26 giugno — XIII Domenica tempo ordinario (C) a cura di Don Franco Galeone

26 giugno — XIII Domenica tempo ordinario (C)

Maestro, ti seguirò dovunque tu vada!

Prima lettura: Eliseo si alzò e seguì Elia (1 Re 19,16). Seconda lettura: Siete stati chiamati alla libertà (Gal 5,1). Terza lettura: Gesù si diresse decisamente verso Gerusalemme. Ti seguirò dovunque tu vada (Lc 9, 51).

1) Elia, il profeta “simile al fuoco”, la cui parola «bruciava come fiaccola» (Sir 48,1), vive in tempi di benessere economico, ma anche di dilagante corruzione. Il re Achab si è sposato con Izevel, una principessa straniera tanto bella quanto perfida, che perseguita quanti adorano il Signore; anche Elia è costretto a fuggire nel deserto. È in questa situazione difficile che è ambientato l’episodio narrato nella lettura di oggi. Elia, ormai vecchio e stanco, ha bisogno di qualcuno che prenda il suo posto e Dio gli indica chi sarà il suo successore: è Eliseo, figlio di Safat, un ricco proprietario terriero (v. 16). Un giorno, mentre questi si trova nei campi intento nel faticoso lavoro dell’aratura, Elia gli si avvicina, prende il proprio mantello e glielo lancia addosso, senza dire una parola, poi continua per la sua strada; non si gira nemmeno per controllare la reazione di Eliseo. Perché si comporta in questo modo? In quel tempo, il mantello era considerato parte della persona che lo indossava. Si riteneva che in esso fossero concentrati la forza e i poteri straordinari del suo proprietario. Con il mantello di Elia, infatti, Eliseo compirà in seguito gesti prodigiosi, simili a quelli del maestro (2Re 2,14).

Gesù si dirige verso Gerusalemme

2) Con questa pagina di Vangelo ha inizio la parte centrale del Vangelo di Luca; per circa 10 capitoli, dal 19 al 28, Luca descrive il viaggio di Gesù a Gerusalemme, che, per Luca, rappresenta il punto di arrivo di tutto il suo percorso umano. Gli altri evangelisti, Marco e Matteo, se la sbrigano in pochi versetti; invece, Luca, per ben sei volte, presenta Gesù in viaggio per Gerusalemme. Si comprende subito che Gerusalemme non è solo la fine di un viaggio ma il coronamento di una storia, viaggio reale e ideale insieme. Luca non parla solo della Gerusalemme spaziale e storica, la città posta a 800 metri, dove si compie il suo destino terreno, ma egli si riferisce anche alla Gerusalemme celeste ed eterna, dove il Risorto ritorna nella gloria. La storia, dunque, si conclude a Gerusalemme, e riparte da Gerusalemme con la chiesa e gli apostoli.

3) Se un amico ci chiede di seguirlo, subito gli chiediamo: Dove? Gesù ha detto con chiarezza dov’è diretto: a Gerusalemme. I fatti, probabilmente, non sono accaduti come sono raccontati da Luca: è improbabile la successione di tre vocazioni, ma questi episodi servono a Luca per dare una risposta al seguente interrogativo: quali solo le condizioni per seguire Gesù? Cominciamo dalla partenza (v. 51). Luca scrive che Gesù è deciso ad affrontare il destino di sofferenza, di umiliazione e di morte che lo attende. Non va alla ricerca del dolore, ma sa che il sacrificio è il passaggio obbligato per raggiungere la meta (Lc 24,26). Sostanzialmente, Luca presenta due scene, con due lezioni: > La prima è ambientata tra i samaritani, una comunità ostile agli ebrei, discendenti dai coloni qui deportati dall’Assiria al momento del crollo di Samaria nel 721 a.C. e miscelati razzialmente con gli ultimi ebrei là sopravvissuti; ancora oggi essi vivono nella città di Nablus, formando una specie di enclave razziale e culturale autonoma. Un gruppo di samaritani, ostili agli ebrei, chiude la porta a Gesù; da qui l’ira degli apostoli: “Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?” (Lc 9,54). È il metodo della violenza che avrà tanti seguaci, anche in casa cristiana. A Giovanni e Giacomo che vogliono la vendetta, così risponde Gesù: “Si voltò e li rimproverò” (Lc 9, 55). È la prima lezione: la pazienza, il rispetto, la misericordia.

