno: sono alcune delle storie descritte in questo libro, una galleria di personaggi di interesse ed ognuno con una sua storia privata particolare, anche se poi abbastanza semplice da riassumere: la necessità di valorizzarsi e di mettersi alla prova, di sfidare tutti e tutto in una partita a poker, che quasi sempre finisce in un penitenziario o con un colpo di pistola in qualche strada buia di periferia.
Di
figure misteriose di casi risolti ma anche, se volete, di ingenuità, di sfide
impossibili di astuzie maldestre Olimpio traccia i contorni con grande
maestria. Da uno dei più preparati giornalisti investigativi, un libro che si
legge come uno studio sul mondo delle spie, degli agenti sotto copertura, dei
segreti che forse è meglio non conoscere. Esperto di terrorismo internazionale,
ma anche di Intelligence, Medioriente e mondo narcos l’autore, che prima lavora
al Tempo, poi al Corriere della Sera come corrispondente in
Israele, e poi inviato per 10 anni negli Stati Uniti, è autore di diversi
libri sul terrorismo internazionale di grande interesse. Nel libro oltre queste
storie di persone vi sono difatti approfondimenti e scenari su cui riflettere.
Un esempio è lo scontro tra Israele e Iran che costituisce “un
manuale di lotta clandestina tra intelligence, con tutti gli ingredienti e le
astuzie di una sfida in cui lo Stato ebraico vuole impedire nulla di arrivare
all’atomica mentre la Repubblica islamica è sempre piu’ decisa ad andare avanti
con i propri progetti. Una rivalità sviluppatasi anche nella dimensione
marittima“.
La
prima sottolineatura di Olimpio è rappresentata dagli oppositori,
movimenti contrari ai mullah. Troppe volte difatti non ci si sofferma
sull’opposizione presente in Iran al regime. “Lo schieramento è ampio,
comprende i Mojaheidin-e Khalq, i curdi, i separatisti della regione dell’Ahvaz,
area petrolifera a maggioranza araba, i nazionalisti, i baluchi attivi sulla
frontiera erano irano-pakistana. Israeliani, americani, monarchie sunnite del
Golfo hanno appoggiato da anni queste fazioni per disturbare gli eredi di
Khomeini e certamente alcuni elementi sono diventati parte attiva nelle missioni
di contrasto. Spiano, fanno uscire informazioni, collaborano e se a questo si
aggiungono le tensioni sociali, i guai economici, la corruzione, anche la stessa
repressione, evidente che per l’intelligence nemica crescono le possibilita’ di
arruolare persone disposte a fare qualcosa per loro“.
“Di
grande interesse è l’eliminazione il 7 agosto del 2020 di Abdallah
Abdallah, alias Abu Mohammed al Masri, egiziano, alto esponente di al
Qaeda ricercato degli americani fin dagli anni 90, uno della vecchia
guardia, un esperto e più ascoltati. Gli israeliani lo hanno colpito
nell’anniversario esatto degli attentati all’ambasciata Usa in Kenya e
Tanzania, nell’estate del 1998, oltre 200 le vittime, una strage
attribuita alla mano di Abdullah allora schierato in Africa. L’esecuzione
ha tre messaggi primo è un regalo di Israele a Washington. Il
terrorista era un most wanted. La giustizia in questo caso è stata “servita”.
Una missione per procura, un credito acquisito, un favore letale a un amico. La
Cia lo ha trovato e ha chiesto al Mossad di
ucciderlo. Secondo: è una dimostrazione di
forza e del fatto che gli israeliani possono fare molto in
Iran“.
Anche nella fine del
generale Soleimani a Baghdad ci sarebbe stata la mano del Mossad
che avrebbe fornito alla Nsa statunitense tracce fondamentali per
monitorare i suoi contatti telefonici. L’alto ufficiale aveva cambiato tre
cellulari nelle ultime sei ore, prima di partire la volta dell’Iraq una
precauzione resa vana da israeliani che non lo hanno mai “perso”, ricorda il
grande giornalista Olimpio. Decisamente sorprendente – spiega invece
Olimpio – la strategia della Cia sulla crisi Ucraina. Il
segreto e diventato una cosa da pubblicare, da rendere nota come arma di
pressione, strumento diplomatico. Dopo l’estate 2021 gli americani hanno
iniziato a raccogliere dati sui piani russi, quindi in autunno hanno agito
diffondendo cio’ che sapevano con gli alleati, indicando dettagli cruciali su
quello che sarebbe potuto accadere. Solo in pochi ci hanno
creduto.
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