> La seconda scena comprende tre quadretti, tutti legati dal verbo “seguire”. È il tema tanto caro a Luca, quello della sequela di Cristo, che comporta due note irrinunciabili: a) nessun compromesso ma radicalità; b) accettare Cristo. Gesù appare come un maestro, e i discepoli devono abbandonare tutto, e seguire lui: “Lascia che i morti seppelliscano i morti”. Un invito che sembra una frustata disumana. Tutto il nostro essere si rifiuta. Evidentemente Gesù non proibisce di onorare i genitori, ma, in forma paradossale, ricorda che anche la famiglia non deve diventare un ostacolo per Dio. Gesù non rinnega il valore della famiglia, ma invita a vivere in una famiglia “aperta” a Dio e non solo ai valori economici. È utile ricordare che non avremmo mai avuto un Francesco di Assisi, se questi non avesse avuto il coraggio di rompere i legami con la propria famiglia piccolo-borghese, e di mettere Dio al primo posto. Ci sono delle priorità. Tutti gli affetti sono secondari quando c’è da seguire la volontà del Padre e Gesù ne ha dato l’esempio, quando, adolescente, ha risposto alla madre: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?” (Lc 2,49).

Il maestro e i discepoli

4) In tutte le religioni, i grandi maestri hanno avuto discepoli; questo fenomeno è presente anche nella Bibbia. Gesù si presenta come un maestro, che raduna attorno a sé dei discepoli; lasciare tutto e seguire il maestro rappresenta una nuova professione: “Vi farò pescatori di uomini!”. La sorte, a volte, castiga i grandi mandando loro dei discepoli mediocri. Essendo discepolo, capisce di meno, tradisce o rimpicciolisce l’insegnamento del maestro, anche senza volerlo. Il maestro ha altri discepoli, e allora è geloso, vorrebbe essere il primo tra i secondi, e ognuno crede di essere lui il migliore interprete del maestro. Per darsi un tono, deforma il pensiero del maestro; in ogni discepolo c’è il seme di Giuda, che ruba al venditore e truffa il compratore: complica le cose semplici, deforma i princìpi, allunga il vino buono e lo fa credere quintessenza. Eppure, di questi discepoli nessuno ha potuto fare a meno, perché il maestro ha bisogno di qualcuno che riceva le sue parole e le trasmetta; i discepoli sono pericolosi ma necessari. Il maestro soffre se non trova discepoli, soffre di più quando li ha trovati. Gesù soffrì più e prima dagli amici che dai nemici; i sacerdoti lo uccisero una volta nel corpo; i discepoli molte volte nell’anima. Giuda lo vendette una volta per appena 30 monete; i discepoli lo abbandonarono per molto meno; il suo amico fidato, Pietro, lo rinnegò più di una volta in presenza di una servetta. La sua passione fu perfetta. Ma Gesù sapeva che, pur essendo povera gente, essi erano generosi ed entusiasti; alla fine li avrebbe modellati come limo nella palude, che è fango, ma, plasmato e cotto, diventa bellezza eterna. Agli apostoli, molto va perdonato: nonostante tutto, ebbero fede in Gesù, lo amarono, ci hanno narrato la sua vita e consegnato le sue parole. Buona vita!

השּׁרשים הקּדשים Le Sante Radici

Per contatti: francescogaleone@libero.it

0 Comments

No comments!

There are no comments yet, but you can be first to comment this article.

Leave reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *